Responsabilità civile, un piccolo passo verso il presente

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Con 265 voti favorevoli, 51 contrari, 63 astenuti, la Camera approva la legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Un piccolo passo verso il futuro, anzi, verso il presente, visto che l’approvazione della responsabilità civile non fa altro che metterci al passo coi tempi; un passo verso il presente a tal punto che a settembre saremmo stati sanzionati dall’UE, e lì sarebbe stato troppo tardi, sarebbe stato già “passato”.

Prima il dovere e poi il piacere: affrontiamo il lato tecnico, poi ci dedicheremo alla accuse di incostituzionalità, al timore di “azione intimidatorie” e al resto del gossip. 
Cominciamo dal 1987: in seguito al referendum sulla giustizia, le Camere approvano un testo teso a regolare la responsabilità civile dei magistrati: la legge Vassalli. Tale testo prevedeva che il cittadino potesse presentare ricorso contro lo Stato per dolo o colpa grave dei magistrati.
La stessa legge conteneva però anche una sorta di “filtro”, che rischiava – e così è stato – di neutralizzare in parte l’efficacia del testo: l’azione di risarcimento era subordinata al vaglio del tribunale distrettuale, che ne stabiliva l’ammissibilità.

Il testo approvato ieri mantiene la responsabilità indiretta: il cittadino farà ricorso sempe contro lo Stato, che solo in un secondo momento – in caso di accertamento di malagiustizia – si rifarà sul magistrato, seguendo la procedura stabilita dalla legge. La legge inoltre prevede:

  • rimozione del filtro di ammissibilità. 
  • ridefinizione della colpa grave: si parlerà di colpa grave in caso di violazione manifesta della legge statale e comunitaria, in caso di emissione di un provvedimento cautelare personale o reale al di fuori dai casi consentiti dalla legge o senza motivazione e in caso di travisamento del fatto o delle prove; con “travisamento” – è bene chiarire – il legislatore intende quello macroscopico ed evidente.
  • entità della rivalsa: in caso di dolo o negligenza grave del magistrato, questi ne risponderà con lo stipendio annuale netto fino alla metà, non più fino ad un terzo.
  • spostamento di un anno (da due a tre) del termine per presentare ricorso allo Stato. 

MagistraturaL’approvazione della legge ha suscitato qualche polemica; insorge parte del M5S – più precisamente la parte che siede alla Camera, perché i Senatori hanno invece votato “sì” allo stesso medesimo identico testo – e insorge compatta la magistratura.

Ezia Maccora, toga di Magistratura democratica, teme “azioni temerarie ed intimidatorie, evoca i “poteri forti” e si dice convinta  che da domani “potrà essere più facile arginare i magistrati scomodi” (tipo Woodcock?). 
Il GIP, parlando dello sciopero annunciato e poi ritirato, mischia le carte, confondendo la parola “debolezza” con la più nobile “responsabilità”: invero, non si tratta di cavalleria, bensì di ritorno alla realtà.
Lo sciopero ritirato non è la scelta ponderata di un’istituzione responsabile, quanto la consapevolezza di trovarsi in una posizione molto cambiata: finito il ventennio di Berlusconi (che tanta gloria e intoccabilità ha regalato all’Istituzione) e venuto a mancare l’appoggio di una certa sinistra (che si faceva forte di un rapporto in cui era più schiava che padrona), la magistratura sta provando sulla propria pelle – e questa sì che la potremmo chiamare “responsabilità diretta dei magistrat”i – quel che con una parola si dice “impopolarità” (e a molti parrà  un giusto contrappasso, visto che parte della magistratura si è molto divertita a giocare con l’opinione pubblica) 

Sono ancora molti gli interventi necessari per rendere la giustizia italiana al passo con i tempi: la politicizzazione di parte della magistratura, la separazione delle carriere, la divisione in correnti dell’Istituzione, e altro ancora.
Noi siamo fiduciosi: passo dopo passo, tabù dopo tabù.

Francesco Cottafavi
@FCPCottafavi

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