Dove sono i nostri – Un’inchiesta sul lavoro nell’Italia presente

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La cifra totale degli occupati in Italia è di circa 23 milioni (dati Istat, 2011). Chi sono questi lavoratori? Come sono suddivisi? In che settori sono occupati? E soprattutto chi e quanti sono quelli tagliati fuori? Quanti di loro non emergono in superficie ma invece esistono?
Sono domande complesse cui non si può rispondere semplicemente facendo un paio di ricerche in rete: il lavoro è uno dei principali temi di discussione degli italiani, se non il primo, il principale. È anche e soprattutto un problema politico tra i più delicati da affrontare e risolvere.
Numeri e statistiche però da soli ci dicono poco, non comunicano abbastanza. Hanno provato a leggerli e ad analizzarli i Clash City Workers.

I CCW sono nati nel 2009 come collettivo che si occupa, per l’appunto, di inchiesta e di analisi, ma anche di sostegno, connessione e organizzazione delle lotte e delle rivendicazioni in corso in Italia. L’anno scorso è uscito il loro libro Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi, edito da La Casa Usher. In circa duecento pagine hanno concentrato un’analisi sistematica della struttura produttiva italiana attuale servendosi di una gran mole di dati empirici ufficiali.
Un’opera interessante che ci spalanca il panorama variegato e complesso del mondo del lavoro dipendente e autonomo, della disoccupazione e dei cosiddetti Neet.
Un libro accessibile e chiaro pur nella sua complessità, e che permette di mettere a fuoco l’attuale composizione della popolazione lavorativa in Italia nei diversi settori produttivi, ciascuno a sua volta osservato nella sua distribuzione geografica, anagrafica e di tipologia contrattuale.

Numerosi sono gli spunti di riflessione che emergono dal lavoro dei CCW.
Primo fra tutti la riflessione sul fenomeno della deindustrializzazione che, stando ai dati, sarebbe secondo il collettivo una definizione scorretta poiché i servizi sono sì in crescita, ma sono connessi e integrati all’industria. Inoltre emergono cifre e considerazioni sul disagio economico in aumento, sulle crescenti disuguaglianze di reddito, sulle importanti e pesanti differenze di genere nel mondo del lavoro, sul ruolo degli immigrati, sull’area e l’estensione del non-lavoro o del lavoro sommerso.
Il settore del lavoro dipendente, il più denso e consistente, è sottoposto a una vera e propria anatomia che si protrae per più di ottanta pagine. La categoria, spesso abusata, dei Neet viene analizzata e messa in discussione per via del suo carattere vago e – a parere dei CCW – spesso e volentieri puramente strumentale.       

I CCW non le mandano a dire e, fin dall’introduzione, con onestà intellettuale, specificano subito quale lente stiano utilizzando per la loro osservazione. Dalle parte del proletariato e in contrapposizione alla borghesia, il loro obiettivo è quello di capire con precisione «come siamo fatti e come sono fatti i nostri nemici». Identificano nei rapporti di produzione e nello scontro tra capitale e lavoro la contraddizione fondamentale e universale che fa da base a tutto il resto.
Se il titolo non fosse stato già abbastanza chiaro da sé, i CCW sono schierati e intendono controbattere la parte avversa attraverso questo studio: il fine del libro, al di là dei dati, è cercare di ricomporre il fronte organizzando l’intervento, la pratica, la lotta politica. Il loro obiettivo è quello di divenire il «supporto per il movimento autonomo della classe».

Dove sono i nostri va a colmare un vuoto importante in un periodo in cui il pubblico è generalmente sempre meno propenso a scendere nelle profondità dei problemi. Qualcuno potrà sorridere, indignarsi o trovare inadeguati gli episodici riferimenti in nota alle osservazioni e alle interpretazioni dei vari Marx, Lenin, Gramsci e Mao; o – più in generale – non condividere la visione antagonista, le proposte organizzative e le prospettive politico-sociali che il collettivo propone.

In effetti tra i limiti del libro vi è senza dubbio la fin troppo radicale lente di lettura che porta spesso a interpretazioni semplicistiche e pregiudiziali. Ma – al di là che vi riconosciate o meno nelle posizioni e nelle conclusioni dei CCW – il lavoro resta degno di nota e non privo di qualità anche soltanto per capire, dati alla mano, come e da chi è composto il mondo del lavoro italiano. 

Insomma, spunti non ve ne mancheranno di certo e inoltre – qualunque siano le vostre posizioni personali – potrebbe essere il libro che fa per voi per riflettere su dove siano effettivamente i “vostri”.

doc. NEMO
@twitTagli

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