Vecchie e nuove generazioni all’opera per una Torino più antirazzista che mai

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“Racism and related discrimination are a reality in the lives of migrants and ethnic/religious minorities in Europe”

“Il razzismo e le relative discriminazioni sono un dato di fatto nelle vite dei migranti e delle minoranze etnico-religiose in Europa”

 (Enar Shadow Report 2012-2013, pag. 32)

 

Venerdì 21 Marzo 2014 Torino all’alba si è svegliata antirazzista: è stato il CIE (Centro di Iniziativa per l’Europa), in collaborazione con l’Enar (European Network Against Racism) a renderla tale organizzando presso Palazzo Madama l’evento “Il Razzismo in Europa e in Italia” che ha previsto la presentazione dell’Enar Shadow Report 2013 – il Rapporto europeo sulle discriminazioni razziali – e l’intervento sul tema di illustri nomi politici tra cui il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il Sindaco di Torino Piero Fassino, il Ministro Maurizio Martina e la parlamentare Cécile Kyenge.

Ogni rappresentante istituzionale che ha preso la parola ha portato alla luce un aspetto diverso del problema: il ministro Martina ha sottolineato come la questione delle discriminazioni razziali non debba essere sviscerata solo dagli addetti ai lavori  – istituzioni e associazioni di sostegno e tutela in primis – ma dallo stesso “uomo del marciapiede” che deve comprendere l’entità della componente razzista nella società e prendere parte al suo smantellamento: analogamente Ilda Curti, assessore di Torino per le politiche per la multiculturalità e l’integrazione ha sottolineato la gravità di alcune politiche discriminatorie messe in atto nelle piccole realtà comunali e ha dichiarato che, per combattere il razzismo, dobbiamo “accogliere la paura senza giudicarla”, avvicinarci a chi non la pensa come noi e cercare di dare un punto di vista alternativo: senza iniziative del genere non può esserci un cambiamento effettivo.  La paura, d’altronde, è stata uno dei temi portanti della conferenza. La paura dell’ignoto e dello straniero sconosciuto, certo, ma anche quella dell’ “avversario sociale”: il clima di crisi economica ha portato infatti le persone a temere l’indebolimento del loro ruolo nella società e lo spauracchio della disoccupazione sempre più crescente ha contribuito a creare una competizione sempre maggiore con chi veniva da fuori. Come più di una voce oggi ha detto e ripetuto, insomma, la crisi ci ha resi paurosi e sommamente più diffidenti. A dare un’idea di ciò che si è fatto – e si può ancora fare  – in Italia per combattere la discriminazione è stato Marco De Giorgi, direttore generale UNAR (Unione Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che ha sottolineato un positivo aumento negli ultimi anni delle denunce e della presa di coscienza da parte dei discriminati dell’esistenza di potenziali tutele. De Giorgi ha inoltre sottolineato l’aspetto pratico della lotta al razzismo: la discriminazione costa e inibisce la crescita economica e si rivela, quindi, un problema urgente e pratico più che un dilemma per filantropi.

Un’appassionata Cécile Kyenge non poteva che portare la propria esperienza personale all’attenzione dei presenti parlando degli attacchi razzisti che accompagnano tuttora la sua carriera politica, specificando però che lei non ha mai cercato “parole di sostegno bensì strumenti concreti per combattere il fenomeno razzista”: più pragmaticità ed azione e meno parole al vento.

Martin Schulz, intervistato dal direttore de La Stampa Mario Calabresi, ha sottolineato ancora una volta il legame tra impoverimento della classe media della società e aumento di manifestazioni discriminatorie: ha fatto l’esempio dell’Olanda dove, dice, “del 20% di persone che hanno votato la destra con Geert Wilders, noto per le sue affermazioni estremiste, solo un 2-3% è davvero razzista. Tutti gli altri sono disperati”. Schulz porta alla luce il problema del fiorire dei partiti populisti in Europa soprattutto nella prospettiva delle elezioni del 25 Maggio e di come, per evitare lo sviluppo dei movimenti estremisti europei, un ottimo inizio stia nel fare in modo che le persone non si sentano abbandonate dalle politiche sociali e non vedano nell’ “altro” una minaccia per la loro sopravvivenza quotidiana.

Le nuove generazioni e la lotta alle discriminazioni – per quattro ore, a Torino, nella Giornata Mondiale per la Lotta contro gli atti di discriminazione razziale, i vari gradi della gerarchia politica europea hanno messo in luce progressi e fallimenti della nostra società e si sono confrontati sull’entità dei problemi in oggetto ipotizzando piani d’azioni, progetti risolutivi e ottimistici progressi futuri: Per tutta la mattinata le alte sfere hanno discusso tra di loro, ma nel contempo cosa succedeva nella Torino dei marciapiedi e di Porta palazzo? Si era resa conto di essere antirazzista?

Ad aiutarla a prenderne coscienza sono intervenuti i ragazzi dell’associazione per la promozione dei diritti umani Trepuntozero – con il patrocinio dell’ UNAR –  che hanno organizzato in collaborazione con dieci associazioni giovanili attività e installazioni interattive in vari punti della città: una biblioteca vivente e un sociodramma in Piazza Carignano, manifestazioni di street-art in giro per il centro e per finire un concerto serale organizzato dal circolo Arci No.à. Ogni attività era finalizzata a sensibilizzare sia il cittadino italiano alla conoscenza dello “straniero” sia lo “straniero” stesso ad approcciarsi alla storia e alla cultura italiane: ad esempio a Porta Palazzo passanti stranieri venivano invitati a leggere stralci della Costituzione Italiana nella lingua del loro paese d’origine. La risposta della gente è stata ottima così come era stata più che positiva quella delle istituzioni torinesi alla proposta di mettere in atto una serie di iniziative del genere: Claudio Tocchi, presidente di Trepuntozero, dichiara che il Comune ha accettato di buon grado di concedere molti spazi della città ed ha dato ampia libertà di azione ai ragazzi delle associazioni, dimostrando apertura e stima nei confronti di una generazione che spesso si sente messa da parte proprio dalle istituzioni e dalle autorità sociali. Tocchi tiene pure a precisare che per le attività che si sono svolte in giornata non erano previsti compensi ma ci sono stati dei rimborsi spese: il budget comunale previsto per simili attività non è abbondante ma si può contare comunque in un appoggio.

Torino nel tardo pomeriggio era ormai antirazzista ed i fatti hanno portato a capire che non lo è certo diventata in un giorno: l’apertura delle istituzioni all’organizzazione di manifestazioni che potessero avvicinare le etnie presenti in città e il fatto di aver potuto ospitare un proficuo ed interessante dibattito trasversale tra personalità politiche di peculiare importanza ha fatto capire che Torino, l’Italia e l’Europa possono e devono essere del tutto antidiscriminatorie ben oltre il tramonto di un giorno soltanto.

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@twitTagli

 

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