Perché non ho condiviso l’intervista di Cécile Kyenge “nera, donna e straniera”

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Mi incolpano di essere nera, donna e straniera. Addirittura di una quarta cosa: di aver studiato“.

Tre caratteristiche neutre e una positiva diventano – per i beceri, medievali, deliranti leghisti – altrettante colpe.  Lo racconta la stessa Cécile Kyenge in un’intervista a “El País”.
Tanti miei amici – ne ricordo almento mezza dozzina sulla mia bacheca – hanno condiviso su facebook l’intervista, nella sua versione tradotta e pubblicata dal sito italiadallestero.info. Sono stato sul punto di farlo anche io.

Ma poi mi sono fermato un attimo, chiedendomi quanti – dei miei quasi 800 “amici” facebookiani, tra i quali una manciata di leghisti – hanno mai fatto una colpa a Cécile Kyenge di essere nera, donna, straniera, istruita
E non ho avuto dubbi sulla risposta: nessuno. Non l’ha mai fatto nessuno. Se qualcuno l’avesse fatto, avrebbe smesso di essermi “amico”, anche solo su facebook.
Mi sono quindi posto una seconda domanda: condividendo quell’articolo, il mio intendimento sarebbe stato dire qualcosa su questi ipotetici criminalizzatori della Kyenge o sarebbe stato affermare, in pubblico, qualcosa su di me?

Inutile mentire a me stesso: condividere quell’articolo non sarebbe stato altro che un modo per gridare in pubblicoGuardate quanto sono a favore dei neri, delle donne e degli stranieri! Guardate quanto le mie idee sono progressiste, ineccepibili, politicamente corrette! Riconoscetemi la razione di ammirazione sociale che, per questo, mi spetta!
In pratica, condividere sarebbe stato un atto non dico sciacallesco, ma sicuramente opportunista. E ho lasciato perdere.

A questo punto, per gioco ma non troppo, faccio le stesse domande a chi quell’articolo l’ha condiviso: quanti vostri “amici” hanno mai colpevolizzato la Kyenge di essere nera, donna, straniera e istruita? Per quale ragione avete condiviso l’articolo?

Mi piacerebbe tanto avere una risposta onesta.

Andrea Donna 
@AndreaDonna

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