Definizioni complesse: Post-verità.

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Dopo che diversi sociologi hanno cominciato ad utilizzare il termine, prontamente rilanciati da varie testate giornalistiche, oggi questa espressione è abbastanza sulla bocca di tutti. Tendenzialmente usata male, ovvero come sinonimo di falsità, di insieme di notizie false, di bufala o un po’ tutto questo assieme.
Il Fatto Quotidiano, ad esempio, qualche tempo fa ha attaccato Renzi (sai la novità) con una serie di articoli in cui si elencano tutte le bugie che l’ex Presidente del Consiglio avrebbe detto, con lo scopo di dimostrare che il problema delle notizie false è trasversale ai partiti. 
Ma il concetto di post-verità non ha nulla a che vedere con tutto questo.

La post-verità è un impianto di informazione che porta la gente a venire influenzata da notizie false anche una volta che queste vengono identificate come tali. Ovvero, un sistema in cui la verità di una notizia ha totalmente perso di importanza: non solo perché notizie false vengono prese per vere, ma anche perché c’è una percezione diffusa che la veridicità di una notizia sia un fattore secondario.

Esempio: se Renzi dicesse che il suo governo ha creato un milione di posti di lavoro, o se Salvini dicesse che la maggior parte degli omicidi in Italia vengono commessi da immigrati, sarebbero entrambe falsità clamorose, ma il loro successo dipenderebbe unicamente dal bias di conferma, ossia dal desiderio del pubblico di sentirsi dire esattamente quelle cose lì.
Un fan di Renzi sarà portato a credere alla prima e non alla seconda; un razzista sarà portato a credere alla seconda e non alla prima.
In entrambi i casi chi viene influenzato da questa notizia, ne viene influenzato perché la ritiene vera.

Lo stesso, paradossalmente, si applica a bufale e teorie del complotto, come le scie chimiche o l’antivaccinismo: chi condivide queste vaccate (termine tecnico) lo fa perché ci crede, e se le si chiama col loro nome (vaccate), i sostenitori saranno pronti a difendere quella che loro ritengono essere la verità.

Prendiamo ora una notizia falsa che invento sul momento:
Immigrato stupra bambina di 3 anni. I testimoni “Invocava Allah mentre la torturava”.
Supponiamo che questa notizia esca su uno dei tanti siti di fake-news (come Libero Giornale, Il Corriere di Roma e via dicendo). Inizia a circolare su Facebook, e qualcuno inizia a far notare che il fatto in questione non si è mai verificato. Qual è la risposta tipica da parte di chi ha condiviso?

“Non so se sia vera o meno, ma fatti come questo succedono in continuazione”.

Dalla Vostra Parte, Post Verità

BINGO!. Questa è la post-verità: l’importante è esprimere un concetto (“gli immigrati sono bestie pericolose”), i fatti sono secondari.
Un altro esempio sono le notizie false riguardante la presidente della camera Laura Boldrini e l’ex-ministro Cecile Kyenge, alle quali vengono attribuite ogni sorta di dichiarazioni pro-islam, anti-italiane e anticristiane. 
Ora: supponiamo che dieci diversi siti di fake news diffondano dieci dichiarazioni diverse attribuite alla Boldrini e alla Kyenge, totalmente inventate di sana pianta (qualche esempio? “Kyenge: gli italiani smettano di fare figli, e adottino bambini extracomunitari”, “I mercatini di Natale sono offensivi per i musulmani, andrebbero vietati”, “La Boldrini: non vedo perché un’italiana non dovrebbe indossare il burqa”… tutte realmente circolate). 
Supponiamo che ogni notizia venga condivisa su facebook da mille persone. 
Ognuno di essi, se messo di fronte alla falsità di ciò che ha condiviso, risponderà: “Guarda, magari questa non l’ha detta, ma sicuramente l’avrà pensata“.

Da dove arriva questa percezione?
Semplice: dalle altre 9 notizie false condivise ognuna migliaia di volte.
Ognuna di loro fa da camera di risonanza alle altre, e ognuna di loro rende le altre più verosimili.
L’elevatissimo numero di notizie false scientificamente circolanti rende questo fenomeno estremamente rilevante: nella campagna per le presidenziali americane il 40% delle notizie “pro-Trump” e il 20% delle notizie “pro-Hillary” era completamente inventato, inclusa la notizia che Hillary ed altri alti esponenti del DNP avrebbero partecipato a serate a tema pedofilo dove dei bambini venivano fatti lottare nudi su un ring ospitato in un ristorante.
Il 14% degli elettori di Trump ha dichiarato di ritenere vera la notizia, ma soprattutto un altro 32% ha dichiarato di non essere sicuro, ma di averla condivisa comunque in quanto “potenzialmente possibile”.

Riassumendo: con “Post-Verità” si intende un sistema di diffusione di notizie false basato non (più) sul farle passare per vere, ma sul creare l’impressione che *potrebbero* esserlo.
Lo slogan di Goebbels (“Calunnia, calunnia, calunnia: alla fine qualcosa resterà”) applicato ai Social Media.

Luca Romano

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