In parole povere, che differenza c’è tra vivisezione e sperimentazione animale?

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“Anime” e “cartoni animati”.
“Musical”
 e “opere rock”.
“Fumetti”
 e “graphic-novel”. L’uso dei termini specifici è spesso oggetto di dibattito. A molti di voi sarà capitato di litigare con un otaku indispettito per avervi sentito chiamare i suoi anime preferiti “cartoni animati giapponesi”. 
Lui vi avrà accusato di essere superficiali e voi lo avrete accusato di prendersi troppo sul serio.
Ma questi termini specifici cosa sono? A cosa servono? Davvero sono solo un puntiglio che non aggiunge né toglie nulla all’oggetto a cui si riferiscono? Oppure sono importanti? Per come la vedo io, dipende tutto dal contesto.

Parliamo di “vivisezione” e “sperimentazione animale”: una distinzione forse elementare, ma su cui cadde perfino il blasonato TG1.
Era il 19 settembre 2013, ed a Roma aveva appena avuto luogo la manifestazione Non c’è futuro senza ricerca. Centinaia di ricercatori da tutta Italia si erano riuniti per protestare contro le scelte del governo in materia di ricerca biomedica (in particolare contro la rettifica della direttiva europea del 2010, riguardante la sperimentazione sugli animali).
Il primo TG nazionale dedicò ai manifestanti un servizio (di circa trenta secondi) in cui si poteva udire distintamente che “Alla base della protesta [vi erano, NdR] gli emendamenti che riguardano l’abolizione di allevamenti di cani, gatti e scimmie destinati alla vivisezione”.

Far notare che “vivisezione” e “Sperimentazione Animale” sono due cose diverse è un puntiglio o una necessità?
Con “sperimentazione animale” si intendono tutti gli esperimenti che prevedono l’uso di animali – che vanno dal testare l’aspirina su una cavia prima di immetterla sul mercato fino all’esperimento del topolino nel labirinto.
“Vivisezione” sta invece a indicare solo quegli esperimenti che prevedono la dissezione in vivo della cavia. Ovverosia quando un animale viene tagliuzzato da vivo.

Spesso in ambienti animalisti non si fanno distinzioni tra questi due termini, in quanto si vuole condannare qualsiasi forma di sfruttamento degli animali.
Per molte persone tra aprire in due una rana viva e controllare se una scimmia preferisce il dolcetto blu o il dolcetto rosso non c’è differenza a livello etico. Si tratta comunque di un inaccettabile sfruttamento.

Ma a volte l’uso del lessico pone automaticamente la discussione in un certo contesto, spesso senza aver chiesto all’interlocutore di accettarlo. Se per molti offrire dolci a una scimmia è grave quanto tagliuzzare una rana, per molti altri (guarda caso) non lo è!
In effetti, aprire in due una rana viva nel nostro paese è illegale da più di quarant’anni.
Questo è un dettaglio secondario? O è una precisazione fondamentale?

F.V.

@twitTagli

 

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