Il Coronavirus negli Stati Uniti: il punto di vista di un italiano

Abbiamo fatto due chiacchiere con Simone Rocca, leggenda dello squash italiano (otto campionati assoluti in bacheca) che da qualche anno si trova con la sua famiglia negli Stati Uniti, precisamente a New York, dove insegna squash presso la Squash RX Academy.

È stata un’occasione per capire come sta affrontando l’emergenza Coronavirus la Grande Mela e come viene percepita l’Italia da una famiglia di italiani all’estero.

Ti sembra che tra Italia e Stati Uniti ci sia stata differenza nel modo in cui si è affrontata l’emergenza?

A me pare che l’approccio sia stato veramente simile in tutto e per tutto. Nessun allarmismo all’inizio: sia da parte del governo che dei media che dei cittadini. Ma in ogni caso soprattutto nel primo periodo della crisi hanno fatto molti meno test rispetto all’Italia.

Come sta reagendo la gente di New York al lockdown?

Il lockdown qua è molto meno rigido che in Italia. Non si deve fare nessuna autocertificazione e si può uscire per fare movimento. Qua i parchi sono tutti aperti ma paradossalmente non c’è nessuno in giro perché hanno tutti tanta paura e seguono le regole, indossano la mascherina e rispettano il distanziamento sociale e, ovviamente, nessun assembramento.

La gente ricca di Manhattan ha lasciato la città andando verso il mare (Hamptons) o negli Stati con meno contagi. Chi non ha la seconda casa di proprietà ha comunque affittato fino alla fine dell’estate per non dover rientrare in città. Il motto del governatore dello Stato di New York Cuomo è “we need everyone to be safe or no one is safe”: tutti devono essere al sicuro, altrimenti non lo è nessuno.

(Questo è un video girato dalla moglie di Simone, Daniela, in una delle fermate più caotiche della metro di New York, quella sulla Quarantaduesima e l’Ottava a due passi da Times Square e sotto la mega stazione degli autobus di Port Authority: completamente deserta).

Quali ti sembrano le criticità più grandi al momento?

Il lavoro soprattutto, l’altro ieri hanno annunciato che 30 milioni di persone hanno perso la propria occupazione. Il governo però sta dando una grossa mano per affrontare questa emergenza del mondo del lavoro. Io che faccio il maestro di squash e non lavoro dal 30 marzo ho già preso il mio salario al 75%, erogato dal governo per dieci settimane. Per quanto riguarda la salute qua si sono mossi velocemente nel costruire ospedali temporanei, infatti non c’è mai stata emergenza posti. Pensa che anche dove fanno lo Us Open di Tennis è attualmente un ospedale e l’Arthur Ashe stadium è un centro di smistamento per i pasti alle persone in difficoltà. Tra l’altro chiunque a New York vada in questi centri dove distribuiscono cibo, riceve tre pasti (colazione/pranzo/cena). Se vanno marito e moglie con due figli avranno dodici pasti da portare a casa per quella giornata.

Negli USA si parla dell’Italia e di come ha reagito?

Sì, parlano molto dell’Italia e sono sempre giudizi positivi su come la sanità è intervenuta. La domanda tormentone che fanno i giornali e le televisioni è: come mai l’Italia è stata così colpita?

Che impressione ti sei fatto dell’Italia guardandoci attraverso Facebook?

Dai social vediamo tante contraddizioni e cose assurde che qui (almeno qui a New York) non capiteranno mai. Sì la mascherina, no la mascherina. Assurdità tipo che marito e moglie che vivono nella stessa casa ma in macchina devono stare uno davanti e l’altro dietro. Oppure che se esci vieni guardato male in Italia e se corri sei un terrorista. Assurdo poi vedere su Facebook che la gente qui a NYC farebbe la fila per le armi: una super fake news (ti parlo perlomeno di New York City). Vediamo inoltre che il 95% della popolazione italiana di Facebook è contro il governo e che tutti si lamentano per qualsiasi decisione presa.