Il 14 dicembre 2013 una sonda cinese atterra sulla Luna, dopo quasi quarant’anni dall’ultima sonda che ha compiuto un “atterraggio morbido” sul nostro satellite e dopo 44 anni da quello storico giorno del 1969 in cui lo stivale di Neil Armstrong toccò il polveroso suolo lunare. Giorno che rimarrà per sempre nella storia. Chi c’era sicuramente ricorderà la voce di Tito Stagno urlare “ha toccato” in diretta televisiva, con un giovane Piero Angela in collegamento da Cape Canaveral, o la felicità di Rocco Petrone, direttore del Programma Apollo, nato a New York da genitori di Sasso di Castalda, in provincia di Potenza.
Pochi anni dopo, però, era tutto finito: il 14 dicembre 1972 Eugene Cernan ripartiva dal satellite con il LEM destinazione Terra, dopo essere stato per oltre 3 giorni sul suolo lunare. Sarà l’ultimo uomo a passeggiare sul suolo lunare. Esattamente 41 anni dopo Eugene Cernan, la sonda Yulu “Coniglio spaziale” si posa sulla Luna. L’ambizioso programma spaziale della Cina potrebbe (e vorrebbe) riportare l’uomo sulla Luna entro il 2020-2030. Ma in quelle sbiadite immagini di quel lontano 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong pronunciò la storica frase: “A small step for a man, but a giant leap for mankind” (quasi superflua la traduzione: “Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità“), un uomo più di altri riusciva a realizzare quel sogno che aveva sempre covato fin da bambino: portare l’uomo sulla Luna. Quell’uomo si chiamava Wernher Von Braun.
Von Braun nasce nel 1912 a Wirsitz, nell’allora Prussia tedesca, dove suo padre Magnus, barone, importante uomo politico e per breve tempo ministro nell’effimera Repubblica di Weimar, era governatore. Nel 1920 Wirsitz venne annessa alla Polonia con il Trattato di Versailles e la famiglia Von Braun trovò casa a Berlino. A 13 anni l’incontro della sua vita: sarà un libro a segnare l’intera esistenza di Von Braun, Die Rakete zu den Planetenräumen (“Il missile nello spazio interplanetario“), scritto da Hermann Oberth, fisico, considerato il fondatore della missilistica con il russo Konstantin Tsiolkovsky, l’americano Robert Goddard e il bolzanino Max Valier. Di Oberth nel 1930 Von Braun diventerà assistente nella cosiddetta “Società dei voli spaziali“, negli stessi anni studierà all’Università di Berlino.
Le ricerche che si svolgono tra questi sognatori, da alcuni considerati pazzi, che si divertono a costruire missili per puro ludibrio, inizia ad interessare la Wermacht, che cerca di aumentare il raggio dell’artiglieria. La Germania in quegli anni è in fermento: Adolf Hitler sale al potere e fa ripartire la macchina bellica tedesca. E i missili sono nelle voci di finanziamento sia dell’esercito che dell’aeronautica. Goring stesso si dimostra molto interessato ai missili. Nasce così, nel 1937, il centro missilistico di Peenemunde. Nello stesso anno Von Braun entra nel partito nazista, nel 1940 entrò nelle SS.
Ma con il blitzkrieg (la guerra lampo) Polonia e Francia sono invase e i missili passano in secondo piano. Sarà nel 1942, anno in cui le sorti della guerra cambiano radicalmente, che i gerarchi nazisti spingeranno per riesumare il progetto dei missili. E così Hitler avrà, negli ultimi anni della guerra, la sua arma: le temibili V-2, missili balistici con una gittata di oltre 300 chilometri e in grado di portare 800 chilogrammi di esplosivo. Saranno usate contro Londra e contro il Belgio, provocando quasi 3.000 morti solo nella capitale inglese. Ma la guerra è ormai perduta: i sovietici spingono da est, arrivando a insidiare Peenemunde. Per non cadere in mano ai sovietici, Von Braun e i suoi collaboratori attraversano tutta la Germania, consegnandosi infine agli americani, che lo portano negli Stati Uniti, incuranti delle richieste dell’alleato britannico, che avrebbe voluto processare Von Braun come criminale di guerra (e magari stringergli un bel cappio al collo…).
Von Braun continua a lavorare sui missili, sempre per i militari e nel mentre sposa la cugina Maria von Quinstorp. La seconda guerra mondiale è finita e una nuova guerra sta per iniziare, la guerra fredda, combattuta non sui campi di battaglia, ma sugli armamenti, sulle strategie e sulle sfere di influenza. Di questa guerra Von Braun è una pedina fondamentale: i missili sostituiscono i bombardieri, sia per gli armamenti convenzionali che per quelli nucleari. Ma dal 4 ottobre 1957 si apre un nuovo campo di battaglia: lo spazio. Dal cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan un missile parte con una sfera metallica che emette un segnale radio che rimarrà inconfondibile: “Bip, Bip, Bip“. Con lo Sputnik si apre l’era spaziale e Von Braun coglie nuovamente la sua occasione per realizzare il suo sogno: annuncia a Kennedy che anche gli USA sarebbero stati pronti a lanciare un satellite entro 90 giorni. Era un azzardo, ma Von Braun riuscì dopo appena 80 giorni dallo Sputnik a realizzare questa sorta di miracolo.
Da qui la storia è abbastanza nota a tutti: prima il programma Gemini, poi quello Apollo, che finalmente porterà l’uomo sulla Luna nel 1969, grazie soprattutto al Saturn V, il missile che Von Braun progettò e realizzò. Un’opera titanica, che per la scienza ebbe lo stesso valore della Gioconda per l’arte. Von Braun avrebbe voluto continuare nell’avventura: Marte era il suo obbiettivo dichiarato, poi magari Venere e i satelliti di Saturno. Ma la “corsa allo spazio”, dopo che l’obiettivo-luna era stato raggiunto, per gli USA non aveva più senso di esistere. I sovietici erano stati battuti e questo era quello che contava, in fondo. E infatti di lì a poco i fondi ai programmi spaziali saranno drasticamente tagliati. Per questo Von Braun darà le sue dimissioni dalla NASA e, nel 1977, si spegnerà dopo una lunga malattia.
Von Braun (come anche altri scienziati di quell’epoca) incarna appieno l’archetipo moderno del Faust di Goethe. Il Faust è, nella cultura popolare tedesca, un sapiente che pur di realizzare i suoi sogni di conoscenza vende la sua anima al diavolo. Von Braun farà qualcosa di simile: pur di realizzare il sogno che aveva fin da bambino si metterà a servizio del diavolo, Adolf Hitler. Fu proprio dalla figura controversa di Von Braun (insieme, probabilmente, alle ugualmente controverse figure di Edward Teller di John Von Neumann) che il grande regista Stanley Kubrick prese ispirazione per uno tra i personaggi più celebri, il dottor Stranamore.
Ma può davvero uno scienziato essere responsabile dell’uso che fanno gli altri della sua invenzione? Può avere Von Braun colpe dei morti delle V-2? Eppure non era lui ad aver premuto il bottone, o ad aver preso la decisione di premerlo. Capì che Hitler era il diavolo o non se ne accorse?
Alessandro Sabatino
@Ondaanomala1