Turismo sessuale? Anche roba da donne

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Sun, sand, sea and sex. Sono le quattro S del marketing del turismo caraibico: sole, sabbia, mare e – ovviamente e implicitamente – sesso. 
L’immaginario legato allo stereotipo della hot-mulatta che da secoli attrae uomini bianchi sfora il confine di genere coinvolgendo turiste donna, che sempre più viaggiano sole alla ricerca di beach boys, rent a dreads, bumster o jinetero, a seconda della località, da Cuba al Gambia.

Non ci sono vere e proprie ricerche quantitative su cui fare affidamento per avere un quadro statistico del fenomeno. Dobbiamo fare affidamento ad agenzie online per prenotazione di viaggi “al femminile”. 
Si para di 600mila donne che ogni anno cercano le “quattro S”: 80mila le italiane, “solo” il 5% del totale alla voce “turismo sessuale”.

Questa lacuna della ricerca sociale, probabilmente, è dovuta all’emersione del fenomeno solamente negli ultimi dieci anni. Tuttavia, la letteratura antropologica ha focalizzato il fenomeno qualitativamente, in particolare mettendo in relazione il turismo sessuale femminile e il perpetuarsi di modelli coloniali.
Riassumendo, è possibile collegare il neo colonialismo con lo sviluppo stesso del turismo in sé. Molte repubbliche ex coloniali, infatti, una volta raggiunta l’indipendenza dalla condizione di stati coloniali, si sono trovati già fortemente indebitati e completamente dipendenti dal commercio estero legato all’estrazione di risorse.

L’idea del turismo come arma per affrancarsi dalla dipendenza economica degli ex stati dominatori è stata da sempre incentivata anche dalle Nazioni Unite. Eppure, questo strumento non avrebbe fatto altro che riprodurre gli stessi modelli di un tempo. 
L’uomo bianco, in questo senso, è semplicemente un Robinson Crusoe duepuntozero. 
E la deriva del turismo sessuale, si potrebbe dire, ne è la prova; quello femminile: il suo compimento.

 

“Sire, questi paesi superano di gran lunga tutto il resto del mondo, in bellezza”
[Cristoforo Colombo, primo turista bianco delle Americhe, in una lettera a Re Ferdinando]

 

Eppure, guai a parlare di prostituzione. Quello femminile, semmai, è definito “turismo romantico”. Ma in che modo questo romanticismo è complice nel perpetuarsi di modelli coloniali?

  1. Al pari di quello maschile, le donne europee e nordamericane tenderebbero a etnicizzare la sessualità. 
    L’oggetto sessuale è idealizzato nella sua bellezza statuaria, capace di fornire prestazioni superiori in qualità e durata. 
    Ma non solo: la bellezza esotica dell’uomo nero sarebbe anche associata al suo carattere primitivo e animalesco. Un dominatore fisico, nella proiezione sociale occidentale.
  2. È opinione diffusa, inoltre, che in paesi del terzo mondo la prostituzione sia un’attività naturale. 
    Ed eccoci al retaggio positivista della superiorità dell’etnia bianca nei confronti delle altre. A giustificare questa ipotesi, sarebbero le diverse modalità nei quali avviene lo scambio dalla datata donna bianca all’aitante beach boys.

Jacqueline Sanchez Taylor, ricercatrice dell’Università di Leicester ha intervistato 240 turiste sulle spiagge della Repubblica Dominicana. Un terzo di loro dichiarava di aver avuto rapporti con ragazzi del posto. 
La maggior parte di loro ammettevano che la relazione aveva una natura economica, ma non si sentivano turiste sessuali. Definivano, invece, la relazione come “romantica”. 
La stessa ricercatrice ammette che le donne considerano questi uomini come corpi a loro disposizione, ma non per questo lo scambio economico propedeutico al sesso viene considerata come prostituzione. Forse perché alla base c’è un corteggiamento o forse perché spesso manca la figura classica del pappone.

È arrivato il momento di abbandonare le differenze di genere e di considerare il tema del turismo sessuale nel suo complesso (senza dimenticare che la gran parte del fenomeno riguarda la popolazione maschile, dai Caraibi al Sud Est Asiatico). 
L’industria del sesso globale, oggi, fa leva sulle vecchie dinamiche coloniali, assumendo una forma moderna di esotismo, che perpetua gli stessi concetti di potere e dominio di inizio 900. 
Ma il mercato del sesso globale, altro non è che uno specchio del turismo in sé. 
Il binario è doppio. Da un lato il turismo nasce come necessità di molti paesi del terzo mondo di “vendere se stessi ai ricchi del nord”. Dall’altro, a livello micro, questi rapporti di forza sono regolati dalle relazioni intime tra gli abitanti e i turisti. 
Le persone povere, in soldoni, si vendono al ricco. E le donne sembra stiano seguendo le orme dei loro compagni.

Andrea Dotti

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Filmografia di interesse sull’argomento:

  • Pardise lost
  • Heading south

Link utili: Issues in Anthropology: Mexico, Central America and the Caribbean

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