Toto-Papa: chi sarà il prossimo Pontefice

sartoria per ecclesiastici

Il nome del successore di Benedetto XVI, in questo momento, potrebbe già avere la forma diafana di un sussurro, di un commento scambiato fra talari, mitre e porpore. Nelle congregazioni  iniziate lunedì i cardinali discutono, intessono rapporti e consolidano correnti. Il nome del 266° papa, nelle segrete stanze, forse si sa già e il conclave potrebbe essere soltanto una formalità o poco più. Azzeccare il nome del futuro pontefice di Santa Romana Chiesa non è compito semplice. Certo, la rosa dei papabili è quella che si può leggere in giro per la rete ma che venga scelto un outsider non è possibilità da scartare (accadde nel 1978 con Karol Wojtyla). Ecco perché non cercheremo affatto di darvi un nome o percentuali certe ma ci limiteremo, usando la fredda logica, ad analizzare tutte le variabili in gioco.

Il dato più spesso analizzato nei giorni che precedono il conclave è quello della nazionalità. Un elemento non certo indicativo perché non si tratta di scegliere il Paese che ospiterà i prossimi Mondiali o le prossime Olimpiadi; sulla scelta pesano elementi che solo incidentalmente coinvolgono la nazionalità. Se utilizzassimo questo parametro sarebbe logico aspettarsi, dopo 231 papi provenienti dal Vecchio Continente, un papa che arrivi da uno degli altri quattro. Lo stesso discorso può essere fatto per un pontefice italiano. L’ultimo, Giovanni Paolo I, è stato eletto soltanto 35 anni fa, al termine di una serie di 47 papi italiani.

cardinali-conclaveLa nazionalità, da sola, non offre garanzie; ma unita al peso politico delle varie chiese un’indicazione può darla. Se infatti i tempi non sembrano maturi per un papa africano (anche a motivo dello scarso peso della Chiesa africana) un papa proveniente dall’Asia o dalle Americhe (soprattutto dal sud) è possibilità da non scartare. In Europa e in Italia la Chiesa sta vivendo una fase di inesorabile declino; al crollo delle vocazioni nel nostro continente fa da contraltare un incremento di sacerdoti e suore provenienti dall’Asia, dall’America Latina e dall’Africa; tre bacini brulicanti di nuovi potenziali cristiani, tre chiese con cui la Chiesa di Roma dovrà dialogare in futuro.

L’abdicazione di Benedetto XVI poi ha definitivamente portato allo scoperto una situazione di crisi all’interno della Chiesa e soprattutto del Vaticano. Scandali, lotte intestine, congiure di palazzo hanno indotto Joseph Ratzinger ad abbandonare il soglio di Pietro. Troppo anziano per separare i contendenti e ristabilire ordine e concordia nei sacri palazzi, Ratzinger ha probabilmente voluto farsi da parte con la speranza di cedere il testimone ad un “giovane”; qualcuno che possa disporre di un lungo pontificato per trascinare la Chiesa fuori dalla crisi (sulla falsariga di quello che ha fatto Giovanni Paolo II).

Se guardiamo al combinato disposto di età e provenienza, i più quotati sono il filippino Luis Antonio Tagle, 55 anni,ratzinger_elezione_19_aprile_2005--400x300 arcivescovo di Manila e Odilo Pedro Scherer, 63 anni, brasiliano, arcivescovo di San Paolo. Il primo ha dalla sua soprattutto la provenienza che le alte gerarchie ecclesiastiche potrebbero decidere di giocarsi come jolly per avvicinare Roma all’Asia – e soprattutto a quella Cina che continua a guardare in cagnesco il Vaticano e i suoi vescovi. Conservatore ma piuttosto moderno – come peraltro testimonia il suo sempre aggiornato profilo Twitter  – Tagle è uno dei più quotati. Il secondo è invece un profondo conoscitore del mondo cattolico sudamericano, sostenuto da una folta schiera di cardinali che invocano il rinnovamento – tra questi gli italiani Bertone e Sodano (che puntano dal canto loro a piazzare un italiano alla Segreteria di Stato, fulcro vero del potere in Vaticano). La Chiesa latinoamericana è una delle più attive e ferventi, e non è un mistero che il Vaticano guardi con attenzione a quella parte di mondo. Per questo e per altri motivi Scherer può contare sul ticket di molti cardinali italiani.

Meno quotato il settantasettenne Jorge Bergoglio, argentino, il secondo più votato dopo Ratzinger nel 2005. Difficile che la scelta possa cadere su di lui, soprattutto dopo la defezione di Benedetto XVI. Figura interessante è invece quella di Oscar Rodriguez Maradiaga, honduregno di 71 anni, arcivescovo di Tegucigalpa da anni sotto scorta per la sua lotta alla droga e alla corruzione. È quello che potremmo definire un progressista, un prelato di frontiera, molto vicino ai bisogni degli ultimi e alle rivendicazioni dei piccoli paesi sudamericani. La crisi della Chiesa potrebbe però richiedere un conservatore, più avvezzo alle battaglie contro secolarizzazione e relativismo.

Le sfide a cui la Chiesa sarà chiamata nei prossimi anni potrebbero però richiedere un’adeguata dose di esperienza, non solo pastorale. Ecco allora che l’età scivola in secondo piano a tutto vantaggio di cariche e uffici ricoperti negli anni.

fumata-biancaQui giocano un ruolo importante gli italiani, primo fra tutti il camerlengo ed ex segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il suo nome circolava già tra i papabili nel 2005. Dall’alto dei suoi 78 anni vanta una solida esperienza, anche in questioni spinose. Vice di Ratzinger ai tempi del Sant’Uffizio ha svolto un ruolo di primo piano nei temi più scottanti; tra questi lo scisma Lefebvriano e il terzo segreto di Fatima. Più uomo di corte che di diocesi, potrebbe essere una garanzia. Decisamente più giovane ma con un curriculum di tutto rispetto l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, dato nelle ultime ore come uno dei più probabili successori di Benedetto XVI; è sostenuto dai riformisti, tra cui diversi cardinali statunitensi ed europei. Occhio anche ad Angelo Bagnasco, uno dei cardinali più in vista, ultraconservatore spesso attaccato dagli anticlericali: il suo nome è tra i meno quotati ma questo non basta a dichiararlo sconfitto. La nutrita truppa degli italiani annovera anche il settantunenne Gianfranco Ravasi, esperto biblista e teologo e tra i cardinali più social (come il filippino Tagle ha un profilo Twitter molto seguito attraverso il quale comunica spesso). Secondo molti sarebbe il successore designato da Benedetto XVI ma la sua scarsa esperienza pastorale potrebbe essere un handicap.

Restando in Europa troviamo l’austriaco Christoph Schonborn, fedelissimo di Ratzinger e il francese Jean Louis Pierre Tauran, protodiacono (sarà lui, se non eletto, ad annunciare il nome del nuovo pontefice).

Infine, ultimo ma non certo meno importante, il canadese Marc Ouellet, 69 anni. Considerato uno dei più strenui difensori della fede cattolica, conservatore, tanto tradizionalista da propugnare il ripristino dei canti gregoriani e dell’adorazione eucaristica, arrivò vicino all’elezione nel 2005 quando era sostenuto, tra gli altri, dallo stesso Benedetto XVI. Chissà che questa volta non tocchi proprio a lui.

Molto quotati anche gli altri nordamericani. Su tutti spicca il francescano Patrick O’Malley, uno dei pochi ad aver condannato fermamente gli abusi dei preti pedofili – ma anche Timothy Dolan ha buone possibilità. Le speranze dell’Africa sono rimesse al nigeriano Francis Arinze, al ghanese Peter Turkson e al congolese Laurent Pasinya. Ma non sembra essere ancora venuto il tempo per un papa proveniente dal Continente Nero.

Alessandro Porro

@alexxporro

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