TFA – L’abilitazione all’insegnamento ha il sapore di truffa

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Nei giorni in cui il dibattito pubblico si concentra sulla legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola” – salita agli onori della cronaca per l’avvio della macchina di assunzioni rivolte ad alcune migliaia di docenti precari – sarebbe il caso di ricordare un paio di situazioni legate (ma sarebbe meglio dire: generate e causate) dal Tirocinio Formativo Attivo, il famigerato TFA: una sigla dietro cui si nascondono le storie di 33.000 insegnanti. 
Gli abilitati del Tfa del 1° e 2° ciclo sono le vittime più silenziose e dimenticate della riforma della scuola voluta dal governo. 
Hanno avuto accesso all’abilitazione per l’insegnamento attraverso una selezione durissima durata diversi mesi, di stampo concorsuale:

  • una prima prova a risposte chiuse a livello nazionale
  • una prova scritta a domande aperte decisa dall’ateneo
  • una prova orale. 

In molte università hanno superato la selezione meno persone dei posti a disposizione. Una volta dentro, i tieffini hanno poi dovuto misurarsi con:

  • il tirocinio presso una scuola, seguiti da un docente tutor
  • lezioni disciplinari, di pedagogia e di didattica
  • laboratori
  • seminari.

Le proteste di una abilitata TFA contro la riforma della Buona Scuola

Insomma, hanno sostenuto esami e sono stati formati alla didattica, tutto con tempi frenetici – cosa che per molti di loro ha significato la rinuncia al lavoro per potersi dedicare allo studio. Per fare questo, hanno dovuto pagare cifre dai 2.600 ai 3.000 euro. Così prevedeva la legge. 
L’abilitazione era la strada per poter accedere al posto di ruolo. Ma nel gioco della scuola le regole cambiano vorticosamente.

Dicevamo all’inizio: la tanto sbandierata stabilizzazione del precari è arrivata con la riforma. Ma di quali precari si parla? Si parla dei vincitori e gli idonei del concorso 2012 e dei vecchi abilitati SSIS. Ma non dei tieffini.
Per loro l’assunzione a tempo indeterminato resta un miraggio: il governo lascia loro la magra consolazione di un possibile concorso che (sembrerebbe: nulla è ancora certo in attesa del bando) dover esser riservato ai soli abilitati TFA.

Dunque, gli abilitati TFA non rientrano nel piano di assunzioni di cui si parla ora, anche se sono l’eccellenza dell’università italiana. Almeno, questi insegnanti potranno lavorare con le supplenze brevi? 
Teoricamente sì. Grazie all’abilitazione avrebbero diritto di lasciare la terza fascia ed entrare nella seconda, dunque aumenterebbero le loro probabilità di vedersi attribuite delle sostituzioni, anche già a settembre. 
Per questo le università hanno fatto i salti mortali per consentire loro di abilitarsi entro il 31 luglio. 

Ma a quanto pare il MIUR si è scordato di loro. Il modulo per dichiarare le scuole su cui caricare il punteggio, che avrebbe dovuto essere disponibile da compilare dal 4 al 14 agosto, a inizio settembre non è ancora a disposizione: al suo posto una laconica nota del Ministero avvisa i docenti che la procedura sarà attiva dal 25 settembre e che le graduatorie verranno aggiornate dal 20 ottobre. 
Quando tutte le supplenze lunghe saranno giù state assegnate.

Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini ieri, alla festa dell’Unità in piazza d’Armi a Torino, ha detto di aver imparato che in politica si giudicano i fatti e non le parole. Alla luce di questi fatti, gli abilitati TFA del II ciclo come dovrebbero giudicare l’operato del ministero?

Posta di fronte a questa domanda, il ministro risponde: “Uno su tre passerà il concorso che bandirermo a dicembre”. Bene, e gli altri due? 
E, soprattutto, di cosa vivranno gli abilitati TFA mentre studieranno e affronteranno il concorso? Un concorso che, in caso di vincita, darebbe sì diritto a un posto a tempo indeterminato, ma per l’anno 2016-2017 o seguenti.
Il Ministero sta quindi chiedendo ai più preparati e aggiornati fra i docenti che ha a disposizione di non lavorare per un anno per colpa di un suo ritardo burocratico?

Oppure, come suggeriscono alcuni, le supplenze verranno assegnate a settembre con le vecchie graduatorie e poi a fine ottobre ridistribuite fra gli aventi diritto nelle nuove? Questa soluzione causerebbe non poche difficoltà: a chi si ritroverebbe ad aver accettato una supplenza magari annuale per perderla dopo poco, agli abilitati TFA che perderebbero un mese e mezzo di stipendio, ma soprattutto alle classi che vedrebbero cambiare due docenti nel giro di due mesi.

Alla prova dei fatti, il MIUR sembra essersi dimenticato dei 33.000 abilitati TFA, almeno per quest’anno. Nel frattempo il ministro Giannini assicura: “Bandiremo un terzo ciclo di TFA, entro la fine di quest’anno o gennaio 2016”. 
Nuovi tieffini arriveranno presto ad ingrossare le file del disagio della scuola.

Mauro Loewenthal
@twitTagli 

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