#TemoIlTema2012: la redazione di Tagli svolge il tema tecnico-scientifico della Maturità 2012

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I giornalisti di Tagli  ritornano sui banchi di scuola e si cimentano con le tracce del tema di maturità 2012. Ognuno ha scelto la sua preferita: Domenico ha scelto il tema socio-politico e Andrea Donna ci ha proposto un dotto svolgimento letterario. Ora tocca a Umberto, che ci parla della responsabilità della scienza nello sviluppo tecnologico.

2. TIPOLOGIA B, AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO
ARGOMENTO: la responsabilità della scienza.

Le mani del potere

e lo spirito dell’umanesimo

di Umberto Mangiardi

 

Lo sguardo gioioso dello scienziato non può far paura. E nemmeno l’invenzione. Il discrimine è spirituale – e soggettivo, e irrazionale, e incontrollabile; e pericoloso. Non è la cosa di cui bisogna aver timore, sono le mani: mani che la sfruttano, mani che la usano, mani in cui cade.

 

Lo scienziato è libero, e non si creda che l’unico vincolo (la ricerca del progresso) sia pervaso da un qualche spirito di neopositivismo dionisiaco: la missione dello scienziato (la ricerca, la tesi, la falsificazione continua cui la sua tesi sarà sottoposta) è troppo impegnativa perché egli sia costretto e imbrigliato in dilemmi etici o di opportunità.

 

Lo scienziato ha un compito: essere preparato. Il resto non lo riguarda, perché lo scavalca.
La scoperta è neutra, sempre: spiace contraddire Levi, che è stato vittima di un concetto deviato di sperimentazione e più in generale di un uso deviato della tecnologia.
Ma è così dalla notte dei tempi – si legga, a proposito, l’illuminante “La cosa”, contenuta in Diario Minimo di Eco (e che sorprendentemente non viene proposta negli allegati di cui prendere visione): in un contesto primitivo, in cui l’uomo è ancora sprofondato nella caverna platonica di ignoranza di sé e del mondo, uno scienziato sviluppa una scoperta (una misera ascia a mano di ossidiana).
E nulla importa che lui l’abbia sviluppata per migliorare la qualità della vita: sopra di lui, un’altra entità (sarebbe demagogico identificarla con un generico “il Potere”, ma quella è l’allusione di Eco) se ne è già impossessata, per farne strumento di morte.

 

Hans Jonas si metta l’anima in pace: l’unico scopo di una ipotetica ricerca, preordinata a tavolino per scoprire altri modi di sterminare la razza umana, sarebbe solo allargare il ventaglio delle possibilità.
Per mettere fine a quel piccolo accidente che è la vita pensante su un minuscolo pianeta periferico dell’universo, l’uomo ha già inventato un mucchio di soluzioni, volontarie e involontarie: l’inquinamento, l’iprite, la bomba atomica, lo squilibrio economico.
Un raggio laser o un’esplosione ancora più potente non peggiorerebbero di molto la situazione.

 

La scienza, per sua costituzione, non ha limiti – né avrebbe senso se ne avesse. Semmai la preoccupazione va al resto dell’umanità. Più che impegnarsi a limitare gli scienziati, e costruire su questo ragnatele di spauracchi etici sistematicamente ignorate, è il caso di educare il resto degli uomini.
E poiché l’asetticità delle materie scientifiche non può essere messa in discussione (né ce n’è bisogno), si può cercare la necessaria compensazione in un’educazione all’equilibrio sociale, filosofico e politico; un’educazione dell’uomo all’uomo, alla civiltà, propria di un comparto forse più trasognato, ma sicuramente indispensabile.
Un comparto che contiene tutto quello che ci viene consegnato da secoli di pensiero e cultura pulsante, e che viene spesso gettato (non senza un miope snobismo) nel calderone delle frivolezze umanistiche.

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