#Temoiltema 2013: la redazione di Tagli dà due dritte per l’Analisi del testo della Maturità 2013

Tanto maturi… da essere marci

Come avete visto, ci stiamo cimentando con le tracce del tema di maturità 2013. Ognuno ha scelto la sua preferita: prima Luca Romano (ambito tecnico-scientifico), poi Alessandro Porro (ambito storico-politico). La Tipologia C, il tema Storico, è stata appannaggio di Domenico Cerabona mentre Commerciale ha scelto il tema di ordine generale.

Ora, dobbiamo essere sinceri: l’Analisi del testo non è nelle nostre corde, perché richiede troppo ésprit de geometrie per noialtri. Ma visto le perplessità che ha generato il testo di Claudio Magris abbiamo pensato che potesse essere utile qualche riflessione sul tema.

Non rispetta i canoni della AdT, ma è giusto per dare due coordinate alla…

2. TIPOLOGIA A, ANALISI DEL TESTO

di Andrea Donna

Kultura

Perseguire l’originalità – condicio sine qua non di tutta la letteratura e l’arte contemporanea – all’interno del canone o fuori di esso? Magris, nel suo “Infinito viaggiare”, opta per la prima opzione. Si inserisce nel fortunato filone letterario del viaggio e ne dà una lettura nuova, ristretta nello spazio (c’è viaggio se si passa una frontiera) ed espansa nel significato (non vi è ambito, spaziale o psicologico, che non abbia, in sé, frontiere).

Definizione di viaggio, casi individuali di viaggio e superamento, tramite l’incontro, della barriera-membrana: in una trentina di righe, Magris esaurisce letterariamente, e forse filosoficamente, un tema complesso. Lo fa in maniera convincente.

Gli strumenti retorici utilizzati in questa pagina (che è già letteratura, pur essendo prefazione a letteratura) sono molteplici. Tutto – ritmo e lessico – ha un ruolo e una funzione. Lo ha la stessa punteggiatura, il cui uso è più che virtuoso: è pregnante.

Gli “inferi”, alla terza riga, sono più oscuri e dolenti di semplici drammi o fantasmi. L’ “indistinto” (sostantivazione preziosa) comprende in quattro sillabe un universo di natura e psicologia. Le frontiere sono prima “periture” – ah, quanto è più efficace questa sintesi di un possibile, e analitico, “destinate a morire” – e poi, ambiguamente, “mortali”.

La frontiera è mortale, in senso passivo: questa è la sua debolezza. Ed è ambigua: e questa è la sua drammatica forza. L’ha provato sulla sua pelle Marisa Madieri, citata da Magris, italiana di origini slave e vessata dagli slavi in quanto italiana, nel suo esodo da Fiume. Magris è uomo di frontiera, come molti altri. Ed è letterato triestino, tra vari altri colleghi illustri. A pochissimi chilometri dall’unica città mitteleuropea affacciata sul mare, come una dolina, scavava la terra la cortina di ferro, frontiera tra le frontiere.

Anche l’acqua (più mare che lago) che separa due rive opposte è frontiera. E fa sì che i rivieraschi delle due sponde si guardino con sospetto. Un sospetto che ha un antidoto: la mescolanza. Ecco tutta la novità di Magris: il viaggio non è più tragitto, come in Omero o in Baudelaire. Il viaggio è osmosi. E, se il viaggio è osmosi, allora la frontiera – discrimine tra spostamento e viaggio – è, a pieno titolo, una membrana. Sta al viaggiatore renderla porosa, permeabile.

È sul ponte (reale o fisico) che unisce due rive, in mezzo alla folla che si incrocia nel passare (impossibile non pensare al Bosforo), che si smette di essere membri di una nazione: si diventa membri dell’umanità. E si ritrova la “benevolenza per se stessi e il piacere del mondo”. Un genitivo, questa volta, privo di qualsiasi ambiguità.

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