Il weekend calcistico si è aperto con la telefonata di Lotito a un dirigente dell’Ischia, tal Pino Iodice, che ha poi accusato il presidente della Lazio (e co-proprietario della Salernitana) di esercitare pressioni politiche sui dirigenti delle squadre di Lega Pro (l’ex Serie C) dall’alto della sua carica di Consigliere Federale.
Una situazione imbarazzante: in qualsiasi altro Paese Lotito sarebbe stato sfiduciato da dirigenti di Lega e Federazione e costretto alle dimissioni.
In Italia succede che, a parte qualche società (Juventus, Fiorentina, Roma), le altre facciano silenzio, si scaglino contro il metodo (Iodice ha registrato la conversazione con Lotito “a tradimento”) o dichiarino di non voler commentare l’accaduto e di considerare Lotito “un amico” (Galliani), e che il personaggio che più usciva ridicolizzato dalla telefonata in questione, il presidente della Lega Calcio Beretta, a momenti lo difenda.
Lotito si lamentava dello scarso appeal commerciale di una Serie A giocata da squadre provinciali, e lo faceva dall’alto di un grande merito, a suo giudizio: quello di aver permesso, proprio nei giorni scorsi, al calcio italiano di incassare 1 miliardo di euro dalla cessione dei diritti tv. Peccato che, come ha sottolineato il presidente della Roma Pallotta, la Premier League abbia contemporaneamente siglato un accordo che permetterà ai club inglese di incassare quasi 7 volte tanto…
…e che proprio le cosiddette “squadre di provincia” abbiano concesso alla campionato un’altra settimana di competizione e di suspance, e più in generale, una giornata in cui le “grandi” hanno raccolto poco, pochissimo, contro le “piccole”.
Sassuolo-Fiorentina, che ha aperto la 23° giornata, è la sfida tra due realtà che quest’anno quasi si equivalgono: prima del match 6 punti separavano gli emiliani dai toscani.
La Fiorentina schiera il suo nuovo gioiello, quel Salah in arrivo dal Chelsea, insieme a Diamanti e al giovane Babacar. Il suo è un caso curioso. Non viene granché considerato, ma è un giocatore di rendimento: non sempre titolare, per via di qualche infortunio e di una concorrenza che lo vede dietro (dietro?) a Gomez, Gilardino e, quando tornerà, anche a Giuseppe Rossi, ma è già a quota 7 reti in campionato. E il contratto scade nel 2016…vedremo come si comporteranno i Della Valle.
L’impressione è che potrebbe essere già tardi.
Vince la Fiorentina 3-1, il Sassuolo ha poco da recriminare, se non per un atteggiamento poco consono a una squadra che, seppur di talento, è pensata tutto sommato per non retrocedere.
L’anticipo delle 20.45 ha visto il Napoli, impegnato a Palermo con l’obiettivo di dar seguito alla serie di vittorie consecutive, respinto con perdite dalla coppia Vazquez-Dybala, autori di assist e gol a volontà e da una bella papera di Rafael su un tiro da 40m di Lazaar (qui).
Un 3-1 senza rimpianti per la squadra di Benitez, che dimostra ancora una volta di non aver la continuità necessaria per considerare credibile una rincorsa alle prime posizioni, soprattutto se Benitez continuerà nel suo turnover un po’ sbilenco che tiene fuori il più in forma dei partenopei, Gabbiadini (che subentra e segna il terzo gol consecutivo), per Callejon.
Il primo incontro della domenica è quello tra il Milan di Inzaghi e l’Empoli di Sarri, insieme al Palermo la più bella sorpresa del campionato. L’Empoli ha perso due soli match negli ultimi quindici ed è abbonato al pareggio: già 11 in questo campionato.
Il Milan, all’ennesimo cambio di modulo e di uomini, si schiera con un 4-4-1-1 che in fase d’attacco si allunga in un 4-2-3-1, con Menez trequartista e Destro punta centrale.
Al 40’ il Milan va in vantaggio: Menez corre palla al piede, scarica su Bonaventura che serve dalla sinistra Destro. Anticipo sul difensore e 1-0: semplice, no?
Peccato che sia l’unica azione del Milan in tutto il primo tempo. Nel secondo, un Empoli padrone del campo (a S.Siro, il possesso palla segnerà un impietoso 57%-43% per gli ospiti!) pareggia meritatamente con Maccarone che colpisce di testa solo in mezzo all’area – e meriterebbe la vittoria.
Per quanto riguarda i rossoneri, non si possono fare miracoli da una settimana all’altra, ma in questo momento anche l’Europa League è impensabile.
Gli acquisti di gennaio, Destro a parte, si dimostrano inconsistenti e incapaci di elevare la qualità della squadra, ma è il gioco che manca al Milan di Inzaghi, il movimento senza palla, il coraggio di tentare un passaggio non scontato e, probabilmente, un reparto difensivo degno di questo nome.
Con il pareggio il Milan sale a quota 30 e l’Europa si allontana. Comunque, se la zona retrocessione non si avvicinerà ulteriormente, la volontà della società sembra quella di continuare con Inzaghi fino a fine stagione.
Nel pomeriggio, la Roma riesce a pareggiare all’Olimpico con il Parma, una squadra praticamente retrocessa e sull’orlo del fallimento. Uno 0-0, nonostante il ritorno di Gervinho e il nuovo acquisto, Doumbia.
L’impressione è quella di una squadra senza più il cambio di passo e con un po’ di confusione in testa, forse a causa degli annunci bellicosi di inizio anno. Si sa, vincere a Roma è più difficile che altrove.
Un plauso ai giocatori e a Donadoni che, in una situazione delicata, dimostrano di valere, almeno per l’impegno, la serie A.
L’altra romana, la Lazio, vince a Udine contro la squadra di Stramaccioni con un rigore di Candreva. Moviola a parte, l’Udinese sembra essersi persa, ricordando sinistramente la stagione di Stramaccioni all’Inter: una grande prima parte, poi un calo delle prestazioni che portò l’Inter al 9° posto e il buon “Strama” all’esonero.
Pozzo ha giudicato insufficiente la prestazione della sua squadra: si vedrà, ma la zona rossa dista solo 8 punti.
Un’altra situazione a rischio è quella di Mandorlini a Verona, e il 5-2 contro il Genoa non aiuta. A onor del vero, bisognerebbe fare i complimenti a Gasperini, cui va il titolo di maestro della settimana, per aver assemblato una squadra in grado di presentare un ottimo calcio nel giro di un paio di settimane e nonostante un mercato di gennaio da 9 acquisti e 11 cessioni.
La nuova stella si chiama Mbaye Niang, in prestito dal Milan. Dopo un primo anno, con Allegri, da 20 presenze in campionato, si era perso tra vicissitudini personali, infortuni e prestiti.
Gasperini, che sa come far rendere i giovani, lo sta lavorando perché il ragazzo è un diamante grezzo e, scommessa, sarà uno dei giocatori più forti dei prossimi 10 anni.
Il Verona si aggrappa alle prestazioni di Luca Toni, 38 anni quest’anno, e questo forse la dice lunga sullo stato di forma degli scaligeri.
In Torino-Cagliari, 1-1 al novantesimo, succede tutto in 50’’: vantaggio sardo con Donsah, pareggio di El Kaddouri. Il Toro va vicinissimo almeno 4 volte al 2-1, ma Brkic, quest’oggi in versione stregone, arresta ogni tentativo torinista di conseguire la 5° vittoria consecutiva in campionato.
Un punto che accontenta entrambe: il Cagliari avvicina la quota di galleggiamento del quart’ultimo posto, il Toro non si avvicina eccessivamente all’Europa, che, non avendo nella rosa attuale gioielli con cui finanziare una massiccia campagna acquisti la prossima estate, potrebbe rivelarsi molto pericolosa per la squadra di Ventura.
Questo giovedì arriva l’Atletic Bilbao all’Olimpico di Torino, e, comunque vada, sarà una festa (ma il Toro non è senza speranza).
L’ultimo match delle 15 è quello tra Atalanta e Inter. L’Inter non vince a Bergamo dal 2008, e celebre fu una “sparata” di Mourinho dopo una sconfitta contro gli orobici nel gennaio del 2009.
L’Atalanta è in piena bagarre-salvezza, l’Inter è alla caccia di un posto in Europa che però dista 3 punti. Mancini tiene ancora Kovacic fuori e schiera la squadra con il consueto 4-3-1-2 con Shaquiri dietro un duo inedito: assente Icardi per infortunio, giocano Palacio e Podolski.
L’Inter passa subito in vantaggio con un rigore di Shaquiri, si fa pareggiare al 27’ da Moralez, poi è Guarin show che, con due gran bei tiri da fuori, segna il 2-1 e il 3-1. In mezzo, una follia di Benalouane (rosso per proteste su un fallo a centrocampo) facilita ancor di più il compito ai nerazzurri (di Milano). Chiude il conto Palacio al 72’.
Se un mese fa a Mancini occorreva un buon analista, ora il peggio sembra alle spalle, e con un calendario che dice Cagliari in trasferta e Fiorentina in casa si può guardare avanti con fiducia. Giovedì però c’è il Celtic in Europa League, e d’ora in poi bisognerà saper dosare le forze.
Alle 18, Chievo-Sampdoria sancisce il periodo di flessione della Samp (una possibile causa la trovate qui). Il tecnico della Sampdoria, in vista del derby della settimana prossima, risparmia mezza squadra, e così il 2-1 è servito.
A nulla serve un Eto’o migliore dei suoi e il gol di Muriel: se Mihajilovic non ritrova i suoi giocatori e il gioco che aveva contraddistinto la squadra prima di Natale, arriveranno tempi duri per i blucerchiati.
Il campionato poteva finire alle 22.30, alla conclusione di Cesena-Juve. Dopo il pareggio della Roma al pomeriggio, i torinesi avevano la possibilità di andare a +9 e mandare in frantumi i sogni di gloria di Garcia&co. .
La Juve scende in campo come se dovesse giocare contro i pulcini del Cesena, dimenticando che soltanto due settimane fa la Lazio qui aveva perso, e va immediatamente sotto con il secondo gol in campionato di Djuric.
Allegri, sempre impeccabile nell’atteggiamento a bordo campo, si infuria per l’atteggiamento da dopo pranzo natalizio dei suoi (specie di Pirlo e Bonucci), e, complice il calo atletico del Cesena, la Juve passa in vantaggio con Morata e Marchisio.
Sembra tutto pronto per la goleada, ma la Juve si riaddormenta e lascia progressivamente spazio ai romagnoli, che trovano il pareggio con Brienza al 70’. Dieci minuti più tardi, Vidal sbaglia il rigore del possibile 3-2.
Dopo la sosta natalizia, la Juve ha pareggiato già tre volte, subendo 5 reti (su 11 complessive): un indizio che se le altre non andassero a rilento, forse lo spazio per insidiare la Vecchia Signora quest’anno ci sarebbe.
Maurizio Riguzzi
@twitTagli