Taccuino londinese #2

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E allora, con questa follia che si respira nell’aria, dove poteva nascere tutto il rock, il metal e il punk che hanno preso a scorrermi nelle vene fin da piccolo? Ma qui ovviamente. Ecco spiegata allora quella sensazione di essere come a casa. Diversa da quella che provo in altre grandi capitali europee che pure amo: discipline diverse, sport diversi, campi da gioco diversi.
No, io in Inghilterra l’ho sentito. Il rock. Nel senso ampio del termine, s’intende. E, sotto sotto, lo sentono anche loro. Ogni sottocultura qui può resistere e partecipare alla vita civile: vedrai poliziotti tatuati, rappresentati commerciali con piercing, addetti ai trasporti con la cresta e così via. Non è solo il fatto che si siano fatti gli anticorpi a forza di movimenti che gli sono nati in casa: gli inglesi, in fondo, trovano tutto questo perfettamente normale. È nel loro DNA storico.

Poi, fatti un giro per il quartiere di Soho e raccontami. Arriverai a Leicester Square, il cuore palpitante degli eventi londinesi. Persino i Rancid, che sono americani, hanno dedicato un pezzo a questo posto che trasuda energia sonora da ogni angolo. E poi fatti un giro per tutte quelle stradine. Passerai per la Chinatown più appariscente e allo stesso tempo più discreta che c’è. Faranno parte a sé, ma anche i cinesi qui “diventano londinesi”. Tant’è vero che mentre giri per Soho manco te ne accorgerai di essere capitato nel quartiere cinese. Non fosse che per i nomi delle strade tradotte in caratteri Hanyu.
Se poi capiterai per Soho la sera e, come me, sei pazzo di heavy metal, fatti un giro dietro la stazione di Tottenham Court Road.
Segnati questi indirizzi: St Giles High Street, 15 e sei all’Intrepid Fox, pub rock a due piani; ma fai piuttosto un salto a Manette Street, 17 al Crobar. In quest’ultimo si respira la vera aria del buon vecchio e sano metal. C’è anche un juke box ben fornito, con 1 sterlina puoi fare 3 selezioni (si ringraziano EvilDevin e Marv per la segnalazione e la bella serata insieme).

Insomma, il rock non poteva venir fuori che da qui, non c’è verso. Poi, beh, non vogliamo farla la “turistazzata” di camminare sulle strisce pedonali di Abbey Road a due passi dagli Apple Studios? Dove quei quattro simpaticoni di Liverpool che sconvolsero il rock hanno messo piede? Dì la verità, un po’ di voglia ce l’hai anche se percepisci che è una bravata da turisti.
Come sarà anche una bravata per turisti andarsene all’Hard Rock Café.
Certo che sì, son d’accordo.
Ma per favore, se ti capita, vacci, a quello di Londra! Dovrai attendere il tuo turno in cima a una scala per poi scendere in un piano sotterraneo. Un tipo dello staff ti guiderà in una piccola stanza che contiene un vero tesoro. Non ti anticipo nulla, ti dico solo che si parte dal blues per arrivare fino al grunge. Un vero museo in una stanzina. E c’è da credere che sia solo una parte della collezione disponibile.

Ma Londra non è solo rock. Ad esempio, la capitale britannica ha un polmone verde impressionante. Fai il giro che ti pare e ti imbatterai in almeno un parco pubblico. Se trovi tempo accettabile (bene, è un’utopia: io però son stato fortunato) e hai tempo da perdere, un giro a Regent’s Park fattelo. Oppure fattelo ad Hyde Park. O al St James Park. O al Green Park. Oppure all’Holland Park. O al Unnomeacasoininglese Park. Insomma, mi hai capito: il verde non ti mancherà.
Poi, ad esempio, vuoi  che ti parli dei musei? Parliamone. Il British, la National e il Tate sono la dimostrazione che in Inghilterra non c’è arte. Ebbene sì, mi dispiace, ma con le belle arti questi anglosassoni hanno poco o nulla a che fare.
Il British dimostra che una potenza imperiale può far man bassa di tesori archeologici in maniera agile. Gli altri due che ti ho nominato invece mostrano come, se proprio non puoi rubare, esista un meccanismo più discreto e accettato che si chiama acquisto. Bello, eh? Possedere un patrimonio invidiato da mezzo mondo e che però, guarda un po’, non t’appartiene nemmeno per la sua decima parte.

doc. NEMO
@twitTagli

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