Sul Cammino di Santiago fischiettando l’Internazionale/6° tappa: Santiago – Olveiroa

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25 agosto 2010

Posso dirlo: SIAMO DEGLI EROI! Oggi abbiamo decisamente superato i nostri limiti, 54.5 km in dieci ore e mezza di cammino effettivo. Ancora è difficile credere che ci siamo svegliati a Santiago stamattina. Anche perché la partenza è stata terribile, abbiamo perso quasi mezz’ora per uscire dalla città, sotto una pioggia fastidiosa, e vedere le pietre miliari che indicavano 96 km a Finisterre, sapendo che avremmo dovuto coprirli in sole due tappe, era scoraggiante.

Abbiamo fatto praticamente tutta la tappa in solitaria, pochissimi gli incontri lungo il cammino e quasi tutti in senso opposto. Paradossalmente il tratto più duro è stato quello iniziale, al buio, all’umido, scoraggiato dalla falsa partenza, mi sentivo stanco e poco carico, dubitavo che avremmo superato quota 40.

Poi è avvenuto quello che è l’essenza della magia del Cammino: L’INCONTRO. Ore 8.50, salita alquanto faticosa e per di più solo all’inizio della tappa, il morale era piuttosto basso come detto, anche tra di noi parlavamo poco, assonnati ed in cerca di carica; ecco che compaiono due pellegrini «inversi», una coppia, ci vengono incontro. Il marito ci vede, sfoggia un sorriso a 36 denti ed esclama: «Ohhhh, los premieres pellegrinos! Donde venites?!». Capiamo subito che è spagnolo come noi, infatti ci chiede: «che lingua parlate: francese, italiano, spagnolo?». Lore risponde: «Siamo italiani».

Il nostro eroe si esalta ancora di più, ci stringe la mano e dice: «Avevo detto a mia moglie che i primi li avremmo incontrati alle otto e mezza! Che ore sono?». Gli mostro l’orologio che segna ormai quasi le nove e lui, faccia di bronzo tanto romana quanto il suo accento: «Ecco appunto, le otto e mezza!». La moglie contenta quanto lui ed estasiata dal marito ci domanda, pragmatismo femminile che non si smentisce mai: «Dov’è il bar più vicino?». Le dico che ne avevo appena visto uno e l’assicuro sul fatto che il Cammino di rientro per Santiago è ben indicato. I nostri nuovi amici ci salutano con mille effusioni e ci danno persino conforto sulla relativa facilità del percorso che ci attende per i prossimi chilometri.

Era quello che cercavamo, era l’occasione che stavamo aspettando per distrarci dalla strada ancora da fare e iniziare a ridere spensierati dei personaggi magnifici che si ha l’occasione di incontrare in avventure simili. Dopo circa 4 chilometri di salita piuttosto dura ci concediamo la prima sosta, dopo 15 chilometri. Ma ormai il motore è ripartito, continuiamo a macinare chilometri e ricominciamo anche a ridere, cazzeggiare, parlare di cose serie, adesso la distanza si fa meno preoccupante. Passando per Negreira, città cara agli ammiratori di Hemingway e di «Per chi suona la campana», ci godiamo lo splendido paesaggio e quasi non ci accorgiamo di aver fatto 30 chilometri.

Sosta per un rifocillante pranzo e si riparte, obiettivo: raggiungere almeno la palina di quota – 40. Le gambe e i piedi, questi ultimi forse per la prima volta, iniziano a fare male, ma il morale è alto, il paesaggio ipnotico e il Cammino è tutto nostro; non si molla, continuiamo a macinare chilometri. Tra il serio e il faceto sentiamo l’impresa a portata di mano, dobbiamo riuscire a fare 50 km, almeno.

Attraversiamo infiniti pascoli, sovrastati da avveniristiche pale eoliche, paesini minuscoli e rettilinei lunghissimi ci segnano il passo. Fatti ormai 40 km le gambe, che in realtà vogliono fermarsi, vanno da sole. Al quarantottesimo chilometro iniziamo a vacillare, speriamo in un rifugio che ci salvi, non ne abbiamo proprio più. Inizio a pensare che se fossimo in maratona comincerei a pensare ad essere raccattato dalle scope, ma qui non abbiamo nessuno né avanti né dietro.

Ad un certo punto incontriamo un pellegrino che ci sembra matto ma che invece dà dei matti a noi che siamo partiti da Santiago…Non avendo alternative continuiamo ad andare, ormai in trance agonistica, puntiamo ad arrivare al termine della seconda delle tre tappe che la nostra guida considera necessarie per arrivare a Finisterre da Santiago.

Quando il mio gps dice che abbiamo percorso 53.5 km vediamo l’indicazione salvifica, rifugio a 1 chilometro. Arriviamo, accettiamo il materasso per terra come un’alcova e ci gustiamo, pavlovianamente, le birre che ci berremo nel bar a fianco all’albergo. Siamo in piedi da quattordici ore, in cammino per dieci e mezza, siamo distrutti fisicamente, ma euforici.

Una cena che normalmente troveremmo mediocre ci pare un banchetto reale. Troviamo anche la voglia di scambiare qualche esperienza con altri pellegrini, una di loro è una signora israeliana loquace e interessante, sono troppo curioso e le chiedo se sia ebrea, lo è, e mi incuriosisce molto trovare un’ebrea sul Cammino di Santiago; ma d’altronde è l’imprevedibilità una delle più belle ricorrenze in questi giorni.

Adesso ci aspetta un sonno ristoratore, è stata una giornata intensa; come mi hanno scritto i miei, sarà un’esperienza che ci porteremo dietro, ne sono sempre più convinto. Concludo come ho iniziato il racconto della giornata, lo posso dire: SIAMO DEGLI EROI!

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

Leggi tutte le tappe del Cammino di Santiago:

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