
L’Italia è un paese strano. È il paese che per anni discute di qualcosa, poi non arriva mai ad un risultato. È il paese che vuol prendere d’esempio gli altri (in tutti i campi, dalla riforma del lavoro “all’inglese”, alla legge elettorale “alla tedesca”, alla riforma scolastica “alla paesi Scandinavi”), e poi riesce sempre a realizzare robacce neanche paragonabili a quelle delle nostre fonti ispiratrici.
L’Italia è anche il paese dove le coppie LGBT non hanno diritti assimilabili a quelli francesi, tedeschi, spagnoli, inglesi, americani…
E l’Italia è addirittura il paese dove i tre principali partiti non hanno opinioni sul temi dei diritti LGBT diverse dal: “faremo qualcosa chissà quando”.
Spesso questi temi non vengono neanche trattati. Altre volte, dopo lunghi lavori, vengono “asfaltati” da un’intervista su L’Avvenire (come è successo al DDL Cirinnà da parte di Renzi).
L’altro giorno Renzi concede un’intervista molto vasta al quotidiano della conferenza episcopale italiana. Il giornalista chiede sulle unioni civili, e Renzi risponde: “Una volta che il Parlamento avrà terminato di votare queste, discuteremo anche su quella che ritengo essere una assoluta e corretta rappresentazione delle civil partnership, sul modello tedesco. E sarà superato il ddl Cirinnà perché anche in questo campo vedremo una proposta ad hoc del governo, che è pronto a prendere una sua iniziativa”.
In pratica, ciao ciao DDL Cirinnà (che non era il massimo, ma era pur sempre accettabile, ed era comunque un compromesso raggiunto dopo mesi di discussioni) e benvenuto decreto del governo, su chissà cosa. Esatto, perchè il Renzi, decisionista e sempre preciso, lascia un alone di mistero sul contenuto governativo.
E resta misterioso anche il momento quando il testo giungerà in parlamento (ma non aveva detto settembre?) visto che le riforme costituzionali finiranno di essere votate “chissà quando”.
Negli altri partiti la situazione non è diversa. I big nel M5S non parlano, non si sa che pensino. Restano le battaglie portate avanti da persone come Giulia Di Vita, che comunque provocano malumori dentro il M5S.
Qualche settimana fa alcuni esponenti grillini erano addirittura scesi in piazza con le “Sentinelle in Piedi” (gruppo di cattolici che con manifestazioni si stanno opponendo ai diritti Lgbt, per, secondo loro, salvaguardare la famiglia naturale), e in molti si nascondono dietro le parole “i parlamentari del Movimento 5 Stelle non possono prendere decisioni così importanti su temi non previsti nel programma, come hanno sempre detto Grillo e Casaleggio” (intervista Avvenire ad Andrea Aquilino, e altri cattolici M5S del 28/6/2014).
Dentro Forza Italia c’è la fiera del pressapochismo. Dopo la svolta gaylib della Pascale e di Feltri, pure Berlusconi pareva avesse cambiato idea rispetto qualche anno fa.
Ma le sue parole (comunque molto vaghe, del genere “bisogna fare qualcosa per i gay in Italia”), hanno sollevato un polverone che nel migliore dei casi è accompagnato dal “ci sono problemi ben più importanti, prima pensiamo alla famiglia” (questa frase piace molto a chi ha due-tre famiglie da mantenere) oppure i semplici Gasparri-Santanchè che si oppongono dicendo “mai matrimoni gay o adozioni”.
Quindi la domanda che si pongono sicuramente un milione di cittadini (secondo i dati Istat del 2011 sono questi i numeri dei gay dichiarati in Italia, quindi solo una piccola parte, visto che i non dichiarati sono molti di più) e forse altri milioni di cittadini che semplicemente vorrebbero vedere il nostro paese come un posto migliore, o meno medioevale, è: quando vedremo una vera legge sulla Civil Partnership (tanto per iniziare)?
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@mirkoboschetti