Storia di una Goleador – Una riflessione sul pubblico teatrale

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Qualche giorno fa mi sono recato a teatro per assistere alla rappresentazione di un’opera lirica. Tutto è iniziato circa a metà del primo atto, quando ho deciso di mangiarmi la metà di una Goleador alla frutta che tenevo in tasca.
Trattavasi di Goleador già aperta e, di conseguenza, non particolarmente rumorosa. Quando ecco che un individuo seduto vicino a me si volta e mi sussurra, con aria condiscendente: “Scusa…”.
Lì per lì ho pensato al solito pedante rompicoglioni che, ahimè, è un male necessario all’ecosistema teatrale. Dopo questo episodio, però, ho iniziato a notare una cosa: non ero il solo a subire un trattamento del genere!
Per tutto lo spettacolo si sono uditi “Sssh!” di ogni sorta. Il più piccolo rumore, il più minuscolo bisbiglio, veniva soppresso con fastidiosissime sibilanti.
In qualche città, poi, c’è l’odiosissima usanza di fare “Sssh!” non solo a chi fischia, ma anche a chi applaude. Zittire chi fischia può avere una parvenza di senso, ma zittire chi applaude mi sembra grottesco. Non solo non posso dire che una cosa non mi piace, non posso dire neanche che mi piace?

 

Se a uno non piace il contatto con gli esseri umani, perché va a teatro? Il teatro è fatto di persone che si incontrano. È per quello che si chiama “teatro” e non “YouTube dal vivo”. Se a uno non piace sentire i commenti, i moti di approvazione e disapprovazione, le reazioni eccetera, perché non sta a casa a sentirsi il vinile?
Poca partecipazione, dunque.
Penso dipenda dal fatto che non siamo più abituati a considerare il teatro come un luogo di aggregazione. Siamo troppo abituati a sentirlo definire “Tempio dell’Arte”, “Più profondo della televisione” o cose del genere. Mi chiedo in quanti si rendano conto che anche gli spettacoli che fa Giobbe Covatta nei palasport sono “teatro”.

 

Frollo notre dame de paris

 

Qualcuno potrebbe rispondermi: “E che dobbiamo fare? Tirare fuori gli accendini durante l’aria del tenore? Finire come quelli che vanno ai concerti solo per avere un pretesto per fumarsi una canna, fregandosene altamente di quello che suonano?”.
Sì. Cioè, no. Ovviamente no. I concerti sbracati saranno concerti sbracati, ma almeno la gente partecipa. Logicamente la loro partecipazione sarà di un certo tipo, perché si suppone che non siano persone eruditissime e raffinatissime, ma comunque quelli sono incontri di persone.
Nei teatri d’opera ci dovrebbero essere incontri di persone colte e sofisticate (lo so, è una generalizzazione, ma lasciatemela passare).

 

Non vorrei passare per eretico ma… se lo spirito con cui si fanno certe cose è quello giusto, non c’è niente di male a mangiare, fumare o darsi a altri godimenti mentre si guarda uno spettacolo.
Non è necessariamente una distrazione. Al contrario. Quanti di noi acquistano cibo o bevande con il preciso scopo di godersele insieme al loro show preferito?

 

Il teatro è tale nel momento in cui qualcosa passa dal palco alla platea. Non serve che si mettano sul palco belle scene, costumi meravigliosi o che i cantanti diano il massimo, se tutti questi grandi professionisti devono parlare al vento.
Ad esempio, uno spettacolo che indubbiamente è riuscito a eccitare le folle trattando di argomenti nobili è Notre-Dame de Paris di Cocciante-Plamondon (Cocciante-Panella per la versione italiana). Nel secondo atto, Frollo fa un acuto molto noto ai fan, che lo aspettano con trepidazione. Esmeralda gli ha chiesto “Ma che cosa vi ho mai fatto? Perché voi mi odiate tanto?” e la sua risposta è “Ma non capisci che questo odio è che ti amo? Ti amo!”.

 

Su quel “Ti amo!”, che dura cinque o sei battute, il pubblico va in visibilio. Spesso a farne le spese è la frase successiva di Esmeralda, il cui inizio viene in genere coperto dagli applausi, ma lo spettacolo non ne risente affatto, anzi.
Meglio perdere mezza frase e vivere un’esperienza emotiva collettiva, piuttosto che sentire tutto alla perfezione senza che nemmeno una nota ci tocchi.
Perché, insomma, come si fa a stare dietro a uno spettacolo se la platea sembra stia seguendo, annoiandosi, una messa domenicale?

 

F.V.

@twitTagli

 

 

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