Lamberto è morto. Era giovanissimo, aveva ancora un sacco di cose da fare e da vedere.
Ma non potrà farlo, perché tra un sabato e una domenica in discoteca ha fatto quello che fanno tanti ragazzi con poca consapevolezza – e a lui è andata davvero male, irreversibilmente male.
Detto in una parola, ha fatto un overdose di metanfetamina.
Con i suoi amici ha sciolto nell’acqua (speriamo che fosse acqua, perché utilizzare una bevanda alcolica è peggio) una polvere bianca sotto forma di pastiglia, che gli era stata ceduta o venduta da un ragazzino poco più grande lui, evidentemente poco consapevole di quello che sarebbe potuto accadere: cedere o vendere droghe è un reato, ma se qualcuno ne muore il tipo di reato è diverso.
Né Lamberto e suoi amici né il baby spacciatore avevano consapevolezza del fatto che la metanfetamina è un potente stimolante che agisce sul sistema nervoso centrale e dunque va ad alterare le funzioni che il nostro organismo da solo è in grado di regolare.
Cosa significa questo? I sensi di chi l’assume subiscono un’intensificazione della loro funzionalità, il ritmo sonno-veglia è modificato, l’appetito e la sete diminuiscono, aumenta la temperatura corporea, l’organismo ha degli sbalzi di pressione, si perde il controllo muscolare (infatti si dice che chi usa metanfetamina “smascelli”, cioè digrigni i denti).
Dall’altra parte però la loquacità aumenta, la sensazione che si ha è quella della spensieratezza, della sintonia con il mondo e dell’euforia.
Guardando questi ultimi effetti, uno pensa che l’esperienza debba essere positiva e che magari al posto di una pasticca ne potrebbe assumere due per accentuarne gli effetti.
Non è cosi: più se ne assume e più l’esperienza è veloce, violenta ed aumenta gli effetti collaterali.
Quei ragazzi, questo, lo sapevano?
Le metanfetamine vengono prodotte in laboratori clandestini, a volte cantine o garage, in cui – oltre a non esserci ovviamente nulla di igienico o di lontanamente vicino al concetto di “sterile” – vengono utilizzate sostanze da taglio. Esse nella migliore delle ipotesi sono stimolanti blandi o farmaci (ad esempio l’aspirina, con buona pace dell’eventualità di un’allergia dell’utilizzatore); nella peggiore sono sostanze tossiche come calce, piombo o stricnina (proprio lei, il veleno per topi).
Tra metanfetamina e sostanze da taglio si genera un rischiosissimo cocktail che ha un impatto variabilissimo a seconda della quantità assunta, dello stato fisico della persona, della sensibilità personale alla sostanza ed alla modalità di assunzione. Ad esempio, chi soffre di ipertensione, problemi al cuore o ai reni, epilessia e psicosi non dovrebbe per nessun motivo assumere mai tale sostanza; ma di solito nessun sedicenne è al corrente del suo effettivo stato di salute, anche solo perché a quell’età nessuno si è sottoposto a check-up completo. Scoprire attraverso la metanfetamina di avere un disturbo, con drammatiche accentuazioni della propria sintomatologia con evoluzioni imprevedibili, può essere l’inizio di una tragedia.
I mix con ulteriori sostanze sono poi imprevedibili: non solo non si sa bene nemmeno cosa contenga un’unica pastiglia, ma nemmeno le quantità di sostanze psicotrope contenute in ciascuna delle dosi (che ricordiamo essere “artigianali”, nel senso peggiore del termine).
Dopo l’assunzione, per 3-5 ore circa, il corpo smette di comunicare una serie di informazioni importanti per la sua funzionalità: la sete, la fame, il caldo, il sonno. Sensazioni necessarie e vitali, che a causa della metanfetamina vengono alterate: non è un caso che i più gravi rischi siano la disidratazione e l’ipertermia.
Sotto metanfetamina il soggetto non si reidrata correttamente, anzi prosegue nella sua attività (di solito, continua la serata in discoteca): l’alcool dal canto suo aumenta il rischio di disidratazione, ed il ballare ininterrottamente – senza fare pause, prendere aria e rinfrescarsi – porta l’organismo al suo limite.
Se il sistema nervoso centrale è seriamente compromesso in seguito a un’assunzione massiccia, il tessuto cerebrale si gonfia: il liquido all’interno dell’encefalo aumenta, e a questo punto il cervello “scoppia”, immagine grossolana per descrivere un edema cerebrale. L’edema è spesso causa di morte per chi ha complicazioni da overdose.
I primi sintomi dell’edema cerebrale sono il mal di testa, vomito, calo della vista, stato confusionale, disturbi della memoria e infine coma.
Se ne saranno accorti gli amici di Lamberto? Ma soprattutto conoscevano questo rischio?
Si fa abbastanza prevenzione concreta, al di là del paternalistico “non ti drogare”, per spiegare quali sono i sintomi dei più gravi effetti collaterali?
Lamberto è morto clinicamente per edema cerebrale, realisticamente per una o più pasticche, idealmente per scarsa informazione. Insieme a lui ce ne sono molti altri di cui rimane una lapide e qualche titolo in cronaca, con annessa caccia al pusher.
I pusher non sono il problema: il problema è sociale, ed costituito dai consumatori, dai ragazzi che scelgono di divertirsi così senza che nessuno abbia reali e concrete possibilità di impedirglielo: proibire non funziona, ed è vitale spiegare quali sono le conseguenze a cui si va incontro, anche e soprattutto a brevissimo termine.
Assumere invece metanfetamine in modo eccessivo e continuativo può portare gravi alterazioni dell’umore, deficit della memoria, difficoltà nella concentrazione e nell’apprendimento, episodi psicotici acuti.
Se “sniffate” (assunte per via endonasale), possono causare danni alle mucose nasali. Soprattutto, aumenta il rischio di trasmissione di malattie infettive, come epatiti e HIV. Chi decide di farne uso deve assolutamente polverizzate bene i cristalli, e utilizzare cannucce sterili e monouso, senza condividere né accettare quelle altrui.
In ultimo, da non trascurare il riposo: chi assume metanfetamine, speed, MDMA, ecstasy, ice, etc. si mette nelle condizioni di avere un’esperienza fisicamente stressante. È importante recuperare nei giorni successivi, e ricordarsi di assumere la dose successiva non prima di alcune settimane, per favorire il recupero sia del fisico che della mente.
Poi, ovviamente, se ne si fa a meno è meglio.
Eleonora Ferraro
@twitTagli