Sono contrario al suffragio universale. E di sinistra.

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Da qualche giorno sia su questa pagina sia altrove ci si è accorti che una parte dell’opinione pubblica è contraria al suffragio universale. Le reazioni prevedibilmente scandalizzate dei benpensanti non si sono fatte attendere: questa sinistra snob che vuole far votare la gente solo quando vota come vuole lei!, questi intellettuali che si definiscono di sinistra ma in realtà sono di destra (o addirittura fascisti!). Accuse di classismo, di imbecillità, di non capire il vero problema.
Da persona contraria al suffragio universale (ma preferirei dire “favorevole all’istituzione delle patenti di voto”) da almeno dieci anni, ho imparato quanto sia facile e buonista affibbiare etichette del genere a questo tipo di pensiero, ma il discorso è un attimo diverso dal non far votare i meno istruiti o quelli che la pensano diversamente da me.

Al contrario di quanto immagina la sinistra “non-snob” – che siccome non si ritiene superiore agli altri non solo pretende di essere l’unica incarnazione possibile di sinistra, ma utilizza “sei di destra” come insulto -, per quanto mi riguarda non è una questione culturale né di tendenze politiche: è banalmente questione di sapere ciò che si fa.
A me non importa se un elettore, o la maggioranza degli elettori, vota per un partito diverso dal mio: mi importa che sappia che sta votando per una lista parlamentare e non per il presidente del consiglio (per dirne una).
Vorrei che “cosa è l’Unione Europea?” l’elettore lo cercasse su Google prima e del voto, e non dopo (e a prescindere da cosa poi decide di votare).
È chiedere troppo?

Questo si applica tanto ai pluri-laureati che a quelli con la quinta elementare. Poi certo, ho la presunzione di immaginare che sotto queste condizioni certi partiti e movimenti sarebbero fortemente ridimensionati, e certi referendum avrebbero esiti differenti.
E credo anche che la percentuale di persone con diritto al voto sarebbe maggiore tra i laureati in fisica che tra gli iscritti ad un comitato contro le scie chimiche, ma questo prescinde totalmente dalla critica al suffragio universale: da socialista, preferirei vincesse una destra liberale eletta con criterio, piuttosto che una sinistra votata a cazzo di cane.

Poi certo, ci si sente molto dalla parte del popolo a dire che bisogna capire la gente, tornare a stare con il paese reale, superare lo scollamento, il divario tra politica e elettorato: belle parole, che ti fanno sentire molto a sinistra. Nel senso di scappellamento a sinistra.

Luca Romano

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