
Second Life
Di proprietà della società americana Linden Lab, a un certo punto sembrava essere, per antonomasia, il web 2.0: “È il futuro di internet”, urlava niente meno che la CNN. In realtà, Second Life non è mai riuscito a diventare mainstream, come avrebbe fatto, in futuro, soprattutto Facebook.
Lanciato nel 2003 (ma Linden Lab fu fondata dalla fine degli anni ’90), Second Life raggiunse il suo acme tra il 2005 e il 2006. Fece numeri, per l’epoca avanti-Facebook, impressionanti, e – ancora nel 2008 – Obama lo usò per la sua campagna elettorale.
Presto, tuttavia, cominciò il declino: gli stessi media che ne avevano profetizzato un futuro di onnipotenza svelarono le magagne (quasi mai erano attivi contemporaneamente più di alcune decine di migliaia di utenti, per esempio). La curva del successo svoltò in negativo già nel 2007.
Le ragioni del “fallimento”? Secondo gli esperti, principalmente, la difficoltà di utilizzo iniziale (difficoltà relativa, considerata in proporzione all’intuitività di Facebook e compagnia). La grafica 3D che ricrea il mondo fisico aveva, inoltre, un tasso di obsolescenza potenzialmente molto rapido. Il concetto di software da installare è (e già era) piuttosto datato, quando già si cominciava a entrare nell’era del cloud. E qualcuno provava una certa inquietudine nei confronti di avatar così realistici…
MySpace
Secondo molti, MySpace è (stato), per i social network, quello che Petrarca è stato per l’umanesimo o Beethoven per il blues: un precursore in tempi molto meno che sospetti.
Nei primi anni duemila contava già milionate di iscritti: piaceva, e molto, anche per il fatto che permetteva di avere una vetrina (i blog stavano diventando di moda) anche a coloro che non avevano eccessiva dimestichezza tecnica e informatica.
Agli albori di Facebook, era proprio MySpace a esserne considerato il principale concorrente. Venne poi surclassato dalla creazione di Zuckerberg (così come dai suoi meno popolari omologhi). Tra le cause dell’insuccesso, una grafica meno pulita della concorrenza e tanti, tantissimi profili fasulli.
Recentemente MySpace è tornato: il target di riferimento sono i cultori della musica. Il problema è che, nato avanguardia, ora MySpace sconta il ritardo con la concorrenza. Riuscirà a competere, per dire, con il SoundCloud di turno?
Google Buzz
“La privacy, la privacy!” Questo è il principale grido d’allarme con cui i detrattori di Google Buzz contestavano questa piattaforma. Altri invece (si) ponevano questa domanda: “Ma è davvero un social network?”. In effetti, gran parte dei contenuti (quasi il 90%, secondo diversi studi) aveva come fonte Twitter o Feed, cosa che rendeva Google Buzz, principalmente, un aggregatore.
Discussioni e interazioni latitavano. Secondo molti critici, la pecca di Buzz è non essere riuscito ad apportare alcuna novità rilevante in un mercato già saturo. Gran parte del (poco ed effimero) successo iniziale è stato favorito all’essere stato fin da subito aggregato a GMail.
E infatti molti si chiedono: “Siamo sicuri che Google non volesse, con Buzz, semplicemente un nuovo strumento per ottenere informazioni sugli utenti?”.
Andrea Donna