La recente avventura tragicomica a cui ha dato vita il “governo delle larghi intese” ha visto protagonista l’onorevole Santanché. Tralasciamo lo squallore della vicenda, e concentriamoci sulla quasi/forse/di-sicuro-ma-dopo/mai vicepresidente della Camera.
Osservando la deputata, ho notato una somiglianza che, a seconda della fede calcistica del lettore, potrà farla apparire più simpatica o, al contrario, accrescere l’odio nei suoi confronti.
Santanché è la Mourinho del centrodestra italiano.
Penso si possa riassumere il suo modo di fare politica in una frase che ha pronunciato qualche giorno fa ai microfoni di Ballarò:
Io non sono cattiva, sono sicuramente di parte” e ancora: “non voglio farmi amare da una parte che non è la mia; voglio farmi amare dai miei: da molti ma non da tutti”.
Somiglianza numero uno
Santanché mostra un attaccamento e un affezione alla squadra (elettorato) che in pochi riescono a dimostrare.
Somiglianza numero due
Coraggio. Non ho mai visto la pitonessa su Rete 4 a “Quinta colonna”, eppure l’ho vista quasi a cadenza settimanale da Santoro, arena temuta da chiunque – e a maggior ragione da un Pdlino. Entra, si siede, viene insultata per due ore da tre o quattro notabili con la verità in tasca, sbraita i restanti 60 minuti, ed esce; non entro nel merito di ciò che dice (fidatevi: servirebbe ben più di un articolo), ma le va dato atto che ha il coraggio di mettersi sempre in gioco.
Somiglianza numero tre
Ostile, aggressiva e beffarda nei confronti degli “altri”; l’atteggiamento così duro nei confronti degli avversari serve a “far spogliatoio” (compattare e caricare l’elettorato).
Somiglianza numero quattro
È esagerata ed estrema; appare impulsiva, ma in realtà qualsiasi esclamazione, siparietto o scenata è calcolata sotto ogni minimo dettaglio.
Somiglianza numero cinque
Ricalca l’aspetto che più di tutti distingue lo Special One: la capacità – in conferenza stampa, magari dopo una sconfitta – di assumersi ogni responsabilità, catalizzando su di sé critiche e giudizi, ma riuscendo così a lasciare intatta la squadra. La Santanché è una sorta di pungiball contro il quale si schiantano e vengono catalizzati i più duri insulti, che lei lascia cadere con grande nonchalance, facendo così da “schermo” al proprio partito.
Bene: detto questo, cominciamo a pregare che non ci infili un triplete.
Prossimamente, “Vendola: il Trapattoni del centrosinistra italiano” – può parlare in tutte le lingue che vuole, ma non si capisce un cavolo di quello che dice.
Francesco Cottafavi