Renzi, non farti fregare a Monopoli

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Chiunque ha sognato di essere una mosca, in vita sua: per vedere le marachelle del figlio a scuola, per spiare il proprio collega antipatico mentre viene fustigato dal capo, per assistere alla prova-reggiseno della propria compagna di banco.
Io ieri avrei voluto essere una mosca in via Vittorio Veneto 121, Roma. Nell’ufficio di John R. Phillips. Mentre apriva la corrispondenza.

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Questo simpatico signore è stato spedito dagli Stati Uniti con una serie di compiti, teoricamente seri. Ma noi siamo dei burloni, e del resto uno che fa l’Ambasciatore in Italia deve essersene reso conto: prenderci sul serio non è impossibile, è inutile.
Sette parlamentari italiani, membri “dell’unico partito rispettabile dell’arco democratico italiano” (così, almeno qualche volta, si sono definiti) hanno mandato una lettera a Johnny per parlargli di un problema. Grave. Il Monopoli.

Io mi vedo Johnny con la fronte imperlata, sulla sua poltrona di un’ambasciata deserta nella calura romana. Ha una camicia blu elettrico e una cravatta rosa salmone che ci sta come l’impepata di cozze alle sei di mattino: è un vero yankee. “Vediamo un po’ che mi hanno scritto i renziani del PD, stamattina…”.

“In questi giorni, contraddicendo la chiave etica del presidente Obama, l’azienda statunitense Hasbro starebbe per lanciare la nuova versione dello storico gioco da tavolo Monopoli. Stavolta però le tradizionali proprietà immobiliari sono sostituite da pacchetti azionari di grandi multinazionali. Si passa dall’acquisto di immobili alla speculazione in Borsa e inoltre, novità decisamente preoccupante, sarebbe stata abolita la casella della prigione”.

La notizia la conoscete tutti, le reazioni pure. Io avrei voluto vedere la faccia di Johnny mentre leggeva la lettera.
Mentre pensava: “Io ho pure studiato italiano per leggere i deliri di questi imbecilli“. Scritti nel classico burocratese dell’impiegato catastale, gli avrei ronzato vicino all’orecchio.
Poi sarei volato via dalla finestra a migliorare la mia giornata (ché dopo una lettera del genere un pasto alla maniera delle mosche è solo un progredire della situazione).

Perché dopo esser caduti in basso, si può sempre risalire. .

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Quando è andata bene, la nouvelle vague del centrosinistra è stata lapidata a suon di sfottò (qui, ad esempio, un feroce Alberto Infelise su La Stampa).
In casi peggiori, loro e noi ci siamo beccati un pippone di ortodossia (a firma di tal Flavio Bini, Huffington Post) dove si argomenta che è assurdo mandare una lettera in cui si protesta contro il nuovo Monopoli basato sulle azioni di borsa, non tanto perché trattare in maniera specchiata e formale una scemenza del genere con l’Ambasciatore USA a Roma squalifichi immediatamente anche il più serio degli intellettuali (figurati sette sgrillettati renziani), ma perché…

“Dove sta scritto, almeno nel dna della sinistra, che la speculazione immobiliare – comprare, vendere ( e costruire) case – come se si trattasse di frutti o tondini di ferro, sia meno biasimabile dal punto di vista etico che “giocare” in borsa sulle sorti delle aziende?”

Spicca poi la reazione di Anna Paola Concia, che si dedica allo sport preferito di quelli messi in panchina nella propria squadra: tifare contro i propri compagni.

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In ogni caso, un paio di spunti per il Matteo Renzi, che peraltro io ho sostenuto e in cui nutro, nonostante tutto, ancora qualche larvata speranza. Se tu e i tuoi avete un minimo séguito, un ritorno elettorale, un qualche successo, non è perché siete belli.

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E non è nemmeno perché siete intelligenti. Giova forse il fatto che non vi siate ancora dimostrati del tutto stupidi, ma missive del genere hanno quel retrogusto di controprova che non vi fa bene.
Il motivo fondamentale per cui la gente (e molti giovani) vi vengono dietro è sostanzialmente la vendetta: vendicarsi di una generazione di politici di centrosinistra che si sono dimostrati del tutto incapaci, più preoccupati a seguire il proprio onanismo mentale e/o a far bella figura e/o a venirne fuori loro piuttosto che a tracciare uno straccio di rotta.
Volete i nomi? Bindi, Fassino, D’Alema, Veltroni, Franceschini, Rutelli, Finocchiaro, Turco, Bersani eccetera eccetera eccetera.
Siamo una generazione terremotata, sfibrata e aggressiva: vogliamo che qualcuno paghi. I più forcaioli seguono Grillo e Travaglio; quelli che hanno (credono di avere) un disegno politico e/o una cultura istituzionale seguono voi.

Giusto o sbagliato che fosse, e considerata l’impresentabilità della controparte, gli ostinati a credere nelle istituzioni democratiche vi hanno più o meno seguìto perché si parlava chiaro e le paraculate erano ridotte al minimo indispensabile. 
Fatevi furbi: se i cavalli di razza dell’unico partito ancora in piedi – nonostante tutto! – si fanno numeri da circo del genere il vostro consenso (che nasce dalla rabbia ma è stato fortunatamente canalizzato) si polverizza in tempo zero.

Umberto Mangiardi
@UMangiardi
(ha partecipato @FCPCottafavi)

PS: c’è poi un piccolo rilievo, vale a dire il fatto che una solenne stronzata, in questo fragile e canoro tempo di pace (per la cronaca: disoccupazione giovanile al 25%, crisi economica, una maggioranza in via di implosione, un ex premier condannato in via definitiva, Grillo che vuole votare col Porcellum, una guerra civile in Egitto, armi chimiche in Siria, una spia militare gettata in cella fino a nuovo ordine dalla suddetta Grande Democrazia Occidentale, il tutto solo nelle ultime tre settimane) salga alla ribalta delle cronache e degli editoriali nazionali a spregio di tutto, sottolineando il vuoto pneumatico che alberga nelle menti della nostra classe dirigente.
Ce la meritiamo, l’estinzione. Ce la meritiamo.

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