Recessione: the day after

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Il giorno dopo del dato dell’Istat sul calo del PIL italiano, anche i grillini, i fan di Rizzo e Stella e rottamatori più accaniti hanno capito che non si esce dalla crisi con una politica che costa poco.
Il Prodotto Interno Lordo cala dello 0,3% su base annua nonostante i tagli alla politica, l’abolizione delle province, l’abolizione del rimborso elettorale. Chiunque conosca un po’ la materia non sarà sorpreso della cosa, ma non tutti ne erano coscienti in campagna elettorale (ed anche un po’ dopo), quando la panacea di tutti i mali erano i tagli ai costi della politica.

Ma a cosa ci serve una politica che costa poco ma inefficiente? Quello che manca a questo Paese è una politica industriale, decidere se vogliamo essere un Paese avanzato che produce ed esporta prodotti ad alto valore aggiunto e quindi investire in ricerca, sviluppo, formazione ed istruzione, oppure diventare l’avamposto del terzo mondo in Europa e continuare a ricercare la competitività svalutando i salari.
Gli ostacoli per il nostro sistema produttivo sono tanti, dall’alto costo dell’energia all’eccessiva burocrazia, oltre il sistema giudiziario che per arrivare ad una sentenza civile di primo grado impiega tre anni mentre in Europa ne basta solo uno.
L’Italia che prova a disegnare Matteo Renzi nei prossimi mille giorni va verso questa direzione, anche se per ora si tratta solo di una bella lettera ed è piena di formule “come se fosse antani” (a proposito: cosa significa mercato del lavoro ideologizzato?)

Però il vero assente dall’agenda politica del governo (e non solo di questo attuale governo) è il Mezzogiorno. L’ultimo rapporto SVIMEZ ci ha fornito dati preoccupanti: gli investimenti nell’industria nel sud sono crollati del 53% tra il 2008 ed il 2013, mentre il numero di occupati è sceso sotto la quota psicologica dei 6 milioni e le famiglie assolutamente povere sono aumentate di due volte e mezzo passando da 443mila a 1milione e 14mila nuclei familiari.
Senza il Mezzogiorno questo Paese non può ripartire, nonostante Salvini pensi il contrario. Certo non si salverà con l’assistenzialismo che serve solo a nutrire le clientele della classe dirigente, ma non cambierà nulla se si sta solo a guardare un pezzo del Paese che sprofonda nella povertà e l’arretratezza.
Come dice lo Svimez, il rischio è quello di una desertificazione industriale ed umana, ma al governo pare importare molto poco, visto che provvedimenti non ne sono stati fatti e non sembrano essercene all’orizzonte.

Credo che la vera sfida di Matteo Renzi sia davvero questa, dare la speranza a tanti giovani meridionali di poter immaginare un futuro nella loro terra e dare l’opportunità a quelli che sono partiti di poter ritornare: non sarà facile, ci vorrà tempo, ma è più di un secolo che il Sud sta aspettando.

Raffaele Boninfante
@raffaeleboninf

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