
Mi è capitato di avere del tempo vuoto e di incorrere nel film “In Time” con Justin Timberlake.
Ora, tralasciando il film in sé, quello che mi ha fatto riflettere è il concetto alla base della storia. Non esiste più il denaro nel mondo, tutto quanto si paga con una valuta universale, il tempo di ogni persona.
Lì per lì non ci ho dato più di tanto peso, ma poi ho pensato: “…e se succedesse domattina?“. Ad un tratto però mi è parso chiaro come sia già così ora. Certo, non così tecnologico e neanche così giovanile (nel film le persone smettono di invecchiare a 25 anni e da lì in poi usano il tempo come valuta) ma…
Facciamo un esempio base. Un lavoratore percepisce uno stipendio di 1.000 € al mese per 8 ore di lavoro al giorno, 5 giorni su 7: un totale di 160 ore al mese a 6,25 € all’ora, parenti di circa 10centesimi al minuto. Così dicendo, un suo minuto di vita-lavoro vale circa 10 cents. Con questo numero in testa non vi viene da fare due conti sul costo delle cose relativamente superflue che inseguiamo e di cui ci circondiamo?
Ci sono cose a cui non si può rinunciare come nutrirsi, curarsi, vestirsi, avere un tetto, potersi muovere e comunicare. Ci sono invece molti bisogni che rientrano nel ramo dei “capricci” per i quali pagano i nostri genitori fino a quando non generiamo un reddito nostro, e poi paghiamo noi. Ma se abbiamo detto che al valore in denaro del nostro reddito, corrisponde un valore in termini di tempo, noi letteralmente paghiamo con la vita una gran quantità di cose che non sono necessarie in senso stretto ma sono necessarie in quanto noi le riteniamo tali.
Cioè? Qualche esempio con lo stipendio da 1.000:
- Nuovi smartphone top di gamma, prezzo che si aggira circa sui 700 €? Bene, equivalgono più o meno 112 ore di lavoro/vita
- Tablet top di gamma, prezzo circa 500 €. 80 ore.
- Cianfrusaglia da 5 €? Una cinquantina di minuti.
- Capi firmati…? Fate voi un rapido calcolo…
Voglio solo far riflettere sul valore delle cose non-così-necessarie di cui ci circondiamo e far riflettere su quanto sia poco quello attribuito alla nostra esistenza dall’attuale sistema lavoro.
Rendiamoci conto che il nostro tempo, prezioso, unico, non rinnovabile, è sempre più svenduto a poco prezzo: quanto vale realmente la nostra vita?“Eh, ma il lavoro serve a dare una dignità alla persona!“. Sì, certo, però che cosa le restituisce molto spesso? Un pugno di soldi, straordinari non pagati, rogne, rospi da ingoiare e una dose non trascurabile di stress. In pratica noi diamo la nostra vita in cambio di un pugno allo stomaco e qualche banconota che ci servirà per inseguire uno status, che non potremo permetterci e che dovremo inseguire (o indebitarci per averlo). Per non parlare di tutti i danni causati dallo stress e dei relativi costi.
Inseguire l’ultima novità o indebitarsi per averla costano tempo, ed è l’unica cosa che non possiamo comprare.
Commerciale