Perché Gianni Cuperlo deve rifiutare la Presidenza del PD

presentazione delle iniziative del PD per i 150 anni dell'unità d'Italia

Si è finalmente concluso il congresso del Partito Democratico e il risultato è stato piuttosto netto. C’è stato un grande vincitore, Matteo Renzi, e una clamorosa sconfitta non tanto di Gianni Cuperlo, ma della sinistra del PD.

Non voglio esagerare con la dietrologia, ma mi pare corretto dire che la recente campagna elettorale conclusasi l’8 dicembre sia stato il primo atto di quello che potrebbe essere l’omicidio perfetto della sinistra italiana.

Intendiamoci, per sinistra io intendo quella di tradizione comunista/socialista alla quale Renzi è riuscito abilmente – con la collaborazione di molti media – ad affibbiare le colpe di quasi tutti i mali d’Italia non imputabili a Berlusconi. Ed il capro espiatorio perfetto di questa campagna è stato, manco a dirlo, Massimo D’Alema – novello Belzebù della sinistra.

Dopo il deludente 18% ottenuto al Congresso (con tutte le roccaforti espugnate, persino la Puglia “regno” di D’Alema da quasi quarant’anni!) si cerca di concludere l’opera imbrigliando Gianni Cuperlo in un ruolo di garanzia, quello della Presidenza del Partito, che ne limiterebbe l’azione politica.

Cuperlo si è impegnato sin dalla sera dell’8 dicembre a sostenere lealmente Renzi; ma allo stesso tempo di continuare sul solco tracciato durante la sua campagna elettorale: quello di una sinistra riformista di stampo europeo che rimetta al centro del suo operato eguaglianza e giustizia sociale.

Renzi e Cuperlo: fair play? Renzi e Cuperlo: fair play?

Per fare questo, però, non si può essere occupati in un ruolo “istituzionale” – che per definizione è super partes, rappresenta e difende l’unità del Partito e che, quindi, vieta di schierarsi in maniera eccessiva su questa o quella posizione.

Parallelamente, bene ha fatto Gianni Cuperlo quando ha rinunciato ad indicare uno “dei suoi” all’interno della Segreteria di Matteo Renzi.

Quello che si è appena concluso è stato uno scontro duro, che opponeva due idee distinte e distanti di Partito e di società: è impensabile che, a neanche una settimana dallo “scontro”, ci si unisca non tanto nella militanza leale nel partito (come è ovvio) ma addirittura nella gestione di esso.

Ritengo che accettare la Presidenza sarebbe un errore politico da parte di Cuperlo: egli deve invece dare vita non ad una corrente, ma ad una componente “ideale” che sia promotrice di una proposta politica di sinistra. Sarebbe una ricchezza per il PD tutto.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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