Perché festeggiare oggi? Un motivo (tra i tanti)

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Non sono un patriota, non lo sono mai stato. Ciononostante, festeggio il 25 aprile, perché credo che nel 1945 i partigiani abbiano lottato per qualcosa di molto più fondamentale e importante dell’Italia o, se preferite, della “patria”.
I partigiani hanno lottato per affermare il diritto dell’uomo alla libertà di pensiero e di parola, sono morti per cancellare dalla storia un regime che non era semplicemente dittatoriale, bensì totalitario.

Il totalitarismo non prevede semplicemente l’accentramento del potere, vuole arrivare a incarnarsi in ogni individuo che nasce sotto quel regime: il tuo essere parte di quel regime e della nazione deve venire prima della tua identità come essere umano.
I partigiani hanno lottato per l’umanità: non intesa come insieme di tutti gli esseri umani, ma come identità delle persone. Un’identità molto più fondamentale di quella di “Italiani”, ma anche della stessa identità di “partigiani”: nel 1945 venne sconfitto il regime, ma anche per gli uomini che avevano aderito al fascismo si affermò il principio che il diritto alla libertà di pensiero e di parola deve essere garantito per tutti in quanto esseri umani.

Il dibattito revisionista sulle violenze della resistenza è del tutto futile, a questo proposito: i partigiani non erano nel giusto perché erano meno violenti, erano nel giusto perché lottavano per la libertà delle persone di autodeterminare il proprio pensiero, e di poterlo esprimere.

Non voglio mettere in dubbio che anche da parte della resistenza possano essere stati commessi atti di violenza fini a se stessi – è opportuno comunque ricordare che in guerra vale il detto “a la guerre, comme la guerre”, e che questo al contrario non si applica al fascismo, le cui violenze più atroci sono state commesse in tempo di pace. Quello che è importante ricordare però è che sotto un’analisi ideologica, non esiste revisionismo possibile. 

Il fascismo è ontologicamente sbagliato, in quanto anti-umano, e di conseguenza lottare contro l’incarnazione storica di un simile pensiero è stato e sarà sempre giusto, e questo si applica a qualunque ideologia che, nel classificare le persone, ponga qualunque identità (razziale, sociale, economica, nazionale) davanti al senso di uguaglianza che deve scaturire dalla consapevolezza che siamo tutti esseri umani.

Luca Romano

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