Note notevoli: vi va di ascoltare la Sagra della Primavera di Igor Stravinsky?

igorPrima di tutto una precisazione: la traduzione italiana del titolo è sbagliata. Il titolo originale infatti è in francese ed è “Le sacre du printemps”, senonché il modo più corretto di tradurre “sacre” in italiano non è “sagra”, che come termine rimanda a bucoliche visioni di bancarelle ripiene di peperoni o tartufi in qualche paese tra le colline piemontesi. La traduzione più corretta in questo caso è “rituale”, perché ciò che aveva in mente Igor Stravinskij quando ha composto il suo più celebre balletto era in effetti un rituale: la celebrazione della primavera in una crudele religione pagana di un tempo non meglio definito, ma perduto.

Il balletto originale si divideva in due parti: nella prima, le giovani danzavano in onore  della primavera, per propiziare l’avvento della bella stagione, mentre nella seconda l’eletta, invasata da rituali, incensi e musiche, iniziava a danzare da sola in mezzo al circolo dei saggi fino a morire, in un macabro, terribile sacrificio umano.

L’opera è talmente violenta, tanto nel soggetto, quanto nella forma in cui esso è rappresentato, che alla prima del balletto, a Parigi nel 1913, lo scandalo tra il pubblico degenerò addirittura in rissa.

Si narra che il grande compositore Camille Saint-Saëns, non appena comprese che le note iniziali erano suonate dal fagotto nel suo registro più acuto, uscì disgustato, mentre l’altrettanto celebre compositore Claude Debussy uscì dal teatro in lacrime gridando “Genio, genio!” all’indirizzo del compositore.

La verità è che la Sagra della Primavera rappresenta un’opera di rottura sotto molti aspetti: nel soggetto del balletto, crudo al massimo, nella forma sinfonica, volutamente stridente, nell’orchestrazione, dove gli strumenti vengono sfruttati fino al loro limite estremo, fin nel registro più acuto degli strumenti gravi, e nel registro più grave degli strumenti acuti.

Da un punto di vista artistico, questa composizione può essere vista come uno dei punti più alti raggiunti dall’espressionismo in musica; molti critici trovano delle forti similitudini tra i tre più celebri balletti di Stravinski (gli altri due sono L’oiseau de Feu – L’uccello di fuoco, e Petruska) e la stagione artistica dei Fauves, le “belve” dell’espressionismo francese.

Sia come sia, la Sagra della primavera è un’opera violenta, estrema, primordiale, non facile all’ascolto, eppure splendida e carica di una vitalità finalmente libera da ogni paradigma costituitoUn’opera che fa danzare la nostra anima assieme all’eletta, fino allo sfinimento.

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Music-sixteenthnote

La semicroma del giorno

(ovvero: una rapida, rapidissima curiosità musicale)

Il grande compositore Ludwig van Beethoven era sicuramente un genio, ma era anche ben conscio della propria superiorità artistica, tanto che non si faceva problemi a trattare molto male sia i suoi colleghi artisti (tra i quali Schubert) sia i nobili suoi mecenati.

Uno degli episodi più famosi in questo senso rimase quello del principe Lichnowski, che quando si lamentò per una composizione che aveva commissionato e che non era stata di suo gradimento, si vide recapitare la seguente risposta:“Principe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita; ciò che io sono, lo sono per me. Principi ce ne sono, e ce ne saranno ancora a migliaia. Di Beethoven ce n’è uno solo”. Beh, in effetti aveva ragione.

Luca Romano

@twitTagli

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