Note notevoli: vi va di ascoltare la Patetica di Beethoven?

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Il termine “patetico” oggi in italiano ha per lo più un significato negativo: è usato tipicamente in senso sarcastico come sinonimo di “melenso”. Tuttavia il suo significato originale è privo di questa connotazione ironica: significa infatti “pieno di pathos”, e quindi è sinonimo di “sofferente” o di “appassionato”.
Quando ci si riferisce alla sonata N.8 di Beethoven, passata alla storia appunto come “Patetica”, non si intende dunque definirla una composizione melensa o stucchevole, ma tutto il contrario: l’editore diede questo appellativo alla sonata proprio per sottolinearne la natura emotivamente vibrante.

Questa sonata appartiene al primo periodo dell’arte beethoveniana, e mantiene quindi molti dei canoni di una sonata classica: un primo movimento complesso, di carattere Allegro (sebbene preceduto ed intervallato da un’introduzione Grave), un secondo movimento Adagio, e un terzo movimento in forma di Rondò.
In seguito le sonate di Beethoven si discosteranno sempre di più dai canoni classici, e a partire dalle due “Sonate – quasi fantasie” (tra le quali il celebre Chiaro di Luna), si può individuare in tali opere un’anticipazione del romanticismo: da un punto di vista stilistico infatti, il secondo periodo beethoveniano si può considerare l’equivalente musicale dello Sturm und Drang – e in effetti Beethoven era anche grande amico di Friedrich Schiller.

Curiosamente, una delle più celebri sonate del secondo periodo beethoveniano è nota come L’appassionata: nonostante l’apparente sinonimia, le due sonate differiscono assai tra di loro.
Infatti, sebbene ognuna presenti una drammaticità maggiore rispetto alle opere coeve (da cui i soprannomi), la Patetica è ancora una sonata classica, mentre L’appassionata è già un’opera pre-romantica.

Vi è poi un terzo periodo beethoveniano che non è classificabile sotto nessuna corrente: da un punto di vista pianistico, a questo periodo appartengono le ultime 4 sonate e le Variazioni Diabelli
Vale la pena ricordare, prima di lasciarvi all’ascolto, che il soprannome Patetica è stato attribuito anche ad un’altra opera nella storia della musica: la Sonata n.6 di Čajkovskij.

Nota: cerco per voi lettori sempre le migliori esecuzioni disponibili su youtube. A volte capita che non siano disponibili in un singolo video, ma siano divise per movimenti, come oggi. Tuttavia la qualità, impeccabile sotto ogni profilo, di questa interpretazione, vale lo sforzo di quei due click in più.

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La semicroma del giorno

(ovvero: una rapida, rapidissima curiosità musicale)

Lo sapete che la musica classica parla italiano? Infatti tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, quando si uniformò la notazione musicale, l’italiano era la lingua dell’arte per definizione; inoltre molti importanti compositori e maestri di cappella (gli antenati dei direttori d’orchestra) erano italiani; per finire i vari principi dei ducati italiani erano spesso mecenati, e l’arte fioriva in molte città della penisola.
Ecco perché la notazione musicale usa l’italiano come lingua di base: tanto nelle notazioni dinamiche (forte si indica con f, piano con p, e poi crescendo, diminuendo, etc.), quanto in quelle agogiche (largo, allegro, presto con fuoco, etc.), tutto il mondo della musica parla la nostra lingua.

Luca Romano

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