Note notevoli: vi va di ascoltare il Rigoletto di Giuseppe Verdi?

Verdi

Riprendiamo, dopo la pausa estiva, la nostra rubrica domenicale di “Note Notevoli”, e la riprendiamo con un’eccezione alla regola. Se normalmente infatti ci siamo occupati prevalentemente di musica sinfonica (e dalla prossima puntata tale normalità sarà ripristinata), oggi, vista l’importante ricorrenza, parliamo di Giuseppe Verdi (giovedì 10 è stato il bicentenario dalla sua nascita), e quindi di opera lirica.

Giuseppe Verdi non solo è tutt’ora il compositore italiano in assoluto più famoso nel mondo, ma nella storia dell’opera lirica ha rappresentato un punto di svolta, diventando il principale esponente di un rinnovamento del genere. Vale la pena ricordare che tale rinnovamento avvenne parallelamente a quello apportato da Wagner all’opera tedesca: si trattava però di due spiriti nuovi che andavano in direzioni ben diverse, e infatti questo dualismo divise non solo il mondo della critica, ma anche le stesse scuole di interpretazione. Ancora oggi, è molto raro che un cantante o una cantante d’opera specializzata nel repertorio verdiano sia celebre anche per interpretazioni di Wagner, e viceversa.

Curiosamente, anche Richard Wagner è nato nel 1813, per la precisione il 22 maggio.

Presentare in poche righe un’intera opera lirica è decisamente complesso. Ho voluto scegliere un’opera che, seppur molto nota a livello di titolo, non sembra essere conosciuta per intero da molte persone: il Rigoletto. La trama dell’opera (tratta da un racconto di Victor Hugo) è incentrata sulle attitudini libertine del duca di Mantova, che lo portano a sedurre la figlia (Gilda) del suo buffone di corte, Rigoletto. Quest’ultimo fa di tutto per difendere la virtù della figlia dall’insaziabile appetito sessuale del duca, ma non sembra avere successo: tenta quindi di far assassinare il duca dal sicario Sparafucile, ma il suo piano naufraga nel rocambolesco e tragico finale dell’opera.

Quest’opera, assieme a “Il Trovatore” e “La Traviata” fa parte della cosiddetta Trilogia popolare di Verdi, ovvero le opere che segnarono l’apogeo della sua fama in vita – sebbene da un punto di vista artistico molti altri capolavori non abbiano nulla da invidiare a queste.

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La semicroma del giorno

(ovvero: una rapida, rapidissima curiosità musicale)

Giuseppe Verdi è da sempre considerato, nell’immaginario collettivo degli italiani, come il musico del Risorgimento. In effetti Giuseppe Verdi aveva idee assolutamente libertarie e patriottiche, ma il suo carattere estremamente tranquillo lo portò a non scegliere alcun tipo di partecipazione attiva ai moti risorgimentali. Ciononostante, i richiami ai temi dell’amor di patria in alcune sue opere (soprattutto il Nabucco) fecero sì che la sua figura diventasse un riferimento culturale di primo piano per i fautori dell’Italia unita. Dopo il 1861, Verdi contribuì invece attivamente alla politica dell’Italia unita, diventando prima deputato e poi senatore, sebbene dai suoi scritti trasparisse un certo disincanto nei confronti di quell’Italia che si stava rivelando non all’altezza delle sue aspettative.

Rimase comunque molto celebre la frase “Viva Verdi” che i rivoltosi scrivevano sui muri di Milano quando questa era ancora sotto il dominio austriaco: secondo la tradizione popolare, la scritta era in realtà un acronimo che significava “Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia”.

Luca Romano

@twitTagli

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