Non c’è più l’ora di religione, ci sono le religioni

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L’ora di religione, così come è concepita attualmente non ha più senso. A dirlo non sono io, che pure lo penso, ma il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. E come possiamo dargli torto?

Se penso alla mia esperienza e corro indietro con la mente agli anni del liceo e delle medie non posso non ricordare quella sensazione di noia e quasi di fastidio all’avvicinarsi dell’ora di religione. Una terribile sensazione di tempo perso, di inutilità pervadeva me, ateo in erba, ma anche tanti altri miei compagni credenti e praticanti. Forse perché tutti, prima o poi, eravamo passati dal catechismo e la storia di Gesù o il Vangelo ormai li conoscevamo meglio di un monaco amanuense.

Questo è ed è sempre stata l’ora di religione, un supplemento del catechismo o se proprio vogliamo dirla tutta un blando momento di indottrinamento di giovane menti.

Ora, io frequentavo sia alle medie che al liceo scuole cattoliche e più di tanto non potevo storcere il naso ma più di una volta mi sono chiesto e ho chiesto ai miei insegnanti, restando senza una risposta precisa, perché quell’ora di prosopopea sulla vita di Gesù non potesse trasformarsi in un’ora di storia comparata delle religioni. E dire che non andavo a scuola nel 1960 e che già “ai miei tempi” il multiculturalismo e la multietnicità erano ormai dati di fatto.

Quella domanda che io, giovane studente con il gusto per la polemica, mi ponevo molto spesso torna oggi di straordinaria attualità. Perché? Semplice, perché ormai il 30% degli alunni che siedono tra i banchi delle nostre scuole è di origine straniera e molti di essi non credono a Gesù, a San Paolo e allo Spirito Santo. Perché mai dovremmo costringere Abdul, Chang, Yasmine, Lamine o Idil a sorbirsi ogni settimana 50 minuti di panegirico sulla Bibbia? Crediamo forse che possano diventare italiani (in realtà dovrebbero già esserlo se sono nati qui, ma questo è un altro discorso) sottoponendosi a ore e ore di indottrinamento subliminale solo perché in Italia la religione predominante è quella cattolica e la maggioranza della popolazione crede in Dio e in Gesù?

Nessuno pretende che l’ora di religione si trasformi nella lettura del Corano o che nelle aule al posto del crocifisso entrino i rotoli della Torah, né si pretende che i nostri figli recitino il Nam Yo Renge Kyo al posto del Padre Nostro.

Si tratterebbe soltanto di rendersi conto ed accettare pacificamente che l’ora di religione (cattolica) come noi la conoscevamo è un concetto tramontato, reso obsoleto dall’ovvia evoluzione in società multietnica e multiculturale, che piaccia o non piaccia.

Se la scuola è ancora quel posto in cui si forma la mente di un giovane, nel quale nessuno  deve (o perlomeno dovrebbe) essere indirizzato verso questa o quella teoria, dottrina, dogma allora io voglio augurarmi che l’ora di religione si trasformi in un momento magari anche di dibattito, di conoscenza, di scambio reciproco nella quale non si parli della religione ma delle religioni.

Forse mettendo sullo stesso piano le diverse religioni, quelle maggioritarie come quelle minoritarie, discutendo delle loro differenze, della loro ricchezza, dell’indiscutibile apporto che hanno dato all’evoluzione del pensiero, delle arti in tutto il mondo ci renderemmo anche conto dei tantissimi tratti comuni tra le stesse.

Chissà che bambini in possesso di un adeguato bagaglio culturale in merito alle religioni, diventando grandi non si facciano qualche scrupolo in più prima di ammazzare o anche solo ridicolizzare, emarginare il prossimo perché si genuflette verso la Mecca, si fa il segno della croce o riposa il sabato anziché il venerdì o la domenica.

Alessandro Porro
@alexxporro

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