Questo articolo non si propone di essere una celebrazione della figura di Nelson Mandela, dall’altroieri definitivamente passata alla storia: ovviamente, vedo il Sudafrica da fuori, ma seguendo principalmente le sue vicende sportive ho notato un particolare che forse potreste trovare interessante.
Come tutti sapete, nel 1990 Nelson Mandela venne scarcerato: incominciò così il processo che avrebbe portato in poco tempo alla fine dell’apartheid e alle elezioni del 1994 – vinte dallo stesso Mandela.
In quel lasso di tempo, il cambiamento in Sudafrica è passato anche attraverso il cambio dell’inno nazionale. Infatti, l’inno dei bianchi afrikaans “Die Stem van Suid-Afrika” (“Il richiamo del Sudafrica”) era di fatto stato soppiantato da “Nkosi sikelel’i Afrika” (“Dio benedica l’Africa”), una canzone adattabile a varie lingue parlate da neri e che è ancora oggi l’inno di alcuni Stati africani.
In quel periodo, come anche qui tutti sanno, il Sudafrica si preparava anche ad ospitare la Coppa del mondo di rugby del 1995: in Sudafrica il rugby è per eccellenza lo sport praticato dagli ex-coloni europei, mentre il calcio è lo sport più praticato dai neri. A diffondere la storia di quella Coppa del Mondo ha provveduto magistralmente dal film Invictus, dove – attraverso il racconto sportivo e la ricostruzione della sintonia creatasi tra Madiba e il capitano degli Springboks François Pienaar – si pone l’accento sulle difficoltà del Paese (secondo alcuni, all’epoca addirittura sull’orlo di una guerra civile).
A proposito dell’inno, chi ha visto il film ricorda perfettamente la scena in cui i giocatori sudafricani bianchi rifiutano quasi di impararlo: al di là delle questioni di pregiudizio razziale, non aiutava evidentemente il fatto che fosse scritto in una lingua per i bianchi quasi impronunciabile.
Tutti sanno che quella Coppa del Mondo fu vinta dai padroni di casa: forse però non tutti sanno che dal 1997 – per intuizione dello stesso Mandela – i due inni sono stati uniti in una canzone ibrida, in cui ogni strofa è eseguita in una lingua diversa.
La cosa, almeno idealisticamente, lo rende uno tra i più gradevoli inni del mondo.
Oggi tuttavia, a più di 15 anni di distanza, ogni volta che vedo il Sudafrica giocare una partita interna, noto un particolare: il pubblico, composto ancora in grande maggioranza da bianchi, inizia a farsi sentire solo all’attacco di “Die Stem”, come si nota abbastanza bene in questo video girato a Port Elizabeth.
Questo è l’unico piccolo metro che resta ad uno che non conosce il Sudafrica per cominciare ad intuire quale Paese ha lasciato Mandela.
Jack O. Hearts
@twitTagli