
Non vale ancora il detto “alla fine ce l’hanno fatta”, ma l’anacronistico e surreale progetto di rifondazione di un Califfato portato avanti dai jihadisti dell’ ISIL pare già aver ottenuto i suoi risultati.
Domenica 29 Giugno, un comunicato radio del gruppo armato sunnita che spera di fare del Medio Oriente un calco odierno dell’antico Impero ottomano annuncia al mondo la sua prima vittoria. Nel discorso pronunciato ( poi tradotto e trascritto in inglese con il titolo di “This is the promise of Allah”, ma anche in russo, in francese e in tedesco), il portavoce dell’ISIL annuncia l’inizio di una nuova fase del movimento: la nascita dell’IS guidato da Abu Bakhr al-Baghdadi.
Dopo mesi di combattimenti e riuscite manovre politiche atte a inserirsi in territori politicamente fragili quali l’Iraq e la Siria, i membri dell’ISIL fanno di Abu Bakhr al-Baghdadi il loro faro, il loro Califfo .
Tuttavia, poiché storicamente un Califfo è la massima guida spirituale e politica della comunità islamica nel mondo (e non solo in alcune sue zone), l’etichetta di “ISIL” è stata anche informalmente modificata, e i due restrittivi termini di “Iraq” e “Levante” di conseguenza eliminati: da quattro lettere a due, il nome del gruppo terrorista è stato accorciato a IS, Stato Islamico. Nomenclatura più corta per un progetto tuttavia ben più ampio: non solo il potere e la violenza, ma anche la volontà di creare uno Stato e di fare politica.
Il neonato Stato Islamico ha poi la ferrea pretesa di fare dell’applicazione della Shari’a la base del suo funzionamento. Se imposta nei suoi territori, la legge islamica basata sul Corano e sulla Sunna (complesso di atti e detti attribuiti al profeta Maometto) implicherebbe quindi un forte restringimento delle libertà personali a cui, sebbene con numerose e ampie differenze rispetto all’Europa, gli stessi territori ora sotto la bandiera nera dell’IS sono stati parzialmente abituati in passato.
Nominato un Califfo e scelto un territorio in cui sorgere, lo Stato Islamico non perde dunque occasione per tentare di auto-legittimarsi sul territorio e a livello internazionale, attraverso campagne di propaganda e reclutamento ben testimoniate dal discorso pronunciato il 29 giugno e successivamente divulgato in tutta la regione.
In esso ci si rivolge ai lettori con il costante vocativo “O Soldati dello Stato islamico”; si citano poi versetti del Corano per conferire più autorevolezza e un fondamento religioso alle proprie azioni militari; infine, s’invitano i fedeli e non di tutto il mondo, a collaborare e a diventare parte dell’ambizioso progetto politico e statale che infiamma il Mediterraneo orientale.
I fondatori dello Stato Islamico sono ben organizzati e coscienti dei propri obiettivi: di conseguenza, anche se attualmente le loro conquiste si limitano alle terre che vanno dalla siriana Aleppo al governatorato di Dyala nell’Iraq orientale, gli obiettivi da sottomettere sono ancora molti. La strada è talmente lunga e piena di ostacoli, che i redattori del documento immaginano domande o scettiche obiezioni al loro credo e suggeriscono risposte da fornire in tali casi: “E se vi diranno…. rispondete loro…. ”.
E mentre su internet si vedono allarmanti fotografie di giovanissimi iracheni che imbracciano senza alcuna esperienza un fucile per combattere i jihadisti, gli Stati confinanti e il mondo occidentale non possono fare a meno di allarmarsi di fronte a questo anatema: “Ascoltate il vostro Califfo ed obbeditegli. Supportate il vostro Stato che cresce ogni giorno – per grazia di Allah- con onore e nobiltà, mentre il suo nemico aumenta nella ritirata e nella sconfitta”. Che sapore avrà questa sconfitta nell’ipotetico momento in cui arriverà?
Quali ne saranno le conseguenze?
La storia insegna che sottovalutare un ristretto gruppo umano dotato di risorse (in questo caso le armi e la propaganda ideologica, ancor più che il denaro) e non preoccuparsene può essere fatale. Qualche tempo fa i jihadisti dell’ISIL erano solo un gruppo fanatico di ribelli con utopistici progetti espansionistici; ora sono parte integrante di un nuovo corpo politico: il primo Califfato Islamico dell’era contemporanea.
Elle Ti
@twitTagli