Mario Balotelli e il trattamento speciale

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Per un interista difendere Mario Balotelli è difficile come accettare che Marco Branca sia direttore sportivo senza scoppiare in un pianto isterico. Eppure ogni tanto si sente il bisogno di sedersi dalla parte del torto eccetera eccetera.
Quindi ci sono delle occasioni in cui ti trovi costretto a schierarti con un calciatore che, nell’arco della sua breve carriera, ne ha combinate di tutti i colori. Tra tutte, ha gettato la maglia della tua squadra di fronte a un San Siro in festa per aver battuto 3 a 1 un Barcellona spaziale. Ha fatto pressioni per essere ceduto e poi ha fatto di tutto per passare al Milan.
Ha pure indossato la maglia rossonera durante il suo periodo interista, insieme a quel simpaticone di Valerio Staffelli.

Per chi l’ha visto esordire, ancora minorenne, e chi l’ha seguito fin dalla Primavera, capite, non è facile. E c’è una verità che penso sia indiscutibile: Mario Balotelli è antipatico.
Balo è antipatico perché è forte e non smette di farlo notare ai tifosi rivali a ogni giocata da campione, mandandoli in bestia. È antipatico perché sbeffeggia curve e avversari.
Ma è anche antipatico perché è un italiano con la pelle nera.

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Senza ipocrisia: non c’entrano niente gli ululati che piovono dagli spalti. Per quanto mi riguarda considero molto più grave avere un Presidente (che paga il corposo ingaggio) politicamente alleato con Borghezio; o essere considerato il negretto di famiglia.
Mi riferisco, semmai, al fatto di aver dovuto aspettare più del dovuto la maglia azzurra, cosa che non è successa, ad esempio, ai vari Camoranesi e Osvaldo, che invece italiani non sono ma che tra naturalizzazioni varie hanno fatto “più in fretta” di lui che invece aspettava una cittadinanza.
Quasi come se avesse dovuto dimostrare, più degli altri, di doversi meritare la Nazionale, a fronte di numeri tecnici e atletici indiscutibili. Se così non fosse, non ci sarebbe mai stato il dibattito: Balotelli in Nazionale, sì o no?
Ricordate i mondiali del 2010? Ecco, c’era Quagliarella, ma non Mario, fresco di vittoria al Bernabeu.

Un trattamento speciale, Mario, lo ha sempre avuto: dagli stadi, dai difensori e anche dagli arbitri. Ma se un calciatore deve imparare a ignorare le curve ululanti, le botte e i calcioni si sentono.
E soprattutto vanno sanzionate. I falli non sono gratis e i cartellini esistono anche per i difensori macellai.
E poi diciamolo: lo han squalificato per tre giornate in seguito a una doppia ammonizione, per delle proteste post partita: a Francesco Totti , di combinare una roba del genere, non si sarebbero mai sognati.
Questo è il trattamento speciale.

Andrea Dotti
@twitTagli

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