“Lula è libero”: un racconto da Recife sulla liberazione dell’ex Presidente socialista

Il lungomare di Recife, stato del Pernambuco, Brasile

Siamo a Recife, beviamo un in riva alla spiaggia mentre il sole tramonta dietro i grattacieli. La notizia che lo stanno per liberare è nell’aria da giovedì pomeriggio ma la comunicazione ufficiale arriva intorno alle 17.
Io lo vengo a sapere da mia madre su Whatsapp.
Lo fa con una nota vocale e io posso sentire la sua voce commossa.

Abbandoniamo la spiaggia e andiamo verso il centro storico, dove è situato il nostro hotel.
Mentre camminiamo assistiamo a un crescendo di felicità che travolge la città: i clacson suonano, le persone negli autobus si sporgono dai finestrini per urlare come tifosi impazziti, nelle vie i musicisti e i percussionisti suonano a gran volume battute di Maracatú, donne e uomini ballano.
“LULA È LIVRE” ci urla un signore un po’ ubriaco che evidentemente vive per strada. Poco più avanti, ormai lontani dalla spiaggia bianca, una anziana signora ci abbraccia e ci dice che c’è speranza “Porque agora Lula è livre”.

lula livre: la liberazione di lula da silva
Inacio Lula da Silva – Presidente del Brasile dal 2003 al 2011 – scontava, dall’aprile del 2018 una condanna di 8 anni e 10 mesi per corruzione.

Più passa il tempo, più ci avviciniamo all’hotel, più le persone si accalcano nelle strade, tingendo di rosso i viali di Recife. Percepiamo che sta avvenendo un qualcosa di irripetibile e ci convinciamo subito che non possiamo stare in hotel come due gringos indifferenti. Dobbiamo scendere in strada anche noi.
Usciamo senza maglietta rossa ma contagiati dalla gioia di un popolo progressista che fino a ieri era orfano ma stasera ha ritrovato il padre.

Il controverso presidente brasiliano Jair Bolsonaro
Il controverso presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Un padre oppresso da un’ingiustizia fascista perpetrata ad hoc per eliminare il campione della democrazia brasiliana moderna dai giochi elettorali del 2018. Altro che Mani Pulite.
Quando raggiungiamo la piazza centrale una marea rossa si muove e balla di fronte a noi.
Trascorriamo la serata con un gruppo di giovani ricercatori dell’Università Federale i quali ci raccontano gli scempi politici di Bolsonaro, che ha ridotto i fondi per la scuola pubblica ed eliminato una serie di misure sociali anti povertà che avevano fatto conoscere al mondo Lula come il “miglior presidente della storia del Brasile”.

Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente dei poveri, dei lavoratori, degli ultimi. Un Presidente di sinistra. Ma una vera sinistra! Una sinistra fondamentale, preistorica, che sa bene e mai dimentica il suo destino naturale: combattere la diseguaglianza, lottare contro la povertà, difendere gli ultimi dai soprusi dei primi.
La festa va avanti tutta la notte e la folla non pare scemare bensì aumentare con il passare delle ore.
Decidiamo di abbandonare la piazza dopo qualche ora per tornare finalmente in albergo. L’indomani torneremo in Italia per raccontare l’esperienza brasiliana che ci ha visti coinvolti alla Conferenza Brasiliana per il Cambiamento Climatico, come da programma, e che, a sorpresa, ci ha fatto assistere alla liberazione di uno dei più grandi leader del novecento.

Mentre torniamo, il tassista (che era poco prima in piazza a festeggiare con il popolo di Lula) ci dice una cosa a cui non riesco a smettere di pensare e che forse mai dimenticherò:
Quando uno lotta contro le ingiustizie delle volte può sentirsi solo, sfiancato e abbandonato. Ma la luce di chi lotta per costruire un mondo migliore, più giusto, delle volte riesce a penetrare le tenebre dell’egoismo e fa brillare tutto ció che c’è di buono nell’uomo e nel mondo.
Quella luce io la chiamo speranza”.
Ieri sera abbiamo osservato quel fascio di luce. Abbiamo vissuto la speranza.

Federico José Bottino

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