Dopo aver esaminato le proposte dei partiti sull’energia e aver esaminato l’energia marina, che, ahimé, in Italia è poco più che un prototipo, parliamo oggi di una fonte energetica che sta rapidamente diffondendosi in Italia, ossia l’eolico.
L’energia elettrica da centrali eoliche attualmente impiantata nel nostro paese è di 6936 MW (dati 2011 Eni), che fa comparire il nostro paese al quarto posto come potenza installata in Europa e al settimo posto nel mondo e questa sarebbe un’ottima notizia, se non fosse per il fatto che l’eolico in Italia soddisfa solo il 3% del fabbisogno nazionale, al confronto di altre nazioni: in Danimarca siamo al 26% (pur avendo meno potenza installata del nostro paese), mentre in Spagna (quarta al mondo, 21.7 GW installati) arriviamo al 15.9% e in Germania (terza al mondo, 29.12 GW installati) siamo al 10.6%; ben presto inoltre saremo superati (e anche di molto) dal Regno Unito che ha in progettazione vari maxi impianti, uno dei quali davanti alle coste est della Scozia, davanti alla sua capitale Edimburgo.
Il problema italiano è che l’eolico si è diffuso a macchia d’olio sul nostro territorio senza un vero e proprio piano o una vera e propria progettazione sul territorio. Sono state realizzate tante centrali (un centinaio circa), disperse sul territorio, soprattutto sull’Appennino e nel meridione, non esiste una legge quadro o un testo unico sull’eolico e soprattutto molte comunità locali si sono rivoltate (spesso senza motivo) contro la costruzione di parchi eolici, dando vita a tanti movimenti “Nimby” (vedi la mappa).
Il problema, ovviamente, è che queste centrali (come nel caso dell’energia marina) non possono essere installate ovunque: le centrali eoliche sono convenienti solo dove il vento è presente in un’alta percentuale di giorni ogni anno, dove la media di intensità del vento è alta e dove la direzione del vento è abbastanza costante.
Uno studio molto importante nel campo di previsione del vento è stato fatto già nel novembre 2002 dal CESI in collaborazione con l’Università di Fisica di Genova. Nel documento finale di questo studio, che è l’Atlante Eolico dell’Italia [1] vengono mostrati diversi risultati usando dei modelli matematici di vento (il modello WINDS). Qui riportiamo il risultato visivo della mappa WINDS della velocità media annua del vento a 25 metri dal suolo (circa l’altezza di una pala eolica).
Come si può vedere dalla mappa, troviamo alcune macchie rosse (o gialle) che indicano una media piuttosto elevata. Altro fatto molto importante è che molte di queste macchie rosse e gialle si trovano in delle valli dove il vento è costretto, a causa delle montagne, a soffiare in una certa direzione.
Altro fattore molto importante è che i nostri mari, oltre che essere interessanti per lo sfruttamento dell’energia marina (come abbiamo già visto in precedenza) sono anche interessanti per lo sfruttamento di energia eolica, presentando medie elevate soprattutto nei mari vicini alle isole maggiori.
Ed è proprio questa una delle ultime frontiere tecnologiche che stanno venendo sperimentate in altri paesi (non, mi duole ammetterlo, in Italia) ossia gli impianti eolici off-shore. E’ proprio su questo eolico che stanno investendo forte i paesi nordici: in Danimarca sono già in funzione vari impianti, come quello da 40 MW nello stretto di Oresund vicino a Copenhagen, in Spagna è stato fatto uno studio di fattibilità nazionale in modo da individuare alcune aree particolarmente ventose (soprattutto in mare) e realizzare grosse centrali che possano fornire alcuni GW. In Norvegia, a largo di Havsui si sta realizzando il più grande impianto eolico offshore del mondo per potenza: 1.5 GW. Ma è la Gran Bretagna (e la Scozia in particolare) che sta trainando questa rivoluzione verde europea: oltre alla maxi centrale marina delle Orcadi della quale ho parlato la scorsa puntata che dovrebbe fornire 1.6 GW, sono stati progettati diversi impianti offshore che dovrebbero arrivare entro il 2020 alla cifra di produzione totale di energia di 33 GW, dei quali 7.5 GW sono già in fase di realizzazione grazie al programma Clipper’s Britannia Project.
Sempre in Norvegia, inoltre, sono stati progettati degli impianti offshore galleggianti, in modo da non impattare sull’ecosistema marino.
E in Italia?
La compagnia tedesca Wpd ha avviato le procedure per la concessione d’uso demaniale marittima al Ministero dell’Ambiente per poter realizzare un parco eolico nel Gargano: un progetto di installazione di 95 turbine, che sarebbero in grado di fornire una potenza di 342 MW (ossia soddisfare il bisogno energetico di circa 240.000 famiglie) creando ben 80 nuovi posti di lavoro; uno studio di impatto ambientale commissionato dalla stessa società tedesca nel marzo 2012 da parte dell’Erm ha dato parere favorevole al progetto stesso [2]. A marzo del 2013 il Ministero delle Infrastrutture ha dato il via libera al parco eolico, come ad altri due progetti analoghi nelle zone circostanti da parte di altre due società italiane. Il 6 marzo 2013 l’assessore alla Qualità dell’Ambiente della Puglia, Lorenzo Nicastro ha detto no al progetto e il consiglio regionale della Puglia ha votato all’unanimità contro.
Il 10 giugno 2013 è il termine ultimo per la presentazione di osservazioni e controdeduzioni al progetto, bisognerà vedere se il voto del Consiglio Regionale basterà a bloccare il primo parco eolico offshore.
Vantaggi e criticità dell’eolico
Concludiamo questa analisi con i lati positivi e negativi dell’eolico. Il lato positivo più evidente è che l’energia eolica è un’energia pulita, che non emette anidride carbonica per produrre energia (tranne per la realizzazione dell’impianto), inoltre il cosiddetto tempo di ammortamento, ossia il tempo che ci mette l’impianto eolico per “pagare” quello che si è speso per realizzarlo, è molto basso; i costi di mantenimento sono alquanto bassi e inoltre negli USA molti allevatori e agricoltori affittano parte del loro terreno per impianti eolici, permettendo così di guadagnare soldi ulteriori o per avere una fonte di reddito certa nel caso di raccolti andati a male, inoltre hanno un basso costo di smantellamento a differenza di centrali nucleari (scorie radioattive), idroelettriche (dighe) o termoelettriche.
Nei lati negativi troviamo il forte impatto visivo che hanno le pale eoliche, cosa che può essere evitata mettendo impianti off-shore, il fatto che funzionano solo in particolari condizioni di vento (cosa che può essere anche in questo caso abbastanza ammortizzata, facendo una progettazione razionale degli impianti), hanno però un impatto sulla fauna dei volatili: vari studi hanno evidenziato un aumento di mortalità tra gli uccelli in presenza di impianti eolici, e anche hanno un impatto di tipo acustico (il rumore delle pale eoliche in rotazione è alquanto fastidioso…). Parte di questi problemi non sussistono negli impianti off-shore, che, però, potrebbero avere dei problemi sull’erosione costale: in Scozia si stanno facendo degli studi proprio sull’erosione causata dagli impianti eolici e sull’influenza che potrebbero avere sulle correnti oceaniche.
Alessandro Sabatino
[1] Atlante Eolico dell’Italia, dott. Gabriele Botta (CESI) e prof. Corrado Ratto (Università di Genova), Novembre 2002
[2] Studio di impatto ambientale Parco Eolico Marino Gargano Sud, Erm, Marzo 2012.