Due o tre appunti sull’eterno e pachidermico post di Alessandro Di Battista comparso sul blog di Beppe Grillo.
1) Raccontare la storia un tanto al chilo va bene al mercato, al bar, in campagna elettorale, se volete anche al liceo. Se si fa un discorso serio, bisogna essere precisi.
Se non si è precisi, non si sta facendo un discorso serio. E si è al bar. Cameriere, due cappuccini per favore.
2) Un esempio? Riga numero 8: “L’invenzione folle del Regno dell’Iraq, uno stato abitato, oltre che da decine di minoranze, da tre popolazioni profondamente diverse tra loro: i curdi, gli sciiti e i sunniti“.
No! Cazzata! I curdi sono un’etnia; sunnismo e sciismo sono due orientamenti di una religione. Ci sono Sciiti in Albania e Sunniti in Indonesia, non sono “due popoli”.
Ecco, la lettura del post di Dibba si poteva interrompere qui, perché la Storia bisogna studiarla, ma prima di studiarla forse è il caso di capirla.
3) Lascio perdere le ampollose, retoriche, flaccide tecniche per coinvolgere l’elettorato italiano. Ne prendo una soltanto, quando il nostro eroe eroicamente tuona contro chi “Compra F35 mentre l’Italia muore di fame“.
Dibba, ascoltami: ci avevi già provato litigando con l’abatino Roberto Speranza. Questo Paese non muore di fame: sta solo smettendo di vivere oltre le proprie possibilità. E comunque nemmeno sempre.
Piantala lì, per favore.
4) Lascio perdere anche i troppi refusi ed errori di punteggiatura di sezione in sezione sempre più frequenti, segno che persino i facchini della Casaleggio & Associati – quelli che correggono le bozze – a un certo punto si sono scocciati della tua lenzuolata di 20.000 battute spazi inclusi.
A questo proposito, sulla lunghezza: il Discorso della Montagna è lungo 2500 battute, e ci hanno fondato il grosso di una religione. Ti assicuro che per trattare alla tua maniera (leggasi: alla René Ferretti. In questi giorni le citazioni di Boris si sprecano) la storia dell’Iraq uno ce ne può comodamente impiegare anche solo 10.000. La nostra pazienza ringrazia.
5) Andiamo alla ciccia, la faccenda per cui anche a Ferragosto siete riusciti ad essere su tutti i giornali, in ossequio al berlusconissimo “Basta che se ne parli”.
“Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione”. Mi servono tre sottopunti.
- Giustissimo. Davvero, non sono ironico. Si chiama real-politik. La stessa che fanno gli USA quando decidono se è strategico (che è un sinonimo più corretto di “conveniente”) bombardare o no una determinata zona.
Ora hai imparato il metodo di pensiero: applicalo al mondo e non solo ai tuoi comodi.
- “Smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione”. Su Spinoza sono stati fenomenali: insomma, smetterla di trattare i terroristi come voi trattate tutti gli altri partecipanti della vita democratica Italiana.
A Dibba, mabbaaaaff….
- Se con il terrorista devi dialogare e arrivare a un compromesso, perché il terrorista può decidere che non ha sufficienti canali diplomatici per far sentire le proprie ragioni, allora è perfettamente logico, strategico, saggio e a questo punto doveroso ad esempio trattare con la mafia.
Secondo te i mafiosi hanno sufficienti canali diplomatici per far sentire le proprie ragioni? E poi, anche se li avessero, lo decidono loro se sono “sufficienti” o no. Dunque fanno saltare in aria autostrade, cose e persone. Dunque è giusto e sacrosanto patteggiare. Sono d’accordo.
Ora che ci siete arrivati anche voi, potete per cortesia telefonare al vostro house-organ (Il Fatto Quotidiano) per farli smettere con quella puerile, pretestuosa e ottusa manfrina? Grazie.
Umberto Mangiardi
@UMangiardi