
Fare il lobbista è un lavoro per cui ci va un pelo sullo stomaco incredibile. Se avete visto ‘Thank you for smoking’ vi siete fatti un’idea.
Se fino a ieri pensavate che quel film fosse esagerato dovete ricredervi, perché (anche) questa volta la realtà supera la fantasia.
Ma andiamo con ordine: che cos’è un lobbista? È una persona che lavora per una lobby, e cioè un gruppo di potere che cerca di difendere i propri interessi: case farmaceutiche, grandi multinazionali, società produttrici di tabacco eccetera.
In Italia diamo un significato dispregiativo al concetto di lobby, è un sinonimo di “poteri forti” – una volta si diceva “forze plutocratiche”.
Spesso i lobbisti sono ex senatori o ex deputati, persone che conoscono bene le dinamiche legislative e politiche, e perciò in grado di lavorare al meglio per sviluppare norme favorevoli al proprio gruppo e allo stesso tempo evitare determinate leggi a sfavore.
Al nocciolo della questione, il lobbista deve convincere tanto i politici quanto l’opinione pubblica: l’interesse della mia lobby non solo è legittimo, ma è anche il meglio per la Nazione.
Difatti, ogni volta che capita qualcosa del genere tutto fa prevedere un rinvigorirsi della polemica sull’annoso problema-armi negli USA – vale a dire sulla facilità di circolazione delle armi degli Stati Uniti (in particolare quelle automatiche).
In circostanze del genere, ci si aspetta un silenzio difensivo.
In Connecticut – dice la NRA – agli addetti della sicurezza delle scuole è vietato dotarsi di armi da fuoco.
“Se invece fossero stati armati avrebbero potuto difendersi dall’assassino“.
Ci sarebbe quasi da ammirarli, non fossero pazzi…