Conversazione al bar tra A, persona normale che si informa guardando la tv e leggendo siti e giornali, e B, docente precaria.
A: «Hai sempre l’aria così impegnata, così stanca, e dire che lavori solo 18 ore!»
B: «Sì, in effetti, sono proprio un po’ stanca, mi starò raffreddando. Non credo sia per via delle 18 ore che passo in classe a sorvegliare 25-30 minorenni di cui sono responsabile legalmente. Tu come te la cavi quando devi passare una mattinata con i tuoi due figli?»
A: «Dopo due ore sono morto, ma sono due vere pesti».
B: «Beh, immaginati averne 25 da tenere sott’occhio».
A: «Morirei!».
B: «Ma sì, sono “solo” 18 ore.
Certo, con le ore a disposizione per sostituzioni e quelle per il ricevimento dei genitori aumentano un po’, ma sono sempre poche.
Più quelle per i Consigli dei Docenti. Ah, e quelle per i Consigli di Classe. E per gli Scrutini.
Dimenticavo la consegna schede.
E l’aggiornamento. Forse non sono così poche. In effetti, se si calcola che ogni ora in classe va preparata, bisogna ripassare l’argomento, fare le fotocopie, creare i materiali, preparare le diapositive o i materiali multimediali, ideare e stampare le verifiche, correggerle… ecco, a conti fatti credo proprio di lavorare più o meno 40 ore alla settimana».
A: «Dai, però, non fare quella faccia: almeno ti fai tre mesi di vacanza!».
B: «Due, se si vogliono chiamare così…».
A: «E come le vorresti chiamare? ».
B: «Il mio contratto è fino al 30 giugno e quest’anno avrò esami, quindi due mesi. Luglio e Agosto. Ma non le definirei esattamente vacanze, dato che verrò licenziata a giugno e, se tutto fila liscio, riassunta a settembre».
A: «Ah, mi spiace, che fregatura. Due mesi a casa senza stipendio. Dai, però, sei pur sempre una statale, su con la vita! Sono soldi sicuri, al 23 del mese sul conto e non ci sono santi che tengono! ».
B «…».
A «Che c’è, non dirmi che vuoi negare che sia una paga dignitosa?».
B: «Siamo fra i docenti peggio pagati d’Europa, ma non è quello…».
A: «Che cosa c’è allora? ».
B: «Beh, a dirla tutta tutta, io non vedo un euro da settembre».
A: «Da settembre?? Ma se siamo a metà gennaio! ».
B: «Esatto. Al momento il Ministero mi deve ottobre, novembre, dicembre e presto anche gennaio! Quattro mensilità e la tredicesima».
A: «E come fai a vivere? A pagare l’affitto, le bollette? ».
B: «Eh, come faccio… vivo con i miei! Per carità, ci sto benissimo, ma è piuttosto umiliante farlo non per scelta. E ho dei colleghi che vengo da fuori città che stanno chiedendo prestiti su prestiti alle famiglie. Cosa che è davvero sconfortante per un professionista che lavora…».
A: «Ma capita solo nella tua scuola? ».
B: «No, in tutta Italia, a centinaia di migliaia di persone. Si sono scordati di noi. Ora pare che il 19 gennaio (con tutta calma…) qualcosa si muoverà e ci sarà accreditato qualcosa. Non sappiamo se una mensilità o tutti gli arretrati. Non sappiamo quasi nulla, ecco».
A: «Pazzesco. Però dai, almeno avrai i 500 euro».
B: «Veramente no».
A: «Ma come?? Lo dicevano su tutti i canali: 500 euro per ogni professore, per la formazione».
B: «Sì, ma non per i precari. Noi lavoriamo come gli altri, abbiamo gli impegni di un docente senza sconti di nessun tipo, ma non riceviamo nessuna cifra per formarci.
I 500 euro sono solo per chi è di ruolo. Anche se noi siamo in media più giovani degli altri docenti e saremmo proprio una fascia di persone pronte a formarsi, anche perché siamo in media meno gravati da impegni familiari esterni al lavoro».
A: «Quindi niente 500 euro e per ora neanche niente stipendi per i supplenti. Eppure io avevo sentito dire che Renzi aveva tolto i supplenti. Mi ricordo bene sui giornali i titoli “Abbiamo eliminato la supplentite”».
B: «Hanno assunto alcuni precari storici, quello sì.
Ma i supplenti ci sono eccome. Non li hanno eliminati e non sembrano neppure in via d’estinzione a dire il vero. Nella mia scuola, per esempio, ci sono otto docenti di italiano e quattro di loro sono supplenti, come me, con contratto che scade a fine giugno e tanti saluti.
Per noi significa nessuna stabilità lavorativa, per gli studenti nessuna continuità didattica. Io sono la terza docente che hanno avuto i miei ragazzi dall’inizio dell’anno, per dire».
A: «Che storiaccia. Però, dai, come dice sempre il ministro Giannini, ora per voi c’è il concorso e vi sistemate tutti! ».
B: «In realtà, uno su tre si sistemerà. Sulla fine che faranno gli altri, il ministro non si è mai sbilanciato. Sempre che questo concorso si faccia…».
A: «Ma come?».
B: «In fondo, doveva essere bandito entro il 1 dicembre 2015, per far entrare in ruolo i vincitori già a settembre 2016. “Primo dicembre 2015”: è stato detto e confermato e riconfermato. E poi…».
A: «Siamo a metà gennaio, ancora nessuna traccia del bando?».
B: «No, si parla di slittamento a data da destinarsi».
A: «Come il vostro futuro…».
Serena Avezza
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