
Non l’aveva mai fatto nessuno: andare al Meeting di Rimini ed attaccare direttamente e duramente Comunione e Liberazione, il padrone di casa.
C’è riuscito Mattia Fantinati, veneto, deputato del Movimento 5 Stelle, mandando in crisi di identità non tanto i ciellini – irritati e nulla più – quanto il resto degli osservatori: potevamo farlo noi, e invece c’è voluto uno di quelli là.
Fantinati, regolarmente invitato dall’organizzazione, ha dribblato secco il palco dove erano seduti un tot di onorevoli multicolor per accaparrarsi il podio sotto i riflettori. Ha mollato lì i pari grado del PD, dell’NCD, del gruppo misto e chi più ne ha più ne metta – impegnati in una seduta di autocoscienza di quelle che tanto piacciono ai Giussani-Boyz – per imbastire un one man show con il deliberato obiettivo di menare più fendenti possibile.
Quello che ha detto, in realtà, è abbastanza risaputo: in mezzo a soliti richiami ai mantra 5 Stelle e ad un’analisi semplicistica degli ultimi 30 anni di leaderismo italiano (potete trovare l’intero intervento qui), lo stralcio che è rimbalzato su tutte le home dei quotidiani online recita
Un attacco del genere, per giunta nella tana del lupo, non si era mai visto; ed è un inedito pure il consenso decisamente trasversale riscosso nella platea (solo telematica?) che in queste ore ha rilanciato i vari video con esternazioni di giubilo.
Al netto della propaganda e dell’atteggiamento tanto di Fantinati che dell’entourage del M5S, che non ha perso l’occasione per un po’ di sano click baiting, emergono alcuni dati su cui è interessante soffermarsi.
A tenere un discorso del genere non è stato un notabile del MoVimento, ma un parlamentare tuttosommato misconosciuto, che solo in un secondo momento è stato prontamente adottato e rilanciato dalla Pravda ufficiale del partito, il Blog di Grillo: un po’ come se la volontà ai piani alti fosse quella di vedere la prima reazione del pubblico per decidere a colpo sicuro se sottoscrivere o meno l’intemerata del deputato.
Questa timidezza, comunque, è poca cosa rispetto a quanto eravamo abituati: Comunione e Liberazione, per quanto fortemente schierata su posizioni (berlusconiane ancor prima che) di centrodestra, è e resta un aggregato di potere straordinariamente influente in tutti i settori della vita pubblica italiana, specialmente del Nord Italia, e di questo tutti hanno imparato a tener conto. Soprattutto gli avversari.
CL è grandemente presente non solo nei ruoli politici di spicco, non solo nella gestione di importanti comparti economici (la sanità su tutto), ma anche nel campo intellettuale, sia a livello di firme nell’editoria e nella carta stampata sia per quello che riguarda l’occupazione quasi militaresca di atenei e non solo (tanto per quanto riguarda i docenti quanto per le folkloristiche associazioni studentesche).
È un’organizzazione stabile, razionale, determinata, influente e precisa: sa quello che vuole e quali strade intraprendere per ottenerlo.
Di fatto, nessuno in passato si era mai permesso di apostrofare CL in questi termini, a cominciare da Renzi (l’anno scorso rumoroso assente, quest’anno condotto a più miti consigli e docile relatore per la platea riminese) per continuare con Bersani (correva l’anno 2003 e PiGi era il responsabile economico dei DS: “Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di CL. Solo l’ideale lanciato da CL negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare“) e arrivando in sostanza a tutti i papaveri del centrosinistra passati ad omaggiare con la loro presenza la muscolare kermesse romagnola.
E poco importa che il j’accuse sia stato blandito attraverso qualche coccola disseminata da Fantinati durante l’eloquio, o che la spocchia endemica dei pentastellati abbia comunque avuto modo di far sgradevole capolino (“sono qui a dire la Verità”, “onestamente”): ciò che conta è che per la prima volta e senza mezzi termini sia stato messo all’indice l’incedere sistematicamente e torbidamente lobbistico di Comunione e Liberazione, che già le dicerie e le vulgate comuni ci presentano come poco trasparente e che le inchieste giudiziarie si sono più volte incaricate di scalfire.
Ciò che conta è un richiamo a principi un tempo etichettati come “progressisti” quali la laicità dello Stato, sempre molto chiacchierata e poco praticata.
A margine, emerge un nuovo modo tentato dal MoVimento 5 Stelle di esercitare il suo ruolo: è presto per dire se diventerà una strategia a livello generale oppure se questo episodio resterà confinato alle cronache insussistenti di mezza estate, ma Fantinati non ha attaccato CL in quanto simpatizzante o affiliata di questo o quel “vecchio” schieramento politico.
L’ha attaccata in quanto tale, in quanto gruppo di potere: evidenziare in maniera così macroscopica e circostanziata i singoli gruppi di influenza senza cadere nella dialettica trita e ritrita del “tutti uguali” e del complottismo più fantasioso può dare una nuova accezione al potenziale bombarolo dei parlamentari a 5 Stelle.
Rischiando, addirittura, di renderli più utili nell’immediato e più efficaci, in un’ottica di medio periodo, per le loro stesse ambizioni future.
Umberto Mangiardi
@UMangiardi