Dopo l’ennesimo (auto)editto bulgaro di Beppe Grillo (in due parole: “I nostri non devono andare in tv, la tv è corrotta, tramontata, popolata da gente inutile. Io non voglio che i miei vadano in tv”), mi è venuta voglia di prendere le difese di una persona a cui voglio molto bene. Mia nonna.
Mia nonna ha una tessera elettorale precisissima, completa di ogni elezione e ogni referendum.
Mia nonna ha 86 anni, va per gli 87.
Mia nonna ha voluto andare a votare anche alle primarie.
Mia nonna è una donna semplice, di fede cattolica profonda e genuina.
Nonostante le primavere, la sua agenda televisiva comprende tutti, e dico tutti, i talk show sulla politica. Lei non è mai stata attivista di niente, ma è concentrata sull’ultima missione che le è rimasta, l’ultima cosa che la preoccupa davvero, e cioè il futuro dei suoi nipoti
.
Solo che mia nonna è, come spesso capita alle nonne di gente in età di ragione, anzianotta. Per quanto un giorno abbia tirato fuori che le sarebbe piaciuto, prima di morire, provare il deltaplano (giuro, l’ha detto sul serio), e per quanto rimanga strabiliata da cose come Skype, Google Street View, Youtube o Wikipedia, mia nonna non sa accendere un computer.
Se ci sono io, o mio fratello, guarda interessata, chiede, è tutt’orecchi.
Ma da sola, se vuole sapere chi andare a votare, legge il giornale e guarda la televisione. Sarà schiava della vecchia politica, sarà dipendente dalle solite facce, sarà un’elettrice di cui non tenere conto.
Ma credo che abbia il diritto di avere accesso alle proposte di un partito, e se mia nonna non va dal computer il computer va da mia nonna, concedendo un’intervista tradizionale di tanto in tanto e accettando, per amore della democrazia, di subire qualche critica puntuale o qualche domanda scomoda pur di essere davvero ecumenico. Non credo sia progressista – in senso etimologico, “per il progresso” – un’idea che si nega, strutturalmente, a una parte della società a cui si rivolge.
Umberto Mangiardi
@UMangiardi