Valori e organizzazione: in queste due parole si potrebbe riassumere il significato della riunione della “minoranza” del PD riunitasi ieri al Teatro Ghione, a Roma.
Una convenzione, è stato specificato da tutti gli intervenuti e in primis da Gianni Cuperlo (colui che la riunione la ha convocata), che non è in alcun modo un contraltare all’apertura della campagna elettorale del PD svoltasi a Torino nelle stesse ore.
Lo scopo della riunione era quello di riportare a denominatore comune le anime che avevano appoggiato la candidatura di Gianni Cuperlo a dicembre, anime che hanno fatto fatica a trovare una sintesi all’indomani di una sconfitta prevedibile sì, ma che nessuno si aspettava così netta.
E questi fermenti, rappresentati da tutti i “big” presenti in sala o sul palco (Bersani, D’Alema, Fassina, Orlando, Epifani) si sono riconosciuti nella linea tracciata da Gianni Cuperlo. Una linea, dicevo, riassumibile nelle parole valori e organizzazione.
I valori sono quelli di una sinistra che non può dismettere le proprie ragioni a causa di un congresso perso ma che, anzi, deve imparare la lezione e ritrovare lo spirito che le è proprio: quello di offrire alla società una visione più giusta e migliore del mondo.
Cuperlo (ma anche Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, entrambi applauditissimi) ha sottolineato come il sostegno al Governo guidato da Matteo Renzi non è in discussione: anzi all’azione del Governo è assicurata la massima lealtà.
Però questa lealtà non può essere cieca: su alcuni principi, anzi valori, non si può transigere.
Non si potrà votare lo stravolgimento della Costituzione per inseguire il mito della velocità e del cambiamento purché sia. Su questo il Teatro Ghione è stato chiaro: la riforma elettorale e l’abolizione del Senato così come sono state scritte non funzionano. Così non si possono votare.
Ma la riunione di ieri è stata anche un’occasione per dire chiaramente che la minoranza del PD, per avere l’ambizione di tornare maggioranza, deve organizzarsi. Si devono superare le troppe divisioni vissute in questi mesi e si deve avviare un lavoro serrato a partire dai territori, uscendo dal quadrilatero dei palazzi romani.
Su questo i più convinti sono stati Massimo D’Alema e lo stesso Gianni Cuperlo. La minoranza deve sfidare la maggioranza non facendo l’opposizione, ma facendo attività nel PD, cercando di dare il proprio contributo affinché il PD non svanisca in troppi personalismi, senza un progetto comune e comunitario.
È qui che in effetti Matteo Renzi è più debole – e forse anche scarsamente interessato a rafforzarsi – e il rischio più forte è che il PD smetta di essere un partito nel senso tecnico della parola, per diventare qualcos’altro.
Chiaramente queste sono considerazioni smaccatamente di parte, e riconoscerlo è doveroso; ma credo che quella di ieri sia stata una bella giornata per il PD intero, non solo per la sinistra del mio Partito.
È stata una bella prova di vitalità, una dimostrazione che alcuni valori e parole d’ordine sono ancora in grado di scaldare il cuore di centinaia e centinaia di iscritti e militanti in tutta Italia (senza i quali lo stesso Renzi non potrebbe andare lontano).
Mi verrebbe da concludere con un sempreverde “al lavoro e alla lotta”: ma forse sarebbe troppo…
Domenico Cerabona
@DomeCerabona