Il nostro non è il sistema scolastico migliore del mondo: può essere uno dei più completi se prendiamo in considerazione i programmi, ma di certo non il migliore in assoluto.
Ma com’era prima la scuola? Intendo, al tempo dei nostri genitori. Beh, il sistema non era molto diverso dal nostro, a grandi linee era molto simile: l’Italia era già una Repubblica, con una Costituzione e una unità mai avuta prima; la seconda guerra mondiale era alle spalle e l’idea era quella di andare avanti spediti.
E al tempo dei nostri nonni? Sono indeciso tra spaventosa e agghiacciante; il motivo lo trovate nella foto qui sotto.
È il “Libro della Seconda Classe”, ovvero il sussidiario in dotazione agli studenti della seconda elementare. Il libro, cadutomi tra le braccia da una libreria del garage di mio nonno, è stato stampato nel 1937 a Palermo, e come si evince dalla foto siamo in pieno ventennio fascista.
L’Italia è una macchina che cerca di risollevarsi dalla Prima Guerra Mondiale grazie allo stendardo del Fascismo e del Nazionalismo promossi da Benito Mussolini. Libro e moschetto balilla perfetto. Il resto è Storia.
Ho deciso di leggerlo. Gli Italiani stravedevano per quel grassoccio e pelato individuo grazie al suo carisma ed alla sua storia fatta di lotta contro le ingiustizie e lotta al male proveniente da oltre i confini: ma come fare per assicurarsi tutto questo per più tempo possibile.
Oggi si utilizzerebbero le pubblicità, le televisioni, i quotidiani, le radio, internet, la censura e la propaganda scorretta. All’epoca si ricorreva al cinema, alla radio, alla propaganda sui muri ed alla propaganda scolastica.
Quest’ultima era fatta di una serie di regole e paletti da cui non si ci si poteva discostare. Ecco qualche esempio.
IL COLORE – Il nero è ovviamente dominante: si tratta del colore delle “camice nere”, i fascisti, ma anche il colore della divisa dei giovani balilla e dei figli della lupa (le giovani fila del servizio paramilitare del regime mussoliniano).
Inoltre uso così abbondante del nero indica un libro molto costoso e di conseguenza di pregio, evidenziava il potere del regime nel volere il meglio per gli italiani.
L’altro colore dominante è l’arancione, utilizzato per colorare le figure e per sostituire il rosso (il colore di nemici comunisti).
I DISEGNI – Essendo un libro scolastico per le elementari, è zeppo di disegni: semplici ma efficaci.
I maschietti indossano quasi sempre la camicia nera, così come gli uomini quando non vengono raffigurati in divisa; le ragazze sono sempre in vestito lungo bianco ad indicare la loro purezza.
Le persone sono sempre raffigurate in attività riguardanti la campagna (tema molto caro a Mussolini), in attività di famiglia (gruppi familiari attorno al focolare domestico) o attività tipicamente fasciste (marce, alzabandiera, stesura di lettere da luoghi remoti dell’Italia o dalle colonie).
TEMI TRATTATI – Grazie ai Patti Lateranensi del ’29 l’ultima parte del sussidiario è riservata alla Religione mentre le altre, sempre sotto forma di storielle, sono dedicate alla Storia, alla Letteratura, all’Educazione Civica (del periodo), all’Educazione Fisica e alla pura propaganda.
- La parte dei Storia narra delle spedizioni in Africa, dell’Unità d’Italia con la spedizione di Garibaldi, del Milite Ignoto, della Casa Savoia: tutti temi cari al Duce;
- La parte della Letteratura è fatta di brevissimi racconti popolari e di poesie, per lo più di autori neutrali o antecedenti, come Giosuè Carducci, o vicini al fascismo, come Giuseppe Zucca o Gabriele D’Annunzio;
- La parte di Educazione Civica è fatta di racconti sulla famiglia, del rispetto dei genitori, delle regole a scuola e delle leggi fasciste;
- La parte di Educazione Fisica è fatta di racconti brevi su partite e prestazioni sportive. Quello dello sport era un altro tema molto caro al Duce in quanto l’italiano puro doveva essere forte e vigoroso, primeggiante nello sport e sempre pronto alla battaglia durante le guerre;
- La parte della propaganda, quella più cruda: a partire dai disegni di bambini in divisa militare e di armi in bella vista si passa a militari che colpiscono indigeni somali con delle mazze, passando per fasci e visi stilizzati ed esaltati di mussolini.
Ecco uno dei brevi racconti:
“Bruno, il figlio dell’ingegnere Frattini, è fiero d’indossare come suo padre la camicia nera; messi uno accanto all’altro, sembrano una quercia un querciolo.
Sono come due alberi di diversa grandezza, ma crescono sullo stesso suolo e vestono foglie uguali.
Spesse volte s’incontrano sull’uscio di strada, l’uno di ritorno dalla Casa del Fascio, l’altro da quella dei Balilla, e si salutano con la mano alzata, come due camerati.
I babbo, che è vecchio squadrista, sorride, ed è tentato di prendersi il figlio in braccio e portarlo di peso alla mamma; ma poi dice: no, è un soldato anche lui!
La mamma invece gli corre subito incontro e se lo abbraccia, col cuore gonfio di commozione.
Più bello di così, in camicia nera, simile in tutto al babbo, non potrebbe essere il suo maschietto!”
Questa era la normalità: non esisteva opposizione in quanto vietata per legge.
I bambini erano obbligati ad essere iscritti nelle organizzazioni giovanili fasciste, dove proseguiva l’opera di indottrinamento già portata avanti dalla scuola.
Non a caso oggi parecchi anziani sono molto legati a quel periodo, proprio a causa della costante propaganda che era l’unica fonte di educazione e d’informazione dell’epoca. “Mussolini ha sempre ragione” era la risposta ad ogni domanda sulle decisioni del Duce, e le altre campane venivano purgate e bastonate.
Chiunque abbia questi libri in casa, li conservi. Li custodisca per mostrarli ai propri figli e nipoti quando chiederanno del passato. Per ricordare che una delle pagine più buie della nostra storia non passava solo nei campi di battaglia ma anche nelle aule scolastiche.
Giuseppe Derudas
@twitTagli