Ora che siete più rilassati nel leggere che il 21 dicembre 2012 non succederà nulla e non dovrebbe succedervi nulla (occhio comunque ai deficienti, ce ne sono troppi in giro!), e consapevoli che il giorno dopo potrete riprendere la vostra vita tranquilli, festeggiando quella sera il nuovo ciclo dei Maya (se non vi ricordate qualcosa di quella notte… Beh, che dire? Tra nove mesi potreste avere una bella sorpresa) passiamo ad esaminare scientificamente quali potrebbero essere le possibili cause della fine del mondo (reale).
In realtà il termine “fine del mondo” ha un’accezione antropocentrica. Mi spiego meglio, per l’uomo fine del mondo non è la distruzione fisica del mondo (che può succedere, ma la vedremo in un’altra puntata), ma è interpretabile come la fine dell’umanità, ovvero l’estinzione dell’intera razza umana; oppure come fine della civiltà umana (non necessariamente estinzione). Le due fini del mondo che vedremo oggi sono una di un tipo e una dell’altro.
La prima è la pandemia (dal greco pan-demos, ovvero tutto il popolo) e secondo la sua definizione attuale è un’epidemia che interessa tutto il mondo, con alta mortalità. Ma può un’epidemia sterminare la razza umana? Ed effettivamente una pandemia può verificarsi? Ad entrambe le domande la risposta, tragicamente, è sì. È effettivamente possibile che un batterio, o più probabilmente un virus, magari modificatosi geneticamente (in modo spontaneo), possa insieme sia provocare alta mortalità che avere rapidità di diffusione. Ma la possibilità che ciò avvenga (nonostante alcune cassandre abbiano previsto pandemia entro 5 anni) è davvero remota.
Di pandemie non letali ne abbiamo avute due nel nuovo millennio, entrambe annunciate come “il virus che sterminerà il genere umano”, entrambe rivelatesi una completa bufala. Il primo era la SARS, una sindrome respiratoria causata da un coronavirus (Fabrizio Corona, però, non c’entra). Nel 2003 questa malattia balzò alle cronache a causa di un focolaio in Cina, che secondo i media avrebbe generato centinaia di morti in pochi giorni, causando uno spauracchio nell’occidente, con la gente che assaltava le farmacie e paura diffusa. Alla fine il tasso di mortalità si scoprì essere del 7% (non è poco, la spagnola aveva una mortalità del 5%), ma la bassa trasmissibilità tra uomo e uomo ed il controllo della diffusione della malattia fermarono il fenomeno sul nascere.
Ma la più grande bufala fu l’influenza suina: l’allarme fu lanciato nel 2009, tutte le nazioni si dotarono di migliaia e migliaia di vaccini (tutt’ora stoccati, ormai scaduti e mai utilizzati) per far fronte alla più grande epidemia del secolo. Risultato: il tasso di mortalità del famigerato virus H1N1 è dello 0,02 % (più basso dell’influenza normale che è dello 0,2%).
Il problema che potrebbe sorgere nei prossimi anni – e che molti scienziati hanno evidenziato – è uno spostamento a nord delle malattie endemiche africane. Ad esempio, l’Ebola (tasso di mortalità elevatissimo: 55-90%) e il Marburg (ancora peggio: mortalità 85-93%) potrebbero giungere in Europa a causa del cambiamento climatico. Oppure, come succese anni fa con l’antrace, entrambe le malattie potrebbero essere usate come armi biologiche da qualche pazzo. La possibilità comunque resta molto bassa.
L’altra fine del mondo ha, forse, più possibilità di riuscita nel prossimo secolo. Per il “Bollettino degli Scienziati Nucleari” siamo ad appena 5 minuti alla mezzanotte (mai sentito parlare di questo orologio? Cliccate questo link), dove la mezzanotte rappresenta la terza guerra mondiale (questa situazione è citata anche nel meraviglioso fumetto Watchmen).
La timeline di questo orologio è molto complessa, ed è passata (1953, prima bomba H) dai 2 minuti alla mezzanotte – il punto più vicino, secondo gli scienziati, alla terza guerra mondiale – ai 17 minuti alla mezzanotte (1991, crollo dell’Unione Sovietica). Perché secondo gli scienziati atomici siamo più vicini ad una terza guerra mondiale rispetto che a vent’anni fa? Non tanto per una possibile guerra diretta Russia-USA o Cina-USA (è molto improbabile che Obama si svegli una mattina e telefoni a Putin dichiarandogli guerra), ma per l’escalation di conflitti regionali verso scale più grandi, con l’interessamento delle potenze nucleari.
Ed i possibili detonatori sono davanti ai nostri occhi: Israele, Siria, Iran, Corea del Nord: è lì che gli interessi economici e politici di USA, Cina e Russia vanno a cozzare. La terza guerra mondiale potrebbe partire proprio da una di queste zone, come già la prima e la seconda guerra mondiale ci hanno insegnato (vedi Polonia e Bosnia).
Ma un’altra area del mondo desta grande preoccupazione (anche se oggi il rischio sembra essere minore): è la regione del Kashmir, contesa da India e Pakistan (divisa tra le due fin dai tempi dell’occupazione inglese), ora entrambe potenze nucleari: qui, tra il 1998 e il 1999 andammo a un passo dalla guerra nucleare, poi gli accordi di pace fecero tirare un sospiro di sollievo al mondo. Ma l’instabilità politica fortissima potrebbe riaccendere un conflitto sopito dal 1947. Analoghe le situazioni in tante altre regioni del mondo, dove i conflitti locali possono fornire il famigerato casus belli. Sta nella volontà politica dei leader del mondo a scongiurare questa ipotesi.
(continua…)
Alessandro Sabatino