
Dalla serie “viva le cordate di intellettuali” in generale, e “viva la lista Tsipras” in particolare, oggi tratteremo il curioso caso di Barbara Spinelli.
Tutti sanno che è la figlia di Altiero, pochi sanno chi sia davvero Altiero, se non che “lui si che ne sapeva di Europa“. Ma questo non importa.
Tutto nasce cinque mesi fa, quando un gruppo di intellettuali italiani, tra cui Barbara Spinelli – che tra l’altro è figlia di Altiero – assieme a Rifondazione comunista e SEL, decide di sostenere Tsipras in Europa.
Ci sarebbe molto da raccontare di questa frizzante campagna elettorale: il volantinaggio non stop di Furio Colombo, il giro d’Italia in camper di Moni Ovadia, i flash mob organizzati da Carlo Freccero. Ah, anche questo.
Ma non divaghiamo, torniamo a Barbara Spinelli, la figlia di Altiero Spinelli. Il 25 maggio si vota, e la lista Tsipras supera il 4%: Barbara, la figlia di Altiero Spinelli, capolista al centro, passa.
Ah, che soddisfazione! E che cuore! Barbara ci ha messo la faccia, il cuore, l’impegno e pure il cognome del padre per sostenere questa buona causa.
E in modo del tutto disinteressato, perché la neoeletta non accetterà il seggio. Nossignore! L’evergreen, il cavallo di battaglia di ogni intervista o apparizione era proprio “io non accetterò il seggio“.
Già me lo immagino Furfaro di Sel, figlio di ignoto, che si frega le mani: “Grazie Barbara, è un onore subentrare al tuo seggio! Del resto io, i compagni di Sel e di Rifondazione abbiamo solo messo a disposizione la nostra macchina organizzativa, la nostra manodopera, i volantinaggi a ogni ora e l’eloquio di Vendola. Tutto il resto l’hai fatto tu Barbara“.
Ma la Tuke aveva voltato le spalle a Furfaro. Ebbene si, la grande investitura popolare appena ricevuta aveva gravato Barbara, figlia di Altiero Spinelli, di una grande responsabilità: non accettare il seggio sarebbe come tradire le migliaia di persone che le hanno dato la preferenza!
Dopo qualche giorno di strazi e tormentati ripensamenti, Barbara Spinelli, figlia di Altiero, con una lettera al Manifesto scioglie ogni riserva: “Accetterò il seggio”.
Scrive che “I patti si perfezionano per volontà di almeno due parti e gli elettori il patto non l’hanno accettato, accordandomi oltre 78.000 preferenze“: sublime.
La dottrina è divisa sull’intenzione con la quale gli elettori della lista Tsipras hanno votato la Spinelli: sapevano già che mentiva e avrebbe accettato il seggio, o l’hanno votata credendo che quel voto sarebbe servito a far subentrare un altro esponente di sinistra?
Chiude con grande sfoggio di virtù, ringraziando Furfaro e Sel, rimasta senza seggi: “La mia più grande gratitudine va a Marco Furfaro per la generosità che ha messo nella campagna e che spero dedicherà ancora all’avventura Tsipras. Sono certa che i tanti elettori di SEL, battutisi con forza per la nostra Lista, approveranno; conto non solo sulla loro fedeltà alla Lista ma sulla loro partecipazione immutata al progetto iniziale“.
Come ogni fiaba che si rispetti, chiude con la (due, in questo caso) morale.
La prima è sorprendente, quasi rivoluzionaria, e ce la regala Barbara, figlia di Altiero Spinelli: dopo decenni in cui ci insegnano che “non basta essere figli di”, e che “il nepotismo uccide la meritocrazia”, scopriamo che sfruttare l’essere “figli di” non è un male di per sé: l’importante è che tuo padre sia Altiero Spinelli.
La seconda è rivolta ai militanti di Sel: la prossima volta che Vendola deciderà di mettersi – e mettervi – a disposizione di una cordata di intellettuali, storditelo con un colpo di Treccani in testa.
Francesco Cottafavi
@FCPCottafavi