In queste settimane si sta diffondendo una nuova bufala in piena regola: quella della correlazione tra Wi-Fi e tumori. E il nuovo paladino di questa crociata contro le pericolosissime radiazioni del wi-fi è Rosario Marcianò. Sì, proprio lui, quello che sostiene che gli Americani insieme ai governi della NATO stanno avvelenando la popolazione mondiale con le terribili scie chimiche. Peccato che le scie di condensazione siano semplicemente acqua, ma di questo abbiamo già parlato qui e qui.
Ma passiamo all’intervista che nientepopodimeno che ArticoloTre, nostra vecchia conoscenza nel diffondere nel web supercazzole bitumate (vedi Fukushima o articoli presi da Lercio), ha intervistato Rosario Marcianò sulla pericolosità dei Wi-Fi. L’intervista la potete trovare qui. Disclaimer: l’intervista contiene una mole di baggianate antiscientifiche. Potrebbe, però, spingervi ad unirvi alla spedizione Mars One per fuggire da questo sasso chiamato Terra.
Ma vediamo le baggianate scientifiche più evidenti
“È noto da tempo che le radiazioni non ionizzanti inducono un innaturale riscaldamento delle parti del corpo (un esempio classico è il forno a microonde, vietato, non a caso, in Russia)”
In teoria dovremmo essere già tutti morti: cellulari, radio, forni a microonde (il nostro eroe Marcianò aggiungerebbe anche scie chimiche). Eppure la speranza di vita è salita negli ultimi anni. Come si spiega? Ah, il forno a microonde NON è mai stato vietato in Russia, come spiegato benissimo da questo post. Inoltre non centra nulla con il wi-fi, visto che la tecnologia wireless utilizza potenze molto più basse rispetto a quelle dei microonde e dei cellulari. Certo, provocano un riscaldamento dei tessuti, ma come vedremo presto non hanno niente a che vedere con il rischio di tumore. Continuiamo, quindi, con la saga della bufala.
All’imbarazzante domanda “Ci fornisce qualche dato?” la risposta geniale è quella di non fornire né dati, né tantomeno referenze scientifiche, ma partendo con una serie di nomi:
Oggi gli esperti di campi elettromagnetici di caratura internazionale come il [sfilza interminabile di dottori, c’era anche mio cuggino, N.d.R.] e molti altri stanno pubblicamente lanciando l’allarme. Essi avvertono che saturare il nostro pianeta con onde elettromagnetiche di differente lunghezza e frequenza porterà alla decerebrazione degli esseri viventi, all’infertilità maschile e femminile e infine all’estinzione della razza umana.
Ovviamente dati e pubblicazioni citate zero. Perché? Perché non ce ne sono. Non esiste mezza pubblicazione che metta in relazione i wi-fi con rischio aumentato di contrarre neoplasie. Uno dei dottori citati da Marcianò, il dottor George L. Carlo ha fatto uno studio, pubblicato su MedGenMed, un giornale attualmente non esiste più, ma che aveva un impact factor molto basso (rasente allo zero) nel quale conclude che “non è statisticamente significativo l’aumentato rischio di cancro” e che inoltre “le radiofrequenze dei cellulari non sono in grado di spezzare la catena del DNA”. Altri studi successivi hanno confermato che non esistono conferme del fatto che le radiazioni delle antenne dei cellulari possano causare il cancro. La bibliografia la trovate in fondo all’articolo. Ma ovviamente Marcianò ha concluso che:
Ovviamente non poteva mancare la perla:
Nel 2011 un gruppo di 34 esperti selezionati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ente organizzato dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) ha eseguito uno studio sui cellulari e sui dispositivi Wireless che apre prospettive inquietanti, in realtà già riscontrate da molte altre indagini indipendenti: le radiofrequenze “potrebbero causare il cancro” ha dichiarato il gruppo di ricerca. Casualmente i media nazionali non hanno dato la giusta risonanza a questa notizia.
Bene, mi sono preso la briga di leggere il documento: la tecnologia wireless dei cellulari viene classificata nella fascia 2B della IARC, ossia “Possibly carcinogenic to humans“, che tradotto in italiano vorrebbe dire “forse cancerogeno”. In questa classe troviamo anche il caffé, l’olio di cocco, il diesel, il piombo, l’alluminio, il nickel e la polvere di talco (link). Inoltre il documento classifica alla 2B solo perché ci potrebbero (sottolineo potrebbero) essere evidenze per un solo tipo di tumore, il glioma (il tumore al cervello) e solo a lunga e continua esposizione (30 minuti al giorno di uso del cellulare, ogni giorno per 10 anni). La conclusione “inquietante” del gruppo non è “potrebbero causare il cancro”, ma “potrebbe esserci qualche rischio, ma “servono altri studi” anche perché in una delle note in fondo si legge che:
- È stata sì osservata una possibile correlazione tra uso prolungato di cellulari e glioma, MA è possibile che ci siano stati degli errori nella valutazione e degli errori nelle metodologie di campionamento. Uno studio appena successivo, denominato “Interphone” (qui il link) ha evidenziato che la correlazione trovata in precedenza con il glioma era molto probabilmente dovuta a degli errori metodologici e che nessuna correlazione è stata trovata al momento.
- Gli studi al momento a disposizione sono di qualità inadeguata per trovare qualsiasi conclusione. (Ovviamente non era tenuto conto lo studio Interphone successivo).
Ora, se i cellulari, che hanno potenze maggiori (e che vengono applicati direttamente all’orecchio) sembra non abbiano statisticamente correlazione con il glioma, come fanno ad essere i Wi-Fi a causare il cancro?
Se si vuole proprio tagliare la testa al toro, nel 2011 è uscito anche un rapporto della WHO (World Health Organization) che conclude che “Al momento attuale la ricerca non suggerisce alcuna evidenza consistente di effetti sanitari avversi dovuti all’esposizione a livelli di campi a radiofrequenza inferiori a quelli che provocano riscaldamento dei tessuti”, ma soprattutto che “i risultati degli studi su animali sono coerenti nel non mostrare alcun incremento di tumori a seguito dell’esposizione a lungo termine a campi a radiofrequenza” e che “L’analisi internazionale combinata dei dati raccolti nei 13 paesi partecipanti non ha trovato alcun incremento del rischio di glioma o di meningioma in relazione all’uso dei telefoni mobili per più di 10 anni”.
Non solo la tecnologia wireless, ma anche per quanto riguarda i cellulari quindi non esiste alcuna evidenza scientifica di correlazione tra tumori e il loro uso. Con buona pace di Marcianò.
Alessandro Sabatino
Bibliografia:
- “IARC classifies radiofrequency electromagnetic fields as possibly cancerogenic to humans”, WHO Press release n° 208, 2011.
- Repacholi, M.H. et al., 2012, Systematic review of wireless phone use and brain cancer and other head tumors, Bioelectromagnetics, 33 (3), 187-206
- Röösli, M., Rapp, R., Braun-Fahrländer, C., 2003, Radio and microwave frequency radiation and health–an analysis of the literature, Gesundheitswesen, 65 (6), 378-392.
- Hardell, L., Sage, C., 2008, Biological effects from electromagnetic field exposure and public exposure standards, Biomed Pharmacother., 62 (2), 104-109.
- Carlo G.L., Jenrow, R.S., 2001, Scientific progress – wireless phones and brain cancer: current state of the science, MedGenMed, 11, E40.
- WHO Fact Sheet n°193, 2011