Sgombriamo il campo da equivoci: sono di sinistra, ho sempre votato a sinistra. Non estrema, ma sinistra. Ho reputato per anni – e tuttora ne sono convinto – chi ha governato l’Italia praticamente nell’ultimo ventennio, Berlusconi Silvio, se non la causa di tutti i mali, senza dubbio di molti. Economici, politici, morali: dal Parlamento fermo per anni a risolvere questioni giudiziarie di suo esclusivo interesse (mentre l’Italia andava a meretrici) agli ultimi scandali, che incredibilmente hanno urtato (ma solo fino a un certo punto) la morale cattolica dell’Italia vaticana.
Sono però altrettanto convinto che l’unico modo che abbiamo – avremmo avuto – per voltare davvero pagina sarebbe stato superare il berlusconismo. E soprattutto l’antiberlusconismo militante – che, detto fuori dai denti, mi ha letteralmente sfiancato.
Per questo motivo, ma non solo, ho abbracciato illo tempore la proposta del candidato “nuovo” alle primarie del centrosinistra, Matteo Renzi. Non lo reputo né l’ho mai reputato il Messia in Terra, e anche io sono restio ad accettare la retorica del “nuovo che avanza”.
Ma forse, in questo momento di niente, ne avremmo (avuto) bisogno, del “nuovo che avanza”. Soprattutto se il nuovo rappresentava un’alternativa concreta a una classe politica stantia, che nulla di meglio aveva saputo sfoderare negli anni se non, appunto, un antiberlusconismo. Ovviamente, militante. Ma si sa, l’establishment è duro a morire, e se uniamo a questo un elettorato che evidentemente non ha ancora bene compreso quali sono i reali, dannati, immarcescibili problemi della Nazione, era quasi scontato che il “Nuovo” avrebbe avuto vita non facile.
Diciamo pure impossibile: senza cadere nell’esercizio retorico tipico dell’Italia pallonara, che se perde dà la colpa all’arbitro, di certo non è bestemmia asserire che le Primarie del Pd (sia chiaro, splendido esempio di apertura al popolo), siano state “un filino” eteroguidate, con regole modificate ad hoc. Ad Renzum.
Quando i dati delle primarie furono ufficiali, nella mente di chi scrive (ma sono sicuro, non solo in quella) si prefigurò un meraviglioso panorama, riassumibile in poche parole nel grande ritorno di Silvione e dell’unica risposta che la Sinistra è mai stata capace di dargli: l’invincibile accozzaglia di antiberlusconisti che magari vince, ma alla prima legge rilevante cade.
Nemmeno il tempo di pensarlo e si sono avverate le seguenti profezie: Berlusconi, al grido “Siccome ha vinto Bersani non c’è rinnovamento e torno anche io” scende in politica, cambiando strategia e prima che coi commmmunisti prendendosela con Monti; Monti (per motivi che forse solo al Bilderberg conoscono nel dettaglio) risponde “Ah si? E allora io salgo in politica”; Bersani fuma qualche sigaro.
E adesso, incredibile dictu (no?), l’antiberlusconismo militante sta dando frutti pregiati: Silvione fa il giro delle sette chiese, rastrella voti qua e la, cresce nei sondaggi. Poi arriva Santoro, e dici: adesso almeno gli diamo la mazzata finale e possiamo tornare a parlare di politica. No: Silvione vince in trasferta tipo la Juve a Pescara qualche mese fa: sei a uno, Santoro pare accammellato in modo quasi irreale e gli prepara una serie di assist che nemmeno Del Debbio o Torlontano di Canale 5. Eccoli, gli antiberlusconisti militanti: quelli che “Ci eravamo messi d’accordo che non avremmo parlato di processi”, con il risultato che, tolto l’unico argomento di battaglia concreto, Berlusconi è stato trasformato in un fine economista. Evviva.
E fra loro – gli antiberlu militanti – c’è qualcuno che asserisce, senza la minima vergogna intellettuale, che Silvione da Santoro sia anche andato in crisi. Forse c’è andato mentre cercava il fazzoletto per pulire la sedia di (e da) Travaglio. Ah, intanto Bersani va da Vespa (…).
Spiace rimarcarlo, ma io lo avevo detto. O per tradurlo alla maniera social, #ioloavevodetto. Perché con Renzi in campo Berlusconi non sarebbe tornato, per un semplice motivo: Renzi – ripeto, non il Messia in terra né la panacea di tutti i mali – era strafavorito e Berlusconi non gareggia per straperdere. E anche per un altro: Renzi in un confronto diretto poteva fargli, oxfordianamente parlando, un mazzo a tarello. Io lo avevo detto perché è chiaro che se Berlusconi torna e prende voti, se Monti arriva e prende voti, qualcuno lo prende anche da te, caro Partito Democratico. E per governare – se. come pare, vincerai (nonostante tutto) – non ti basterà Nichi Iricchivadanoaldiavolo Vendola (il quale, come è noto, il suo lavoro lo fa gratis, senza percepire emolumenti a sei cifre).
E quindi (è già più volte trapelato) busserai alla porta di Casini e Monti, quantomeno per il Senato. Ricordalo, caro Piddì: Renzi era dato nei sondaggi con dati tali da governare da solo. Da-solo! Ma era “fascistoide, liberista, arrogantello”, vero, L’Unità? Vero, Piddì? E dimmi, caro Piddì: se Renzi è fascistoide, Monti è un uomo della Casa del Popolo? Come lo spiegherai ai tuoi elettori che fra qualche mese diranno “Ohibò”? E voi, cari elettori e compagni di voto: pensarci prima?
Un tempo fu Berlusconi contro ProdiMastellaBertinotti: fra poche settimane sarà Berlusconi contro BersaniCasiniMontiVendola: cambiano gli addendi, non il risultato. E quando il governo cadrà, perché purtroppo in un caso del genere cadrà presto, mi spiacerà da morire ripetere #ioloavevodetto. Vedremo se allora qualcuno si porrà allora – ma solo allora, eh? – la fatidica domanda: Ma Renzi, no?
Andrea Besenzoni