Tra il 10 ed il 12 Ottobre lo Juventus Stadium di Corso Scirea a Torino è stato invaso da migliaia di ragazzi (ma anche non più ragazzi) alla ricerca di un’occupazione: si è tenuta infatti la quindicesima edizione di IO LAVORO, evento finalizzato a creare un contatto efficace tra aziende e persone in cerca di lavoro e, tramite conferenze, a presentare diverse realtà professionali e dare consigli utili a chi sta cercando un’occupazione.
L’assessore Porchietto per questa edizione aveva progetti ambiziosi, parlava addirittura di una percentuale del 30% dei visitatori che al termine dei tre giorni avrebbero avuto un’impiego, a tempo indeterminato o determinato.
Io venerdì 11 sono andata a dare un’occhiata e vi riporto quanto segue.
L’organizzazione dell’evento è ben strutturata: è necessaria un’iscrizione on line nei giorni precedenti che ti permette l’entrata e, iscrivendosi addirittura mesi prima, si ha la possibilità di fare dei colloqui già nei giorni dell’evento.
All’entrata ti viene data una cartina che permette di orientarsi tra i vari stand e non perdere tempo con settori che non sono di propria competenza: ad assistere il pubblico una moltitudine di giovani che per tre giorni l’impiego lo troveranno proprio lì, a IO LAVORO.
È pur sempre qualcosa, no?
Ogni azienda ha un proprio stand: nell’area istituzionale troviamo l’Eures, il portale europeo per la ricerca di lavoro su scala europea.
Si rivela importante sapere le lingue: allo stand finlandese si parla in inglese, in quelli belga e francese, ovviamente, in francese.
Sono tutti molto gentili e molto schietti: chiedo all’addetta del banchetto tedesco se con la mia laurea e le mie esperienze lavorative (prettamente umanistiche entrambe) posso trovare lavoro in Germania e lei senza giri di parole mi dice: “In verità noi cerchiamo più ingegneri e dottori, non le voglio dare speranze…speranze…come si dice?”.
“False speranze” rispondo io.
Ecco.
Grazie.
Sicuramente si tratta dell’area che mi darà più soddisfazioni: consegno vari curricula e mi vengono dati consigli su come presentare le mie esperienze lavorative all’estero. Mi parlano del progetto Your First Eures Job, che permette di sostenere colloqui in Paesi stranieri e di essere aiutati ad affrontare costi di viaggio e trasferta.
Nell’area istituzionale vi è anche lo stand del centro per l’impiego di Torino, che funziona così: ci sono le offerte di lavoro elencate su un cartellone, tu leggi, se qualcosa ti interessa lo indichi dietro una copia del tuo curriculum e lo consegni.
Molto bene; peccato che vi siano offerte del genere:
azienda ricerca impiegato XXXX per mansioni YYYY con i seguenti requisiti: ZZZZ.
Periodo di lavoro interessato: Aprile-Giugno 2013.
Lascio al lettore la possibilità di sentir nascere in sé i leciti dubbi del caso.
Ma decidiamo di essere fiduciosi nei confronti delle previsioni della Porchietto – ed allibisco al solo rileggere quella frase – e passiamo alla zona del franchising: diversi spazi in cui i vari franchisor ti spiegano come aprire la tua agenzia immobiliare/negozio/attività commerciale personale ed arricchirti di conseguenza.
Non ci sono file davanti a questi stand perché in questo momento la gente non è propensa ad imbarcarsi in un’ impresa dall’esito incerto.
In un’enorme sala sembra esserci qualcosa di veramente importante ed ambito: si colgono a una prima occhiata solo file interminabili di persone che stringono i curricula tra le mani e sbuffano perché vogliono andare avanti.
Si tratta in realtà dell’area delle agenzie interinali e di ricerca dell’impiego: Adecco, Manpower, ecc…
Ogni stand prevede due tavolini e due persone munite di computer che ti fanno una ricerca sul momento del lavoro dei tuoi sogni.
Con qualche titubanza mi metto in fila: per mezz’ora non avanzo di un passo, in tre quarti d’ora la mia fila non ha fatto progressi. Stiamo tutti facendo code interminabili per avere qualcosa che potrebbe essere una semplice velocizzazione di un processo, macchinoso sì, noioso sì, che potremmo portare a termine da casa, via internet.
Và da sé che cambio area e vado nella zona delle aziende, dove in verità potrebbero esserci diverse opportunità soprattutto per i lavori stagionali: vi sono molti stand di agenzie che cercano animatori, intrattenitori, assistenti e dipendenti di alberghi, villaggi e simili.
Molti lasciano un curriculum o quantomeno scoprono nuove realtà.
Sono ormai passate tre ore ed ho visto persone molto giovani, appena uscite dal liceo, mischiate a persone per niente giovani, entranti nella menopausa, che cercano di costruirsi – o ricostruirsi – un futuro. Ho visto una coda davvero interminabile davanti ad un tavolo con una signorina seduta che parlava: pensavo che distribuissero assegni in bianco, e invece raccoglievano curricula per dei posti da commessa da Promod.
Mi sono seduta con la mia amica sulla moquette e abbiamo guardato questa fila infinita di persone perché era una sintesi perfetta della situazione lavorativa odierna, che prevede che vengano offerti stage non retribuiti per fare l’addetto vendita in un negozio di abbigliamento e offre contratti trimestrali come se fossero l’Eldorado.
La mia impressione generale è che sia stata una buona vetrina, che abbia offerto grandi disillusioni e qualche opportunità. Dubito che il 30% dei visitatori abbia conquistato un contratto, ma una cosa è sicura: tra tutti i modelli di business che mi sono stati presentati in un giorno, tra organizzazione, affitto degli spazi occupati e conferenze, il business migliore credo di essere stata io, assieme alle migliaia di persone che hanno mosso un evento di tre giorni.
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