Torna ciclicamente alla ribalta – utilizzato in maniera denotativa o, più spesso, connotativa, con finalità sarcastica o parodistica – il termine rossobruno. Un aggettivo del quale si è poi creato anche il corrispondente sostantivo “rossobrunismo“.
È forse superfluo dare una definizione di questo vocabolo: il rossobrunismo è la posizione politica di chi avversa il (neo-)liberismo e il (turbo-)capitalismo da una prospettiva nazionalista-sovranista e non internazionalista. Altri tratti costitutivi di ogni rossobruno che si rispetti sono l’identitarismo, lo statalismo e il comunitarismo.
Ora, tutti sappiamo che il “rosso” è il colore della sinistra: un rosso che sfuma dai toni più pallidi del riformismo a quelli più accesi della rivoluzione; ma il colore delle frange più estreme della parte politica opposta non è, da sempre, il “nero”?
Dunque, donde questo “bruno”, cromaticamente così bizzarro?
Una buona bistecca è bruna fuori e rossa dentro.
Commento popolare sulle SA tedesche negli anni ’30
C’è, nelle pagine drammatiche della storia tedesca degli anni ’30, un significativo, e probabilmente non casuale, precedente. Adolf Hitler prestò giuramento come cancelliere il 30 gennaio 1933. Immediatamente o quasi, i diversi gruppi paramilitari delle formazioni nazionaliste furono assorbiti nelle Sturmabteilungen (SA, la milizia del NSDAP, il partito nazionalsocialista, appunto).
Il significato di questa cacofonica e violenta parola è “reparti d’assalto” (o “squadre d’assalto“).
Le SA parlavano spesso di “seconda ondata rivoluzionaria“: dopo aver di fatto azzerato le posizioni bolsceviche in Germania, si proponevano di “fare i conti”, anche, con la borghesia.
Hitler sarà il nostro Lenin
era, tra i loro slogan, quello che più preoccupava gli esponenti “moderati” dell’establishment che avevano sostenuto il nazismo “contro il pericolo rosso“.
Presto si cominciò a raccontare, con umorismo tutto teutonico, che il vero significato della sigla SA fosse piuttosto Steakabteilungen, “reparti bistecca“.
Come una bistecca cotta a regola d’arte, infatti, questi rossobruni della prima ora erano bruni fuori (di questa tonalità i miliziani di Röhm portavano la camicia) e rossi dentro.
È opportuno notare che, oggi, il significato di “rossobruno” è spesso l’opposto: chi, rosso all’apparenza, cela invece, più o meno nascosta, un’anima “bruna” (ma ci verrebbe da dire piuttosto: “nera”) e nazionalista.
Andrea Donna