C’è molta confusione su quello che accadrà nei prossimi mesi in Parlamento. Soprattutto c’è molta confusione su quali saranno le procedure da seguire. Molti si improvvisano costituzionalisti, ma in pochi fanno chiarezza. Proviamo dunque a vedere passo passo quali saranno i momenti più importanti e quali saranno i possibili punti sui quali c’è il rischio di bloccare la macchina delle istituzioni.
Partiamo dai punti fermi: il nuovo Parlamento deve insediarsi al massimo venti giorni dopo le elezioni, quindi non oltre il 15 marzo. Pare però che il Presidente della Repubblica voglia accelerare la convocazione delle Camere, ma vedremo.
Arriviamo subito alla prima fase delicata. Uno dei primi atti delle due Camere è quello di eleggere i rispettivi Presidenti e uffici di Presidenza. Come tutti sapete però al Senato non c’è alcuna maggioranza e le forze che siederanno a Palazzo Madama paiono lontane da un accordo. Cosa capita se non si trova una maggioranza in grado di eleggere il Presidente del Senato? Non credo sia mai capitato, quindi anche i costituzionalisti potrebbero avere difficoltà a districare questa prima matassa.
Supponiamo però che si riesca a superare questo primo intoppo e che le due Camere si insedino regolarmente. Qui inizieremo a divertirci seriamente.
La nostra Costituzione agli articoli 92 e 94 recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri” e “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia“.
Ritorniamo dunque al problema della maggioranza al Senato. Al momento semplicemente non c’è. Va da se che senza un accordo tra almeno delle tre forze più consistenti (PD+SEL, PDL+Lega e M5S), nessun governo sarà in grado di ottenere una maggioranza al Senato.
Cosa succede se questo accade? La dottrina giuridica parla chiaro: le Camere che non sono in grado di votare la fiducia ad un Governo, vengono sciolte. Tradotto si va a nuove elezioni.
Ma non vi illudete, sarebbe troppo facile. La complicazione arriva perché ci troviamo nel cosiddetto “semestre bianco” ovvero durante gli ultimi sei mesi di mandato del Presidente della Repubblica; il quale, secondo la Costituzione, ha il compito di sciogliere le Camere (art. 88) ma non può farlo durante gli ultimi sei mesi del suo mandato.
Ci troviamo di fronte al secondo e decisamente più grave stallo istituzionale: infatti sino all’elezione del nuovo Capo dello Stato le Camere non potranno essere sciolte. Quindi fino a quel momento, (indicativamente fine aprile o inizio maggio) sarà impossibile indire nuove elezioni e cercare una nuova maggioranza in tutte e due le Camere.
E cosa capita sino a quando un nuovo Governo non ottiene la fiducia? Questa è la parte più semplice: il vecchio Governo rimane in carica per svolgere l’ordinaria amministrazione e cioè per quegli “affari” per i quali non sia necessario il voto del Parlamento.
Come vedete, per usare un termine giuridico, un bel casino.
Per finire provo a fare una piccola parentesi di fanta-politica. Potrebbe infatti capitare, lo prevede la Costituzione anche se non credo sia mai successo, che il nuovo Presidente della Repubblica decida di sciogliere solamente il Senato, essendoci una solida maggioranza alla Camera, nella speranza che dal voto esca una maggioranza solida per la coalizione di centro-sinistra. Certo è un’eventualità quasi impossibile, ma teoricamente fattibile.
Domenico Cerabona
@DomeCerabona